M5S, è scontro sui “ribelli” del No: chi rischia l’espulsione

Movimento Cinque Stelle, è bufera dopo l’ultima tornata elettorale. La vittoria del Sì al Referendum, di cui i pentastellati sono stati principali promotori, non basta a placare le tensioni interne. Possibile espulsione di alcuni elementi, prevista nel pomeriggio la riunione dei gruppi parlamentari.

Il dopo Referendum, in Italia, sta lasciando inevitabilmente conseguenze sulla scena politica nostrana: la tornata elettorale ha visto prevalere il Sì, questo significa che il Parlamento verrà ridotto di un terzo. Il provvedimento, fra gli altri, è stato promosso strenuamente dal Movimento Cinque Stelle: i pentastellati sono apparsi determinati su tutta la linea.

L’apparenza, spesso, può ingannare: nella formazione politica fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio cominciano, infatti, ad affiorare le prime tensioni. Ci sarebbero alcuni “ribelli” che avrebbero votato No in cabina elettorale. La decisione, in controtendenza con quanto dettato dalla linea politica pentastellata, ha scaturito incomprensioni e frizioni che rischiano di portare a provvedimenti imprescindibili. Più di qualcuno a un passo dall’espulsione, questo è quanto avrebbero deciso i probiviri del Movimento – chiamati a prendere posizione dallo statuto circa eventuali sanzioni – che si preparano ad effettuare una sensibile riduzione dell’organico interno.

M5S, in otto a rischio espulsione: i motivi della spaccatura

M5S, tensioni all'interno del Movimento (Getty Images)
M5S, tensioni all’interno del Movimento (Getty Images)

Alle 18.00 della giornata di oggi è prevista la riunione dei gruppi parlamentari e si preannuncia piuttosto accesa: otto persone sarebbero sulla graticola per aver contravvenuto alla linea generale. C’è chi dice no, citando Vasco Rossi, ma talvolta può costar caro. Inoltre altri trenta elementi restano in allerta, con l’allontanamento come forte eventualità, in qualità di “morosi delle restrizioni”. Indubbiamente serpeggia aria di crisi, anche a causa di alcune débâcle in ambito regionale con la formazione pentastellata in forte calo.

Ufficialmente, si predica calma, gli esponenti di maggior risalto escludono spaccature e faide interne: in primis Roberto Fico, spalleggiato da Vito Crimi, che a Radio 24 prova a fare chiarezza riguardo alle tensioni dell’ultimo periodo per evitare ulteriori ripercussioni: “Non sono previste fratture”. Un’entrata a gamba tesa, quella dell’attuale Presidente della Camera, per cercare di abbassare i toni.

Movimento Cinque Stelle, tumulto in atto: c’è chi azzarda la scissione

Auspicio altamente difficile, dal momento che si fanno già i primi nomi degli ipotetici ‘cattivi compagni’ da allontanare inevitabilmente: Andrea Colletti, Marinella Pacifico, Elisa Siragusa, Mara Lapia. Loro potrebbero essere i primi ad abbandonare il Movimento, metaforicamente sottolineati sulla ‘lista nera’ di elementi da rivedere. Intanto, con le tensioni a fare da cornice, in attesa del meeting di oggi pomeriggio, Di Battista continua a proporre un’inversione di rotta: “Piuttosto che farci la guerra fra noi, vediamo di comprendere i motivi reali della perdita di consenso”. Ormai pare essere chiaro che non si tratta più soltanto di scelte referendarie: nei pentastellati è in corso un tacito – nemmeno troppo – tumulto che porterà a preponderanti cambiamenti.

Qualcuno azzarda alla scissione, sottovoce, senza eccessivo clamore, per evitare che la tenuta del Governo sia compromessa. Anche perché Zingaretti – Segretario del PD che incassa maggior riscontro positivo dopo la chiamata alle urne – ha sottolineato che “per aprire un nuovo ciclo di riforme serve solidità”. Tradotto: è necessario che l’asse dell’Esecutivo fra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, con Giuseppe Conte a fare da raccordo, regga ancora un po’.

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