Danti | Il “sarto” (di qualità) del Rap italiano

Danti, al secolo Daniele Lazzarin, è uno dei maggiori cantautori della scena Rap italiana. Dopo aver scalato le classifiche con i “Two Fingerz”, si è messo in proprio e adesso compone, produce e talvolta canta con i più grandi nomi del panorama musicale nazionale.

Danti e Gabri Ponte durante un live (Getty Images)
Danti e Gabry Ponte durante un live (Getty Images)

Il Rap è da qualche tempo considerata la musica dei giovani, volendo andare oltre questa convinzione – senza sfociare nel luogo comune – potremmo dire che in Italia comincia a diventare un genere musicale inflazionato: non siamo più negli anni Novanta da un pezzo e quella che prima era una novità, oggi, è diventata una consuetudine.

SULLO STESSO ARGOMENTO: Ezio Bosso | La poesia dedicata all’amica di una vita: la musica

Lasciando perdere per un attimo i vari esponenti grazie a cui questa tendenza musicale, figlia della cultura HipHop americana nata negli anni Ottanta, ha trovato la ribalta nel nostro Paese quasi trent’anni fa, non è un azzardo affermare che attualmente tutti vorrebbero fare Rap ma in pochi ci riescono concretamente perchè è un genere che favorisce – in questo momento è impossibile negarlo – le vendite a livello musicale ma allo stesso tempo è aperto e malleabile alle diverse contaminazioni.

Daniele Lazzarin, come si diventa Danti: “Mai scoraggiarsi, soprattutto all’inizio”

Danti e Rovazzi di nuovo insieme nel singolo "Liberi" (Getty Images)
Danti e Rovazzi di nuovo insieme nel singolo “Liberi” (Getty Images)

Quindi può capitare di assistere ad un appiattimento: presentare qualcosa che abbia una determinata connotazione stilistica per poi scoprire che è solo “la copia di mille riassunti”, citando un altro gigante del cantautorato italiano. I rapper sono cantautori, si scrivono, quindi, le canzoni da soli: in teoria, perchè a sbaragliare la concorrenza, mettendo fine a questo assunto è stato per primo (almeno nel recente passato) Daniele Lazzarin (in arte Danti) che ha cercato di riproporre un modello già vigente in America da parecchio tempo.

Ovvero, il Maestro di Cerimonie – come si definisce in gergo – non è l’unico a dover attingere al “banchetto dell’ispirazione”: volendo può anche dotarsi di co-autori. Questo atteggiamento avanguardista ha portato Lazzarin – che prima si è affermato sulla scena italiana con i Two Fingerz – a dover mandare giù qualche boccone amaro, ma adesso, con il senno di poi, è uno fra i cantautori più amati che ha lavorato e continua a lavorare come autore e produttore alla stragrande maggioranza delle hit di genere presenti sul mercato in questo momento: da Rovazzi a Fedez, passando per Dargen D’Amico, Caparezza, Guè Pequeno, Nina Zilli, fino ad arrivare a Fiorello e Max Pezzali.

SULLO STESSO ARGOMENTO: Tommaso Paradiso | L’antidivo che diviene icona pop

Tutti nomi che si fidano delle sue competenze – e ci mancherebbe altro dopo i numeri che ha realizzato – per sfornare hit musicali che ambiscono (perchè no) ad essere intramontabili. “Andiamo a comandare” docet. Tuttavia non è sempre stato così: “Non vi scoraggiate se volete fare questo lavoro – spiega Danti a Rolling Stone Italia – ricordo che il primo album dei Two Fingerz ha venduto 782 copie. A ripensarci oggi mi viene da ridere, ma sono stato male all’inizio. Credevo di non farcela. I numeri importanti, però, sono arrivati con il nostro quarto album “Mouse Music”.

Una volta appurato che il successo arriva, per tutti (chi più, chi meno), con fatica e sacrificio, Daniele Lazzarin ci tiene a parlare di ghostwriting nel Rap: “Solitamente è considerato un oltraggio nella cultura HipHop, infatti i primi tempi non era visto di buon occhio chi ricorresse ad altre collaborazioni per la scrittura. Credo che, però, si debba essere sempre all’insegna della condivisione, il Rap è troppo bello per farlo esclusivamente da soli”.

L’innovazione – se così possiamo definirla – portata da Lazzarin sulla scena italiana è soprattutto relativa al modo di lavorare e di approcciarsi ad un pezzo: “Non ho mai amato – sottolinea – le categorie e le ‘commissioni’ prestabilite: odio quando si lavora pensando di fare una hit radiofonica o un pezzo per Sanremo, oppure il tormentone. Una canzone dev’essere bella e basta, appetibile il più possibile. Senza pensare precedentemente a dove collocarla. Dobbiamo lavorare come un sarto che taglia e cuce l’abito migliore per entrare in sintonia con il cantautore di riferimento. Ognuno ha il suo stile e le sue esigenze a livello professionale, sta a noi capirle e confezionare un prodotto all’altezza senza snaturare chi poi dovrà portarlo in giro e facendolo proprio. Questo è quello che, forse, manca oggi. Spesso si lavora anche con interpreti e personaggi senza avere una vera e propria sintonia reciproca, a me è capitato in passato qualche volta. Fortunatamente adesso posso scegliere con chi lavorare, preferisco fare qualche brano in meno ma alla mia maniera e con gente che sento affine e predisposta per determinate suggestioni. Magari non diventerò ricco, ma creare, di volta in volta, contenuti originali e inediti sotto certi aspetti con qualche rischio resta la ricchezza più grande di tutte”, ha concluso Danti che in questo momento è in classifica di rotazione con “Liberi”, nuovo singolo realizzato assieme a Rovazzi (che torna da chi lo ha aiutato ad emergere) e Raf.

SULLO STESSO ARGOMENTO: Elodie Patrizi | Amore e musica in lockdown: “Marra uomo non facile”

Impostazioni privacy