Sai perché si dice “scoprire gli altarini”? | Origine del modo di dire

Scopri l’origine di uno dei modi di dire più gettonati di sempre, “scoprire gli altarini”. Sai perché si dice così? Da dove deriva?

punto interrogativo
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Modi di dire, frasi che ripetiamo quotidianamente in modo distratto, quasi inconsapevole, ma che in realtà sono ricche di tradizione e, il più delle volte, nascondono una storia affascinante.

Vi avevamo già parlato, per esempio, di “acqua in bocca” o “mangiare la foglia” ma naturalmente esistono numerose altre locuzioni dalle origini più che profonde e intriganti.

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Oggi ci occupiamo di un modo di dire tra i più diffusi, uno di quelli che usiamo quotidianamente o quasi. Chi in un’epoca sospettosa come la nostra non è solito infatti dire “scoprire gli altarini“?

Un modo per sottolineare il venire a galla di verità che avremmo voluto tenere nascoste ma perché a tal proposito parlare di “altarini”? Scopriamolo insieme.

Origine del modo di dire “scoprire gli altarini”

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Come sempre quando si affonda in questioni etimologiche o, comunque, legate alle origini di espressioni oggi di uso comune, le divergenze e diverse spiegazioni non mancano.

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Niccolò Tommaseo nel suo Dizionario della lingua italiana, 1865, lega l’espressione alla liturgia cattolica della settimana della Passione, quando nelle chiese gli altari, i tabernacoli e le immagini vengono coperte da panni viola.

Altri legano l’espressione al francese “dècouvrir le pot aux rose”. Di che cosa si tratta? Dell’usanza di ricoprire di rose gli altari di alcune divinità, come Dioniso, dio dell’ebrezza, nella speranza che aiutasse gli ubriachi a non rivelare i propri segreti, o Arpocrate, dio del silenzio.

La rosa ha infatti da sempre un significato legato alla segretezza che ben la collega al “scoprire gli altarini”, ovvero rivelare come stanno realmente le se, qualcosa che, per l’appunto, si era creato di mantenere segreto.

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Si riteneva infatti, nono solo che le rose avessero la virtù di calmare i bollori del vino e aiutassero gli ubriachi a non rivelare i loro segreti, ma anche che fossero delle naturali icone di discrezione.

C’è chi si rifà a Cupido, dio dell’amore, che offrì la prima rosa al dio del silenzio Arpocrate il quale, in cambio, gli promise di non rivelare mai il segreto degli amanti.

Ma come mai la rosa è sinonimo di segretezza? Tale accezione questo fiore la deve alla sua stessa conformazione, una sorta di scrigno impenetrabile formato da una sequela di petali sovrapposti he celano gelosamente il bocciolo.

A tal proposito pare che gli antichi romani fossero soliti porre una rosa sulla tovaglia per rammentare ai commensali come tutto ciò che veniva detto durante i pasti dovesse rimanere rigorosamente  “sub rosa”, sotto il sigillo del silenzio e della discrezione.

quesito
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Una storia dunque appassionante che, ancora una volta, lega l’origine di espressioni apparentemente banali, alle quali quasi non facciamo più caso, a vicende e tradizioni interessanti e affascinanti.

Una nuova testimonianza della ricchezza che solo la lingua italiana sa regalarci.

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