Kanye West | Rapper sotto accusa dopo il primo comizio: “Solo marketing”

Kanye West, dopo le notizie riguardati un suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca, arriva in piazza – nella città di Charleston in Carolina del Sud – per il suo primo comizio. Un giubbotto anti-proiettile come outfit, aborto, pornografia, schiavitù e droghe leggere i temi principalmente trattati.

Kanye West, la sua prima uscita pubblica nei panni di politico (Getty Images)
Kanye West, la sua prima uscita pubblica nei panni di politico (Getty Images)

Che si trattasse di una persona particolarmente carismatica lo sapevamo, che avesse dei problemi di salute legati al bipolarismo anche, ma che Kanye West potesse – in qualche maniera – sorprenderci ancora senza mettersi a rappare una barra è una novità alla quale probabilmente non tutti sono pronti. Quello più determinato appare lui, il cantautore americano, dopo le voci (divulgate in primis dal suo spin-doctor) riguardanti un suo inequivocabile ritiro dalla corsa alla Casa Bianca, ha sorpreso tutti tenendo un primo – forse proprio per questo più importante – comizio.

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Il rapper si è, infatti, presentato nella città di Charleston in Carolina del Sud dove ha tenuto una sorta di monologo della durata di un’ora in cui ha fatto valere la sua arte oratoria inanellando una serie di frasi shock culminate in un breve pianto. Un’escalation di empatia, rabbia e risolutezza al servizio dei cittadini americani.

Kanye West, la sua discesa in politica una mossa di marketing: l’insinuazione dei detrattori

Kanye West smentisce il proprio ritiro dalla politica con un comizio (Getty Images)
Kanye West smentisce il proprio ritiro dalla politica con un comizio (Getty Images)

L’opposizione a Trump è partita dall’atteggiamento: un giubbotto anti-proiettile con la scritta 2020 è l’atteggiamento più sovversivo possibile da parte del rapper che concepisce questa stagione storico-politica come una minaccia per l’intero Paese. L’etica e morale a stelle e strisce, secondo Kanye West, è messa a dura prova.

Allora, da Maestro di Cerimonie consumato, il rapper inizia a parlare di tematiche scottanti quali aborto, legalizzazione delle droghe leggere e pornografia. Un insieme di concetti che lo fanno apparire estremamente conservatore – “L’aborto va disincentivato in tutti i modi”, ha detto – ma con qualche apertura al progresso per quanto concerne l’uso e il consumo di marijuana. In ultima istanza, Kanye West, in quella che di fatto è stata la sua prima uscita pubblica da candidato, strizza l’occhio ai cattolici: “L’unica cosa che può liberarci è obbedire alle regole che ci sono state date per una terra promessa”.

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Kanye West, dunque, sa conquistare le folle (e questo si sapeva) bisognerà capire a quale scopo vorrà farlo: se l’aperta opposizione a Trump è il fine ultimo, oppure questa sua discesa in campo è figlia di qualcosa di altrettanto grande e innovativo. La sponsorizzazione e divulgazione del suo ultimo album. Sono stati rintracciati, infatti, non pochi rimandi all’ultimo lavoro del cantautore che, secondo i ben informati, quanto prima vedrà la luce. Utilizzare una campagna politica per fare promozione discografica sarebbe una mossa di marketing senza precedenti che spiegherebbe, peraltro, la voglia morbosa del rapper di puntare sugli ossimori per definizione piuttosto che concentrarsi effettivamente su quello che attanaglia una comunità come quella americana.

I cittadini, sull’onda del Black Lives Matter, chiedono maggiori garanzie e certezze di tolleranza: un’inversione di rotta che il rapper, qualora volesse continuare quest’avventura istituzionale, dovrà cercare di garantire. I voti, eventualmente, non si prendono soltanto con le condivisioni sui social e la politica non è sempre immediata come un successo da hit parade.

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