Smart Working | Grassi, pallidi e stressati: tra 25 anni saremo così

Lo smart working ha letteralmente salvato l’economia mondiale ma quali conseguenze avrà sulla nostra salute nel lungo periodo? Uno studio americano lancia l’allarme.

La vita in smart working è davvero così diversa dalla vita d’ufficio? Evidentemente sì, almeno stando alle previsioni di DirectApply, una piattaforma americana di ricerca di lavoro che si è chiesta come diventeranno tra 25 anni i lavoratori che oggi si sono convertiti allo smart working nel periodo del Coronavirus e tutti quelli che, per motivi differenti, lavorano ogni giorno da casa on line.

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Tra i problemi principali vanno segnalati l’obesità dovuta alla vita eccessivamente sedentaria e un forte affaticamento degli occhi. 

E dal punto di vista strettamente psicologico? Il modello presentato dalla piattaforma americana non ha affatto una bella cera: saremo davvero sciatti e depressi? 

Ecco come diventeremo dopo 25 anni di smart working se non corriamo ai ripari adesso.

Tutte le conseguenze dello smart working: questa è Susan

Susan smartworking
(Fonte: Instagram)

Il ritratto di Susan, una donna che per un quarto di secolo ha continuato a lavorare ogni giorno da casa fissando costantemente il proprio computer, non è affatto incoraggiante.

Il modello in 3D presentato dall’agenzia americana ritrae infatti una donna con seri problemi di postura: il collo allungato in avanti e la conseguente curvatura scorretta della schiena in America sono addirittura riconosciuti come una sindrome che prende il nome di “Tech Nech”, cioè “collo tecnologico”. Questa sindrome deriva infatti dalla posizione assunta costantemente da tutti coloro che per molte ore al giorno utilizzano smartphone e altri device. Come se non bastasse, il doppio mento è dietro l’angolo.

Il fisico è appesantito dalla vita sedentaria e il grasso accumulato nella zona addominale ha portato alla perdita di capelli, favorita anche dalla scarsissima esposizione al Sole, di cui soffre anche la pelle, che appare pallida e non in salute, a causa della mancanza di vitamina D che il corpo produce proprio grazie all’esposizione ai raggi solari.

Susan ha pesanti occhiaie scure che le circondano gli occhi e che sono essenzialmente dovute alla continua esposizione ai monitor retroilluminati. Anche gli occhi sono secchi e arrossati, caratteristiche che comportano una visione sfocata nei momenti di particolare stanchezza e che sul lungo periodo possono portare a un sensibile peggioramento della vista.

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Le dita soffriranno di affaticamento muscolare e articolare a causa dei lunghissimi periodi di digitazione che si trascorrono ogni giorno al computer. Ovviamente i dolori alle dita e agli avambracci potrebbero riflettersi anche sul resto del corpo, causando dolori diffusi anche agli altri arti.

Per quanto riguarda invece il livello psicologico, la solitudine quasi permanente a cui sono costretti i lavoratori da casa può contribuire in maniera subdola all’aumento dei livelli di stress. 

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Il confronto con i colleghi, il cambio di ambiente dovuto al passaggio da casa all’ufficio o comunque al luogo di lavoro, da una parte sono fonte di ansia e di stress, dall’altra possono essere anche una valvola di sfogo preferibile alla semplice passaggio tra letto e scrivania.

 

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La sedentarietà e l’isolamento semivolontario infatti possono portare facilmente a depressione e stati d’ansia sempre più difficili da gestire, per non parlare delle difficoltà relazionali in cui si rischia di incappare nel momento in cui per un motivo o per un altro si dovrà tornare ad avere rapporti sociali.

Strategie di sopravvivenza allo smart working

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Foto Adobe Stock

Diventeremo davvero come Susan? Con ogni probabilità sì, a meno di non impegnarci seriamente nel prevenire le conseguenze dello smartworking sulla nostra salute.

L’indicazione fondamentale è di munirsi anche a casa di una sedia ergonomica da ufficio che possa sostenere correttamente la schiena. Anche utilizzare un poggiapiedi potrebbe essere utile per evitare di affaticare le gambe, favorendo la circolazione sanguigna.

Lo schermo del pc dovrebbe essere posto al livello degli occhi in maniera da non costringere il collo a essere sempre teso in avanti. Nel caso in cui si utilizzi un laptop si potrebbe valutare l’utilizzo di un apposito sostegno da appoggiare sulla scrivania.

Per quanto riguarda la vista e le brutte occhiaie che accompagnano necessariamente il lavoro al computer, sarebbe consigliabile munirsi di occhiali anti luce blu, in grado di filtrare le radiazioni ultra violette generate dagli schermi dei device elettronici.

La vita sociale dovrebbe poi essere curata esattamente quanto il benessere fisico, dal momento che il benessere fisico e quello psicologico sono strettamente correlati.

Per farlo bisognerà coltivare le amicizie, scegliersi hobby che invoglino a frequentare altre persone e magari fare attività fisica per compensare l’eccessiva sedentarietà della vita da smart worker.

Basteranno tutti questi accorgimenti a non trasformarci in Susan? Lo sapremo soltanto nel 2045 ma, nel frattempo, è meglio darsi da fare.

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