Shock anafilattico | Le direttive dell’Ospedale Bambino Gesù

Si tratta di una delle paure più diffuse tra i genitori, quella dello shock anafilattico che potrebbe insorgere in seguito ad un’allergia. Ecco cosa è, come si manifesta e le cure da praticare immediatamente consigliate dall’Ospedale Bambino Gesù. 

Shock anafilattico | i consigli dell'Ospedale Bambino Gesù
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Tra le tante paure radicate nei genitori c’è quella di un possibile shock anafilattico, soprattutto nei bambini più predisposti alle allergie alimentari. Una patologia che si manifesta improvvisamente e che può interessare anche i bambini più piccoli, una situazione allarmante alla quale bisogna essere preparati.

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I consigli degli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù su cosa è, come si manifesta e cura uno shock anafilattico in età pediatrica. Scopri anche come proteggere i piccoli dalle fastidiose punture delle zanzare. 

Shock anafilattico in età pediatrica | I consigli degli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù

Shock anafilattico in età pediatrica i consigli degli esperti dell'Ospedale Bambino Gesù
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La puntura di un insetto o l’ingestione di un cibo in particolare possono provocare, nei soggetti predisposti, uno shock anafilattico e questo anche in età pediatrica. L’Ospedale Bambino Gesù, struttura ospedaliera pediatrica, sul suo sito ufficiale viene in aiuto di tutti i genitori, spiegando nello specifico cosa è uno shock anafilattico, come si manifesta e quali sono le cure da praticare tempestivamente.

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Cosa è uno shock anafilattico

Ecco come gli esperti descrivono lo shock anafilattico:

” Per shock anafilattico, o anafilassi, si intende una reazione allergica generalizzata, che si manifesta all’improvviso e che può portare a morte se non prontamente trattata. Inizia con grande rapidità interessando due o più apparati, ad esempio pelle e sistema respiratorio, o circolatorio, o gastrointestinale.
È dovuta all’interazione tra anticorpi IgE e un allergene, sostanza innocua per la maggior parte delle persone, che in pazienti predisposti provoca la produzione di anticorpi IgE.
La reazione si può scatenare per l’ingestione di piccolissime quantità di allergene e pertanto non dipende dalla dose: basta una piccola contaminazione di latte, uovo, grano, arachide o altro per determinare una condizione di pericolo in pazienti che hanno forme gravi di allergia” 

Per quanto riguarda le cause scatenanti, si elencano una serie di cibi, ma anche le punture di insetti come ape, vespa e calabrone. Si specifica che quando un soggetto è predisposto, la prima volta che verrà a contatto con l’allergene, l’evento resterà innocuo ma l’organismo produrrà gli anticorpi a tale allergene e dunque, la seconda volta che si viene in contatto con lo stesso allergene, si andrebbe incontro ad una reazione allergica importante:

“Quando l’allergene entra per la seconda volta a contatto con l’organismo della persona predisposta, incontrerà gli anticorpi IgE fissati sulla superficie dei basofili e dei mastociti e questo incontro provocherà il rilascio da parte di queste cellule di grandi quantità di istamina e di mediatori dell’infiammazione.
Sono istamina e mediatori dell’infiammazione i responsabili della grave reazione allergica che porta allo shock anafilattico.
Gli allergeni maggiormente responsabili derivano da:

– Alimenti: latte, uovo, nocciola, arachide, pesce, crostacei, grano, ecc;
– Veleno di imenotteri come ape, vespa, calabrone, giallone;
– Farmaci: penicillina, cefalosporine, FANS, farmaci biologici, ecc;
– Mezzi di contrasto iodato (reazione anafilattoide).

In alcuni casi non si riesce ad identificare la causa scatenante e si parla di anafilassi idiopatica”.

