Nuova crisi Coronavirus nel Lazio: ospedali saturi, malati negli hotel

La seconda ondata ha portato a una nuova crisi Coronavirus nel Lazio: ospedali già saturi, pazienti nelle ambulanze e negli hotel.

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La speranza era che la seconda ondata di Coronavirus in Italia trovasse le strutture sanitarie preparate e che, soprattutto, fosse meno intensa della prima.

Le cose non sono andate esattamente così: la curva dei contagi in Italia continua a salire e in alcune aree la situazione dei posti letto è già critica. In particolare, il Lazio ha dovuto mettere in atto soluzioni di emergenza per riuscire a isolare pazienti ancora positivi ma che non presentano sintomi particolarmente gravi.

Secondo gli esperti, l’unica possibilità di evitare che l’emergenza posti letto tocchi le strutture sanitarie di tutta Italia è procedere all’isolamento tempestivo e, quindi, al tracciamento dei contagi nella maniera più precisa possibile.

Lo ha ricordato recentemente Walter Ricciardi del Ministero della Salute, quando ha elencato le 7 armi che gli italiani avranno a disposizione nei prossimi mesi per scongiurare la necessità di procedere a un nuovo lockdown.

Emergenza Coronavirus nel Lazio: tutte le misure alternative prese finora

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Nel solo week end del 10 e dell’11 Ottobre saranno attivati nel Lazio oltre cento posti letto per accogliere gli ammalati di Coronavirus che non possono tornare dalle loro famiglie poiché ancora contagiosi ma che non hanno bisogno di particolari cure.

Nello stesso lasso di tempo molti pazienti in via di guarigione (almeno 100) saranno trasportati dalle strutture sanitarie in vari alberghi della zone dell’Aurelio al fine di osservare un isolamento totale fino a che la malattia non avrà fatto il suo corso.

Si tratta di una strategia di emergenza che potrebbe durare anche un mese per ogni paziente, dal momento che i sintomi possono impiegare più o meno tempo a scomparire a seconda del quadro clinico del paziente.

Tutti gli alberghi adibiti a “reparti di emergenza” saranno presieduti sia dai medici e dagli infermieri delle squadre Coronavirus, sia dallo stesso personale dell’albergo opportunamente addestrato per evitare contagi. Del resto le persone convalescenti spostate nelle stanze di hotel non hanno necessità di ricevere cure particolari: devono solo attendere di risultare negative a due tamponi consecutivi.

Queste misure si sono rese necessarie per alleggerire la pressione sui due Covid Hospital di Roma: il Columbus e l’Umberto I, che sono attualmente al collasso per sovraffollamento, così come anche le terapie intensive sono già in affanno.

Negli scorsi giorni infatti il personale medico è stato costretto a “parcheggiare” coloro che giungevano al Pronto Soccorso con i sintomi del Coronavirus nelle ambulanze ferme che, quindi, erano letteralmente impossibilitate a ripartire per prestare soccorso ad altri pazienti.

Ad alzare ulteriormente il numero di pazienti che si sono rivolti al Columbus e all’Umberto I negli scorsi giorni è stato anche il gravissimo caso di contagio Coronavirus all’interno del Pronto Soccorso di Aprilia, dove molti medici e infermieri sono stati trovati positivi e la struttura è stata necessariamente chiusa.

Il Vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Pier Luigi Bartoletti, afferma che le risorse economiche per far fronte all’emergenza ci sono, così come c’è abbastanza personale. 

Quello che manca è, almeno finora, un’organizzazione efficace e una corretta gestione delle risorse, infine ammonisce: “Bisogna impadronirsi della capacità di tracciare i malati con test tempestivi. […] Se il referto del tampone arriva dopo cinque giorni si bloccano per lo stesso tempo scuole, famiglie e comunità: un ulteriore ostacolo per la già difficoltosa ripresa italiana”.

Proprio in merito ai test, la regione Lazio ha già aperto nuovi drive in adibiti all’esecuzione di test a tappeto per monitorare il maggior numero possibile di cittadini.

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