Cosa succede se un bimbo ha la febbre a scuola: protocollo anti-Covid

Cosa succede se un bimbo va a scuola e all’improvviso viene colto dalla febbre? Scatta il protocollo anti-Covid. Vediamo come.

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Bambino malato (Adobe Stock)

Con la riapertura delle scuole sono tanti gli interrogativi che genitori, insegnanti e alunni si pongono. Si rimetterà infatti in moto una macchina che comprende 10 milioni di italiani, ovvero un sesto della popolazione.

A tal proposito il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina parlando di Coronavirus ha affermato che “il rischio zero non esiste”. E con la ripresa delle attività scolastiche torneranno a circolare anche tanti altri virus, non solo il Sars-CoV-2.

Ecco che allora il Ministero dell’Istruzione ha dettato delle linee guida su come comportarsi qualora dovesse verificarsi che un bimbo sia colto da febbre in classe.

Se un bimbo ha la febbre a scuola scatta il protocollo anti-Covid

Se da un lato il ritorno a scuola rappresenta per tanti bambini un momento di gioia dopo il lockdown, dall’altro è anche motivo di preoccupazione per la salute di tutta la famiglia.

A questo proposito per evitare la diffusione dei contagi o addirittura lo sviluppo di nuovi focolai l’Istituto superiore della Sanità, il ministero della Salute, il Miur, Inail, Fondazione Bruno Kessler e le Regioni Veneto ed Emilia-Romagna hanno messo a punto il rapporto ‘Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia’. 

Un documento poi approvato anche dalle Regioni contenente delle linee guida che scattano quando si presenta un caso di sospetto Coronavirus.

Dopo aver visto le linee guida per asili e scuole dell’infanzia vediamo quali scenari si aprono se un bambino viene colpito da febbre a scuola.

Quando un alunno presenta un aumento della temperatura corporea al di sopra di 37,5 o un sintomo compatibile con il Covid-19 mentre si trova in classe o a scuola scatta un protocollo ben definito.

  • L’operatore scolastico che viene a conoscenza di un alunno sintomatico deve avvisare il referente scolastico per Covid-19.
  • Il referente scolastico per Covid-19 o altro componente del personale scolastico deve telefonare immediatamente ai genitori/tutore legale.
  • Ospitare l’alunno in una stanza dedicata o in un’area di isolamento.
  • Procedere all’eventuale rilevazione della temperatura corporea, da parte del personale scolastico individuato, mediante l’uso di termometri che non prevedono il contatto.
  • Il minore non deve essere lasciato da solo ma in compagnia di un adulto che preferibilmente non deve presentare fattori di rischio per una forma severa di Covid-19. Ad esempio, malattie croniche preesistenti e che dovrà mantenere, ove possibile, il distanziamento fisico di almeno un metro e la mascherina chirurgica fino a quando l’alunno non sarà affidato a un genitore/tutore legale.
  • Far indossare una mascherina chirurgica all’alunno se ha un’età superiore ai 6 anni e se la tollera.
  • Dovrà essere dotato di mascherina chirurgica chiunque entri in contatto con il caso sospetto, compresi i genitori o i tutori legali che si recano in Istituto per condurlo presso la propria abitazione.
  • Fare rispettare, in assenza di mascherina, l’etichetta respiratoria (tossire e starnutire direttamente su di un fazzoletto di carta o nella piega del gomito). Questi fazzoletti dovranno essere riposti dallo stesso alunno, se possibile, ponendoli dentro un sacchetto chiuso.
  • Pulire e disinfettare le superfici della stanza o area di isolamento dopo che l’alunno sintomatico è tornato a casa.
  • I genitori devono contattare il pediatra/medico per la valutazione clinica (triage telefonico) del caso.
  • Il pediatra o medico, in caso di sospetto Covid-19, richiede tempestivamente il test diagnostico e lo comunica al dipartimento per la prevenzione.
  • Il Dipartimento di Prevenzione provvede all’esecuzione del test diagnostico.
  • Il Dipartimento di Prevenzione si attiva per l’approfondimento dell’indagine epidemiologica e le procedure conseguenti.
  • Se il test è positivo, si notifica il caso e si avvia la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata. Per il rientro in comunità bisognerà attendere la guarigione clinica (cioè la totale assenza di sintomi). La conferma di avvenuta guarigione prevede l’effettuazione di due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Se entrambi i tamponi risulteranno negativi la persona potrà definirsi guarita, altrimenti proseguirà l’isolamento. Il referente scolastico Covid-19 deve fornire al Dipartimento di Prevenzione l’elenco dei compagni di classe. Nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. I contatti stretti individuati dal Dipartimento di Prevenzione con le consuete attività di contact tracing, saranno posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato. Il Dipartimento di Prevenzione deciderà la strategia più adatta circa eventuali screening al personale scolastico e agli alunni.
  • Se il tampone naso-oro faringeo è negativo, in paziente sospetto per infezione da Sars-CoV-2, a giudizio del pediatra o medico curante, si ripete il test a distanza di 2-3 giorni. Il soggetto deve comunque restare a casa fino a guarigione clinica e a conferma negativa del secondo test.
  • In caso di diagnosi di patologia diversa da Covid-19 (tampone negativo), il soggetto rimarrà a casa fino a guarigione clinica seguendo le indicazioni del pediatra/medico. Questi redigerà una attestazione che il bambino/studente può rientrare scuola poiché è stato seguito il percorso diagnostico-terapeutico e di prevenzione per Covid-19.

Insomma la responsabilità genitoriale di mandare in classe un figlio che sia in salute è, in un momento come questo, fondamentale per prevenire contagi e far sì che la scuola possa garantire il suo normale servizio.

(fonte: www.istruzione.it)

 

 

 

 

 

 

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