Come si manifesta lo shock anafilattico

Ma come si manifesta uno shock anfilattico, quali sono le reazioni che si possono osservare nell’organismo? Ecco come descrivono la manifestazione gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù:

“Nello shock anafilattico la reazione allergica si manifesta a carico di più organi o apparati. In particolare sono interessati la pelle, le vie respiratorie, l’apparato cardiovascolare, l’apparato gastrointestinale e possono essere presenti sintomi di tipo neurologico.
Nessuno dei sintomi può dirsi caratteristico o esclusivo della anafilassi: ciò che rende il quadro clinico suggestivo è la comparsa immediata, entro pochi minuti, massimo due ore, dal contatto con l’allergene e il rapido, talora esplosivo, affastellarsi di sintomi.
In generale, più breve è l’intervallo di tempo tra il contatto con l’allergene e la comparsa dei sintomi, maggiore è il rischio di una anafilassi grave o talora mortale.
Quando la reazione comincia, di regola si osserva la comparsa di formicolio e senso di calore al capo e alle estremità.
Si manifestano poi, in varia sequenza:

– Orticaria-angioedema;
– Rinite;
– Difficoltà respiratoria;
– Prurito alla lingua e al palato;
– Alterazioni della voce;
– Edema della glottide, rigonfiamento dei tessuti dell’area delle corde vocali che può impedire la respirazione;
– Asma, vomito, diarrea, ipotensione, aumento abnorme della frequenza cardiaca (tachicardia) e aritmia”.

La cura da praticare ad un bambino che manifesta i sintomi di uno shock anafilattico

La somministrazione di adrenalina è l’unica cura che possa fermare in pochi minuti i sintomi di uno shock anafilattico.

“L’adrenalina rappresenta il farmaco salvavita e deve avere un ruolo centrale nel trattamento acuto dell’anafilassi. Quando è indicata, può essere somministrata a tutti i bambini a qualsiasi età e i genitori dei bambini a rischio di shock anafilattico devono tenere sempre con sé una di queste fiale e non esitare a utilizzarla se compaiono sintomi minacciosi.
I genitori devono essere accuratamente istruiti sull’uso dell’adrenalina con apposito autoiniettore. Questi preparati vanno iniettati al primo segno di reazione allergica, senza aspettare sintomi gravi, per via intramuscolare nella coscia – da 0,2 ml a 0,5 ml a seconda del peso del bambino – e sono disponibili in fiale preconfezionate con adrenalina predosata e resa resistente al calore, stabili per 18 mesi a temperatura ambiente.
La siringa va premuta sulla parte esterna della coscia e, dopo il caratteristico “click” di apertura, va tenuta in sede per almeno 10 secondi per permettere la penetrazione del farmaco nei tesssuti. La somministrazione può avvenire anche attraverso gli indumenti.
Pur essendo l’uso di queste siringhe molto facile, è necessario farsi spiegare dettagliatamente dal medico le modalità d’impiego. Se dopo la somministrazione di adrenalina si ha la risoluzione completa dei sintomi, è comunque importante portare il paziente all’ospedale più vicino dove potrà essere adeguatamente controllato per un periodo che varia dalle 4 alle 6 ore”.

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Esistono dei kit salvavita con siringa autoiniettante che i genitori dovrebbero avere sempre a portata di mano, così come gli insegnanti di scuola o gli istruttori delle varie discipline sportive praticate in età pediatrica. Questi kit debbono essere prescritti dal medico e possono essere acquistati in farmacia. 

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L’adrenalina è fortemente consigliata in caso di manifestazioni che provochino un edema della laringe, mentre in tutti gli altri casi si manifestazione allergica è consigliata la somministrazione di cortisonici. Parlarne con il medico pediatra e prevedere l’acquisto di farmaci di primo soccorso, sarà senza dubbio la scelta migliore che ogni genitore possa fare. Scopri anche i consigli dell’Ospedale Bambino Gesù per la dermatite atopica. 

Fonte: ospedalebambinogesu.it

 

 

 

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