Gattuso | da gregario a leader: la ribalta (non solo) sportiva di “Ringhio”

Il Napoli ieri ha vinto la Coppa Italia. Il successo dei partenopei è figlio, in larga parte, della “cura Gattuso”: un uomo che ha saputo ricostruirsi e ricostruire sé stesso e una squadra partendo dalle proprie cicatrici.

Il Napoli di Gennaro Gattuso vince la Coppa Italia (Getty Images)
Il Napoli di Gennaro Gattuso vince la Coppa Italia (Getty Images)

Preso in braccio, portato in trionfo come un trofeo, proprio quello che il Napoli ha vinto ieri. La Coppa Italia, che mancava da sei anni, e Rino Gattuso è – senza dubbio alcuno – l’artefice di questa vittoria e rinascita partenopea. La scena finale del successo all’Olimpico di Roma ricorda l’epilogo de “L’allenatore nel Pallone”, ma Gattuso non è Oronzo Canà: il Napoli, però, c’è stato un momento in cui – per morale e motivazioni – sembrava la Longobarda.

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La grinta di Gattuso, tutt’altro che abituato alle cose facili, ha ridato lustro a una squadra inizialmente costruita per vincere dimostrando che tornare in sella è possibile: basta volerlo. Allora predicare “appartenenza” e “rispetto” funziona soltanto se sei il primo a darli e Rino l’ha dimostrato non mancando mai a un appuntamento, nemmeno quando avrebbe potuto prendersi un po’ di riposo e staccare da tutto. Specialmente dopo un lutto recente, come quello che ha visto spegnersi la sorella a soli 37 anni. Nonostante questo ha risposto presente, senza un’esitazione, portando il club per mano e aiutandolo a cambiare pelle.

Gattuso, tenacia e talento: le basi del successo con il Napoli

Gennaro Gattuso, metamorfosi di un campione (Getty Images)
Gennaro Gattuso, metamorfosi di un campione (Getty Images)

La finale di ieri è tutta qui: una storia di orgoglio, resilienza e resistenza che passa da un uomo ma coinvolge un collettivo che lotta, suda e se la gioca per ripartire insieme. Ancora più tenace e mai rassegnato. Il Napoli ieri ha dimostrato che il calcio non è (ancora) solo una questione di soldi: è Davide contro Golia, lo sfavorito che, contro tutto e tutti – persino dinnanzi alla Juventus costruita per vincere qualunque cosa –, stravolge il pronostico e si prende le luci della ribalta.

“A me la vita, il calcio, mi ha dato di più di quello che ho saputo dargli. Per questo voglio vedere sempre il ‘veleno’ e la determinazione negli occhi dei miei giocatori. Bisogna avere rispetto per quel che si fa. Io sono stato abituato così: quello che semini, poi, raccogli. Ho visto una squadra pronta a dare tutto, anche con gente che ha il contratto in scadenza, mettendoci grinta e versando lacrime di gioia. Questa vittoria ce la meritiamo, sono orgoglioso di voi, ragazzi”, così Gattuso congeda i suoi ragazzi nel post-partita.

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Parole da vero leader: arrivato come “gregario” e pronto a prendersi una piazza non facile come quella partenopea con la stessa voglia di sorprendere che, neanche a dirlo, ha caratterizzato la sua vita e la sua carriera. Perchè dopo la tempesta torna sempre il sereno, guarda caso sotto un cielo azzurro – lo stesso colore delle maglie del Napoli – come quello che idealmente aveva baciato pochi giorni prima ricordando la sorella che, in qualche maniera, ha sentito vicina anche stavolta.

La Coppa Italia 2019-2020 non è altro che la cornice di un disegno perfetto, fra luci e ombre, che conferma come spesso sia necessario perdersi per ritrovarsi, ricordando che dietro ogni sorriso si celano lacrime amare. Quindi dare il massimo, sempre, diventa un dovere. Gattuso docet.

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