Ermal Meta | La toccante dichiarazione d’amore all’Italia

Ermal Meta commuove i fans con uan toccante dichiarazione d’amore per l’Italia: “non fu amore a prima vista, ma adesso siamo totalmente in simbiosi”.

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Ermal Meta – Foto Instagram da https://www.instagram.com/ermalmetamusic/

Ermal Meta commuove i fans con una toccante dedica d’amore all’Italia. Il 16 giugno 1994 iniziava la vita italiana di Ermal Meta che, dall’Albania, insieme alla famiglia, si accingeva a vivere in una terra nuova e straniera.

Oggi, da quel giorno, sono passati esattamente 26 anni ed Ermal Meta, nell’Italia, ha trovato la sua casa, una “zia” grazie alla quale è riuscito a realizzare i suoi sogni. Per festeggiare nel migliore dei modi questo secondo compleanno, Ermal Meta scrive una vera e propria poesia d’amore.

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Ermal Meta e l’amore per l’Italia: “

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Meta – Fonte Foto Instagram da https://www.instagram.com

Oggi compio 26 anni. Ero già vivo quando nacqui, avevo 13 anni e il 16 giugno del 1994 persi la vita che avevo per viverne un’altra“, inizia così il lungo post scritto da Ermal Meta che, dopo aver festeggiato i suoi 39 anni con una diretta con l’amico Fabrizio Moro, ha deciso di festeggiare in modo speciale anche il suo secondo compleanno.

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“Attraversai il mare e misi i piedi su una terra straniera. Italia la chiamavano, si chiama ancora così. Non ne sapevo nulla, ma lentamente ho iniziato a guardarla e poi a vederla. Poi mi sono lasciato guardare a mia volta. Non fu amore a prima vista, ma qualcosa da costruire con fatica, pazienza, lotta e infine pace. Adesso siamo totalmente in simbiosi anche se ogni tanto mi fa perdere le staffe“, raggiunge ancora il cantautore.

Poi le parole per la sua Albania: “Quella terra era una madre troppo povera e troppo disperata per occuparsi di tutti i suoi figli, così alcuni di loro li mandò da sua sorella, di fronte. Sotto il mare le loro mani sono avvinghiate dalla notte dei tempi come quelle di giganti sdraiati e noi piccoli uomini crediamo di appartenere a mondi diversi solo perché non vediamo con gli occhi questo legame. Non ci accorgiamo che parliamo la stessa lingua quando amiamo, quando gioiamo, anche quando ci incazziamo, quando ridiamo, quando ci abbracciamo, e che parliamo lingue diverse solo quando parliamo”.

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Oggi compio 26 anni. Ero già vivo quando nacqui, avevo 13 anni e il 16 giugno del 1994 persi la vita che avevo per viverne un’altra. Attraversai il mare e misi i piedi su una terra straniera. Italia la chiamavano, si chiama ancora così. Non ne sapevo nulla, ma lentamente ho iniziato a guardarla e poi a vederla. Poi mi sono lasciato guardare a mia volta. Non fu amore a prima vista, ma qualcosa da costruire con fatica, pazienza, lotta e infine pace. Adesso siamo totalmente in simbiosi anche se ogni tanto mi fa perdere le staffe. Succede quando vedo alcuni che non hanno dovuto fare fatica per farsi amare da lei, trattarla come se ci fosse un posto più bello o migliore in cui vivere, quando l’arroganza viene chiamata forza, quando ci dimentichiamo che non saremo qui per sempre mentre lei si. Ci vedrà passare e lasciare tracce più o meno profonde. Lei non si arrabbia, sorride e a guardare bene, ogni tanto, in quel sorriso c’è dell’amarezza. Quando sbaglio le dico “dai sono giovane, ho solo 26 anni”, sperando di cavarmela, ma lei lo sa che ho barato, glielo ha detto la mia terra d’origine che si trova di fronte. Quella terra era una madre troppo povera e troppo disperata per occuparsi di tutti i suoi figli, così alcuni di loro li mandò da sua sorella, di fronte. Sotto il mare le loro mani sono avvinghiate dalla notte dei tempi come quelle di giganti sdraiati e noi piccoli uomini crediamo di appartenere a mondi diversi solo perché non vediamo con gli occhi questo legame. Non ci accorgiamo che parliamo la stessa lingua quando amiamo, quando gioiamo, anche quando ci incazziamo, quando ridiamo, quando ci abbracciamo, e che parliamo lingue diverse solo quando parliamo. Sorrido quando penso a quel giorno, ricordo che tremavo costantemente, come se facesse freddo. Avevo la sensazione di andare lontanissimo. Se potessi incontrare quel bambino per pochi secondi gli direi: “ehi, non ti preoccupare, stai solo andando a casa di tua zia che ti tratterà come un figlio.”

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Oggi, a distanza di anni, Ermal si guarda indietro e sorride: “Sorrido quando penso a quel giorno, ricordo che tremavo costantemente, come se facesse freddo. Avevo la sensazione di andare lontanissimo. Se potessi incontrare quel bambino per pochi secondi gli direi: ehi, non ti preoccupare, stai solo andando a casa di tua zia che ti tratterà come un figlio“.

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