Coronavirus, le autopsie avrebbero salvato molte vite | Medici insorgono

Alcuni medici hanno scritto al presidente del Consiglio, al ministro della Salute e ai governatori delle Regioni per chiedere chiarimenti circa i molti punti controversi dell’emergenza Coronavirus.

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Eroi, così sono stati descritti i medici e, più in generale, l’intero personale sanitario, durante la pandemia del Coronavirus.

Si tratta di figure che senza dubbio sono state e sono a tutt’oggi in prima lungo questa dura e difficile battaglia, professionisti che hanno dato e sacrificato molto, guadagnandosi cosi oneri e onori legati alla situazione.

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Di oneri ne hanno scontati senza dubbio molto ma sembra giunto oggi il momento di riscuotere gli onori.

Tra i primissimi c’è senza dubbio un diritto di parola quantomeno innegabili: vivendo in prima persona il Coronavirus e le sue conseguenze, i medici sono forse i più titolati per avanzare dubbi, critiche, proposte o riflessioni.

A tal proposito la categoria nonni è mai tirata indietro e ora pare pronta a puntare il dito contro l’intero Governo. Oggetto dello scandalo le mancate autopsie che avrebbero salvato centinaia di vite.

Coronavirus, i medici accusano le mancate autopsie

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“E’ necessario chiarire per quale motivo si siano impediti gli esami autoptici, che si sono invece rivelati, quando effettuati, una fonte insostituibile di preziosissime informazioni e che hanno consentito di scoprire che la causa principale dei decessi non era la virulenza della patologia, ma una sua errata cura”

Così scrivono i diversi firmatari della lettera scritta da un gruppo di scienziati e medici al presidente del Consiglio, al ministro della Salute e ai governatori delle Regioni per chiedere chiarimenti su molti punti controversi dell’emergenza coronavirus.

La grave questione delle autopsie è infatti solo una delle diverse perplessità sollevate in questa missiva, punti su cui la condotta del Governo risulta a detta degli scriventi poco chiara o addirittura controversa.

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Corre l’obbligo di ricordare come le prime autopsie effettuate sono state la chiave di volta per comprendere come agiva il Coronavirus e come dunque lo si dovesse combattere.

Sono state le autopsie e far capire che molti decessi avvenivano non a causa di problemi respiratori ma a causa di emboli, motivo per cui nel protocollo ospedaliero è stata poi introdotta l’eparina. Allo stesso modo si è capito che i pazienti non necessitavano tanto di ossigeno quanto di antinfiammatori a livello polmonare, altro deciso passo avanti.

Perché allora non si è proceduto con le autopsie? La domanda della lettera sembra obbligata così come molte altre perplessità ivi sollevate.

“Crediamo in primo luogo che sia necessario chiarire in modo univoco, chiaro e scientificamente credibile che il Covid-19 ha dimostrato di essere una forma influenzale non più grave degli altri Coronavirus stagionali: nonostante l’OMS abbia dichiarato l’emergenza pandemica l’11 Marzo1, le cifre ufficiali dei deceduti, dei contagiati e dei guariti contraddicono la definizione stessa di “pandemia”2.

Occorre dare informazioni corrette e fornire criteri di comprensione dei dati reali, evitando che i media diffondano notizie allarmanti, a nostro parere assolutamente ingiustificate. La banalizzazione statistica dei decessi è la sintesi di una comunicazione istituzionale che ha impedito, per tutta l’emergenza ed ancora oggi, di avere una chiara sintesi della situazione, portando ad un circolo vizioso in termini di provvedimenti sanitari e di impatto sociale”

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“Inoltre, chiediamo per quale motivo si sia attuata una politica del terrore ed una grave mistificazione della realtà, descrivendo il Covid come un mostro anziché una seria epidemia da affrontare con i mezzi normali della medicina e che a maggior ragione non rappresenta un pericolo nella cosiddetta “fase 2”. Facciamo presente che questa strategia, secondo studi recenti, può aver comportato un aumento del numero dei suicidi10 e di psicopatologie.11 Di questi effetti collaterali dovrà rispondere chi, immotivatamente, ha creato un allarme infondato sotto il profilo clinico ed epidemiologico.”

E si torna anche sulla questione mascherine:

“Vogliamo inoltre conoscere quale sia la base scientifica che ha condotto a decidere di imporre l’uso di mascherine che – se fossero realmente efficaci – non avrebbero comunque un’utilità pratica e richiederebbero comunque di esser sostituite frequentemente; e che – laddove non efficaci, come nel caso dei più comuni modelli distribuiti o addirittura delle mascherine fai-da-te – sembrano costituire più che altro una “drammatizzazione” del clima di terrore deliberatamente imposto, senza alcuna motivazione reale.

Facciamo presenti le implicazioni sulla salute dei cittadini, costretti ad indossare per ore la mascherina, con i rischi ben noti che questo comporta:,

tra cui ipercapnia e sovrainfezioni da microrganismi13. Segnaliamo altresì che in questi giorni vanno aumentando i casi di ricovero di soggetti debilitati dall’uso prolungato delle mascherine14, anche in concomitanza con le temperature esterne. La stampa ha riportato anche casi di morti che potrebbero essere legate all’uso della mascherina durante attività lavorative, motorie o sportive15.”

Si chiude poi anche ragione della mancata differenziazione su base geografico-epidemiologica delle misure di contenimento, nonché ” quale sia il motivo per cui si è deciso di non tenere in considerazione gli studi e i rilievi di medici e specialisti impegnati sul campo, privilegiando l’impostazione opinabile degli “esperti” anche laddove contraddetta da casi documentati”

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Tanti dubbi dunque in questa lettera, perplessità in buona parte già avanzate da tempo da altri professionisti e comuni cittadini ma che in un testo con firme tanto autorevoli appaiono ancor più lampanti.

Chi di dovere risponderà e darà nuove spiegazioni? Non resta che attendere.

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