Pierfrancesco Favino a Venezia 77: al Lido anche in veste di produttore

“Padrenostro”, il nuovo film di Claudio Noce, prodotto e interpretato da Pierfrancesco Favino, racconta una storia familiare durante gli anni del terrorismo in Italia fra indagine storico-sociale e verità biografica.

Pierfrancesco Favino, photocall di Venezia 77 (Getty Images)
Pierfrancesco Favino, photocall di Venezia 77 (Getty Images)

Venezia 77, fra le tante novità, ci lascia qualche certezza: Pierfrancesco Favino e la sua maniera di raccontare la realtà contemporanea e storica con una onestà intellettuale e capacità rarissima, in grado di metterti di fronte alla verità dei fatti. Persino dinnanzi a un tempo che molti non hanno vissuto per ragioni anagrafiche.

C’è tutto questo in “Padrenostro” di Claudio Noce che racconta la storia di un figlio che vive gli anni del terrorismo in Italia, a cui ammazzano il padre – vicequestore – fra mezze verità, sotterfugi e ferite ancora aperte. Favino del film è anche produttore, oltre che protagonista. Proprio l’attore romano – intervistato da Rolling Stone Italia – fornisce una dissertazione lucida di quei tempi: “Rimmel di De Gregori in sottofondo, anticamera della paura e della preoccupazione di un nucleo familiare. Noi la sentivamo dalle porte e ci chiedevamo, da bambini, cosa potevamo ancora aspettarci”.

“Padrenostro”, Favino: “Ritratto di un’infanzia al tempo degli attentati”

Pierfrancesco Favino sul red carpet di Venezia 77 con la figlia Lea (Getty Images)
Pierfrancesco Favino sul red carpet di Venezia 77 con la figlia Lea (Getty Images)

“Padrenostro”, se vogliamo, è anche una forma di rielaborazione di quella pagina oscura e tragica di storia che in molti tentano, invano, di rimuovere: c’è il dolore di una famiglia spezzata improvvisamente, ma anche la necessità di ripartire per il bene delle generazioni future. “Noi siamo quelli che hanno vissuto le cose in un altro modo, oggi diciamo ai nostri figli che sono bombardati dai videogame. Anche noi, in un certo qual modo, eravamo intrisi di una realtà parallela che non era tridimensionale. C’era un linguaggio più crudo, abituati ai paroloni dei giornali fin da subito, a convivere con le rivendicazioni terroristiche, mentre l’infanzia e l’adolescenza scorrevano inconsapevoli di ciò che sarebbe accaduto da lì in avanti”.

“Padrenostro”, il regista Claudio Noce: “Opera di particolare valore storico e narrativo”

A questo punto, interviene Claudio Noce che attinge dalla sua personale vicenda biografica per sviluppare trama e intreccio narrativo del film: “Volevo raccontare una storia interiore, fatta di emozioni e sentimenti, ma è ovvio che quando si va a toccare un argomento complesso come il terrorismo, devi affrontare con delicatezza e veridicità tutta una componente storico-sociale che non va dimenticata in alcun modo. Nè tantomeno sottovalutata”.

In ultima istanza Favino parla di sua figlia Lea che compare nell’opera come la sorella del bambino protagonista: “Mi ha fatto piacere trovarla sul set, ma ci tengo a dire che non l’ho raccomandata. La chiusura, immancabile, con una battuta: “Nonostante io sia il produttore dell’opera non sono riuscito ad evitare che il padre del film fosse laziale. Ho comunque ottenuto il sofferto compromesso di non nominare nessun giocatore della Lazio dell’epoca” (ride).

SULLO STESSO ARGOMENTO: Il Festival del Cinema di Venezia 77 non si ferma più: più donne registe

Impostazioni privacy