Alberto Zangrillo | il virus non esiste più

Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano e direttore della terapia intensiva, ha rilasciato delle dichiarazioni sul Covid-19 che hanno scosso il mondo scientifico. 

Alberto Zangrillo "il virus non esiste più"
Fonte: Mezz’Ora in più Facebook

Alberto Zangrillo,  primario del San Raffaele di Milano sembra convinto che ‘dal punto di vista clinico‘ il Covid-19 sarebbe scomparso. Le parole del direttore della terapia intensiva hanno immediatamente suscitato molte polemiche tra gli scienziati che compongono il comitato scientifico.

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Il dottor Zangrillo durante un’intervista nella trasmissione ‘Mezz’ora in più’ di Rai Tre, si sarebbe espresso in merito alla situazione attuale della regione Lombardia, palesando tutto il suo stupore riguardo le previsioni di una nuova ondata del virus verso l’inizio di giugno. Intanto in Italia proseguono i test di sieroprevalenza su un campione della popolazione. 

Zangrillo su Covid-19 | dal punto di vista clinico il virus non esiste più

(Getty Images)

Con una dichiarazione sul Covid-19 Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, segna un punto di rottura o forse di svolta, rispetto al virus che secondo lui, dal punto di vista clinico sarebbe scomparso. Durante la trasmissione di Rai Tre ‘Mezz’ora in più‘ avrebbe affermato:

” Mi viene veramente da ridere. Oggi è il 31 di maggio e circa un mese fa sentivamo gli epidemiologi dire di temere grandemente una nuova ondata per la fine del mese/inizio giugno e chissà quanti posti di terapia intensiva sarebbero stati da occupare. In realtà il virus, dal punto di vista clinico non esiste più”

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Poi incalza, sostenendo le sue affermazioni con i fatti scientifici:

“Questo, lo dice l’Università vita-salute San Raffaele, lo dice uno studio fatto dal virologo e direttore dell’Istituto di virologia, professor Clementi, lo dice, insieme alla Emory University di Atlanta, il professor Silvestri. I tamponi eseguiti negli ultimi 10 giorni hanno una carica virale dal punto di vista quantitativo assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti su pazienti di un mese, due mesi fa. Lo dico consapevole del dramma che hanno vissuto i pazienti che non ce l’hanno fatta, ma non si può continuare a portare l’attenzione, anche in modo ridicolo, dando la parola non ai clinici, non ai virologi veri, ma a quelli che si auto-proclamano professori: il virus dal punto di vista clinico non esiste più”

Zangrillo inoltre ha voluto sottolineare come l’Italia abbia tutte le carte in regola per ripartire con una vita ‘normale’:

“Sono tre mesi che tutti ci sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero, che hanno valore zero: siamo passati da Borrelli, da Brusaferro, al presidente del Consiglio superiore di sanità. Tutto questo ha portato a bloccare l’Italia mentre noi lavoravamo e adesso noi, che abbiamo visto il dramma, chiediamo di poter ripartire velocemente perché vogliamo curare le persone che altrimenti non riusciamo a curare. Non ce ne frega niente né del campionato né di dove vanno in vacanza gli italiani, ma dobbiamo ritornare a un Paese normale perché ci sono tutte le evidenze che questo Paese possa tornare ad avere da oggi una vita normale”

Parole molto forti che hanno immediatamente suscitato la reazione di colleghi come lo pneumologo Luca Richeldi, che è un componente del comitato tecnico scientifico, che ha commentato:

“Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza. E’ indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane. Non va però scordato che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese”

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Un punto di rottura nel mondo medico scientifico? Senza dubbio delle frasi, quelle del dottor Zangrillo, che hanno regalato un poco di speranza in un momento così particolare che tutto il mondo sta vivendo e che vogliamo credere presto sarà soltanto un ‘brutto ricordo’ e che tante persone possano guarire come il ragazzo di 18 anni che i medici hanno salvato con un trapianto di polmoni. 

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