Hai sempre paura di essere felice? È una fobia reale e si può gestire

La paura di essere felici è una forma d’ansia che non si manifesta all’esterno ma che priva le persone dell’entusiasmo per il futuro.

Cherofobia
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All’apparenza, la paura della felicità è una delle paure più insensate e incomprensibili che la mente umana possa generare.

L’essere umano, così come gli animali, ha infatti paura delle cose che possono danneggiarlo, ferirlo farlo soffrire. Di contro, almeno in linea generale, gli esseri viventi tendono a desiderare tutto ciò che accresce il benessere fisico e mentale. In poche parole, tutti gli esseri viventi, e in particolare gli esseri umani, ricercano la felicità.

Cosa accade allora nella mente di quelle persone che hanno paura di essere felici? Quali sono i meccanismi che generano una paura così insensata e contro natura?

Purtroppo i meccanismi che portano una persona a sviluppare questa paura sono molto complessi e soprattutto molto radicati nella sua storia emotiva. Spesso si tratta di traumi che risalgono all’infanzia e che è molto difficile estirpare.

La vita di chi ha paura della felicità

cherofobia
(Pixabay)

Tutti abbiamo avuto un amico pessimista oppure una madre iperansiosa pronta a prevedere le peggiori sciagure in vista di un viaggio o qualche altro evento.

La paura della felicità può essere facilmente scambiata per pessimismo o per eccesso d’ansia ma, in realtà, è qualcosa di ben diverso.

La paura della felicità è detta cherofobia, dalle parole greche chàris (gioia, premio) e phobìa (paura): essa non indica il terrore che accada in generale qualcosa di brutto ma che esso accada solo dopo che si è vissuta la felicità.

Alcune persone cioè si convincono che a ogni momento felice dovrà seguire necessariamente un momento infelice o una disgrazia.

Di conseguenza, le persone affette da cherofobia cercheranno in ogni modo di evitare situazioni che possano portare felicità, gioia o riconoscimento.

Preferiranno non fare viaggi per paura di rimanere delusi dall’esperienza, preferiranno non cominciare storie d’amore per timore di essere traditi, preferiranno non stringere nuove amicizie per la paura di essere feriti.

In realtà tutte le paure finora elencate non sono altro che manifestazioni specifiche della più generale paura di essere felici.

Non bisogna affatto pensare però che la persona cherofobica sia solitaria e depressa. Nella maggior parte dei casi, infatti, le persone che soffrono di questa fobia tendono ad apparire semplicemente timide e un po’ troppo riservate, più a suo agio con loro stesse che con il mondo intorno a loro.

Queste persone vivono infatti una lotta interiore che molto raramente si manifesta all’esterno in maniera chiara o violenta e questo rende molto difficile individuare i sintomi della cherofobia.

Tra i comportamenti tipici delle persone che hanno paura della felicità c’è il ripetere schemi e comportamenti fallimentari: coltivano amicizie noiose o frustranti, scelgono partner molto simili tra loro con i quali puntualmente litigano, iniziano progetti e attività pur sapendo perfettamente che non le porteranno a termine e così via.

In pratica le persone affette da cherofobia finiscono per sabotare costantemente la propria vita nella speranza di non raggiungere mai la felicità.

Origine della cherofobia: quello che disse Freud

depressione
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Il padre della psicanalisi Sigmund Freud individuò tra i suoi pazienti un tipo di personalità che il celebre medico austriaco definì “coloro che soccombono al successo”. Si tratta di tutte quelle persone che sembrano cercare continuamente il fallimento in tutte le loro azioni.

Si tratta di un atteggiamento molto innaturale, almeno nella società occidentale, dove il successo personale e la descrizione di se stessi come vincenti è un tratto fondamentale della nostra cultura.

Freud arrivò a stabilire che i motivi per cui alcune persone scelgono la via dell’insuccesso sono assolutamente inconsci e, quindi, le persone che si comportano in questo modo non hanno alcun controllo razionale sulle proprie scelte.

Secondo lo psicanalista alla base del desiderio di evitare la felicità c’è un enorme senso di colpa nei confronti delle persone che si amano. Per fare un esempio banale: tra due fratelli c’è quasi sempre uno che va meglio a scuola. Quello più dotato a livello scolastico potrebbe sviluppare un grosso senso di colpa ad ogni bel voto portato a casa perché, inevitabilmente, questo porterà i genitori a fare paragoni con i risultati scolastici del fratello meno bravo, il quale inevitabilmente ne soffrirà.

A livello inconscio, il bambino molto bravo a scuola potrebbe cominciare a sabotare i propri risultati scolastici pur di non ferire il fratello e potrebbe continuare a comportarsi così anche da adulto.

Un altra possibile causa potrebbe essere un’esperienza traumatica legata alla felicità: un bambino potrebbe essere stato duramente sgridato dai genitori in un momento in cui era molto felice. Da quell’esperienza potrebbe essere nato un trauma che ha convinto il bambino che ad ogni momento felice corrisponde un’umiliazione o in genere un’esperienza negativa.

Si può guarire dalla paura di essere felici?

serenità
(Foto: Instagram)

La paura della felicità, esattamente come qualsiasi altra fobia, non si guarisce con uno schiocco di dita. È fondamentale procedere a un’attenta analisi psicologica per arrivare a individuare le cause della cherofobia e, una volta portate alla luce, rimuoverle.

A livello individuale, una persona che comincia a maturare il sospetto di avere paura della felicità potrebbe cominciare a scrivere un diario giornaliero, annotando ogni sera quali sono state le emozioni principali della giornata e a causa di quali eventi si sono manifestati “attacchi” di cherofobia. Questo aiuterà senz’altro a individuare le caratteristiche comuni a tutti gli episodi e fornirà molti indizi al lavoro dello psicologo.

Un altro consiglio molto utile è quello di provare e sperimentare piccole dosi di felicità svolgendo attività piacevoli per un breve tempo o in compagnia di persone che trasmettano un senso di sicurezza. Toccare con mano che non deve necessariamente cadere un meteorite (emotivo) su ogni goccia di felicità di cui si fa esperienza è un esercizio preziosissimo per educare se stessi a uscire dall’ansia anticipativa, cioè dall’ansia degli eventi futuri.

Infine, una curiosità: esiste una canzone nel 2018 intitolata proprio Cherofobia. Fu portata al successo da una giovanissima partecipante a X Factor che era affetta da questa fobia e che trovò attraverso la musica un modo di parlarne al grande pubblico, esorcizzandola in parte.

 

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