Cinque parole che non dovremmo mai dire

Ci sono parole che dette e ripetute nel tempo fanno male alla nostra psiche e rischiano di minare la nostra crescita.

Donna con lettere che le escono dalla bocca
Donna con parole che le escono dalla bocca – Fonte: Adobe Stock

Il pensiero così come le parole, sono molto importanti. Non solo sono utili per definirci e per descrivere come ci sentiamo in merito a determinate situazioni. Hanno infatti la capacità di produrre in noi e in chi ci ascolta determinati stati d’animo che possono essere più o meno positivi. Ciò che non tutti sanno è che a volte, l’uso di alcune parole sbagliate può interferire con la crescita individuale di ognuno di noi e può farlo in modo molto importante.

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Secondo la programmazione neolinguistica, infatti, non è solo il pensiero ad influenzare la nostra mente ma anche il contrario. Parole sbagliate o espresse con leggerezza possono farci percepire la realtà in modo sbagliato, portandoci ad agire in modo limitante e tutto senza che ce ne rendiamo conto.

Oggi, quindi, scopriremo insieme quali sono le parole di uso comune, ovvero quelle che probabilmente usiamo tutti i giorni, che andrebbero evitate al fine di avere una vita più bella e una mente più aperta e pronta a reagire in modo creativo invece che in modo nocivo.

Le cinque parole che non dovremmo mai dire e che ci limitano la vita

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no nelle nuvolette – Fonte: Adobe Stock

Imparare ad usare le parole giuste è un buon modo per vivere al meglio la nostra vita, per contare sempre sulla giusta scorta di energie e per garantirci una risposta congrua ai problemi di tutti i giorni. Un modo come un altro per avere un controllo mirato sulle nostre scelte ed accertarci che queste non sia influenzate dalle parole sbagliate che, senza volerlo, continuiamo a ripeterci.
Ecco quindi quali sono le parole che dovremmo smettere di usare o che dovremmo gestire con maggior cautela.

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No. Una parola che in un giorno ripetiamo più e più volte, non solo agli altri ma anche a noi stessi. Il no, però, come ben sappiamo è una negazione e, in quanto tale, in molte circostanze assume connotati decisamente negativi. Il nostro cervello, infatti, ha la capacità di estrapolarlo dalle frasi alle quali si associa per concentrarsi sul resto. Se si pensa “non voglio vedere quella persona” ad esempio, la sua immagine comparirà immediatamente nella nostra mente.

E lo stesso può dirsi per qualsiasi altro contesto in cui la negazione assume un potere molto forte e spesso negativo. Per questo motivo, più che pensare a cosa non vogliamo, dovremmo evitare proprio di pensarci, concentrandoci invece su cose più positive e su quelle che vorremmo nella nostra vita.

Ma. Una parola che spesso si usa quasi fosse una semplice congiunzione ma che invece ha un potere molto più forte è il ma. Ogni qual volta si usa, si sta infatti cancellando quanto appena detto. O, almeno, questo è ciò che percepisce il nostro cervello. “Sono felice ma lavoro troppo”, annullerà la sensazione di felicità e porterà a concentrarsi solo sulla parte del lavoro, cosa che creerà frustrazione, portando a sentirsi tutt’altro che felici. Cercare di sostituire il ma con il se può essere già un buon inizio.

Basti pensare come cambia l’effetto nel dire “Sono felice anche se lavoro troppo”. Il lavoro rimane ma non cancella la felicità. Al contrario, si ha la netta percezione di essere felici e che forse anche il lavoro che si svolge ne ha un po’ il merito, anche se è un po’ troppo.

Devo. Un’altra parola che si usa spesso per indicare un’azione è “devo”. Un modo come un altro per descrivere le cose da fare durante il giorno o per descrivere un’azione che si sta per compiere. Il nostro cervello, però, non la pensa allo stesso modo. Il messaggio che arriva è quindi negativo perché implica che l’azione che si deve svolgere è sgradita, che la si vive come una costrizione e che non si ha alcuna voglia di compierla.

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Molto meglio usare il termine voglio o, in alternativa, cambiare del tutto la frase. In questo modo ci si sentirà sicuramente meglio rispetto alle cose che si fanno tutti i giorni e si riuscirà ad avere una carica maggiore nel portarle a compimento.

Non posso. Anche se si tratta più che altro di una piccola frase, “non posso” rientra tra le cose che non si dovrebbero mai dire. Evoca infatti l’errata convinzione di essere impossibilitati nel fare qualcosa. E se può essere vero che in determinati momenti ci siano cose che ci sono davvero recluse, è anche vero che la vita è in costante divenire e che presto o tardi le cose si possono cambiare. Ancor meglio se nel farlo ci si impegna ad agire in modo costruttivo, partendo da pensieri positivi e carichi di energie positive.

Mai. Un’altra parola estremamente limitante è il mai. Imporsi di non poter mai cambiare, nel bene o nel male, presuppone una certa rigidità che non è mai una cosa positiva per chi la vive. La vita è bella perché variabile e perché attraverso le esperienze ci consente di evolverci e di cambiare giorno dopo giorno. Ciò che ci sembra impossibile oggi (sia nel bene che nel male) non è detto che un giorno non sia possibile. E, sopratutto quando viene usato per negarsi qualcosa, il mai è un termine che andrebbe abolito.

Noi siamo infatti il frutto delle nostre scelte ma anche delle nostre convinzioni. Iniziare a dirci che un giorno potremmo è sicuramente una porta aperta verso il futuro. Una porta che non nega il domani ma che ci consente di crescere e di cambiare le cose in meglio.

Parole cattive
Parole cattive – Fonte: Adobe Stock

Imparare a riconoscere quali sono le parole che ci limitano nella vita di tutti i giorni e cercare di sostituirle con altre in grado di dare un valore positivo a ciò che ci diciamo è un buon modo per vivere meglio e per sentirsi più sereni e in armonia con noi stessi. I primi tempi, sforzarsi di correggersi nel modo di parlare può essere difficile ma con un po’ di impegno si prenderà sempre più confidenza con il nuovo modo di parlare e di pensare e ciò, alla lunga, porterà a dei benefici in grado di fare la differenza. È infatti possibile migliorare la propria vita grazie all’uso delle parole.

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