Guanti e mascherine | L’effetto boomerang della prevenzione

Il fabbisogno mensile di guanti e mascherine nel nostro Paese comincia ad essere considerevole. Occorre pensare ad un metodo corretto di smaltimento dei rifiuti, altrimenti fra dispersione di plastica e materiali sintetici c’è il rischio dell’effetto boomerang in termini di impatto ambientale.

Guanti e mascherine, allarme WWF sullo smaltimento (Getty Images)
Guanti e mascherine, allarme WWF sullo smaltimento (Getty Images)

In tempi di pandemia, guanti e mascherine sono diventati una necessità per favorire la prevenzione, ma anche un vezzo da coltivare: non è un caso, oramai, se anche i negozi di abbigliamento cominciano a reinventarsi tessendo mascherine diverse, di ogni tipo, da abbinare al vestiario. Una comoda e sicura alternativa a quelle standard che non sempre – anzi quasi mai – si trovano ai prezzi stabiliti.

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Dando un’occhiata ai numeri, secondo le stime della Protezione Civile, nel prossimo futuro saremo costretti ad usufruire di un miliardo e mezzo di mascherine e mezzo miliardo di guanti ogni mese considerando anche la ripartenza – come impone la Fase 2 – delle imprese italiane. Un numero spaventosamente alto che, hanno garantito al Governo, sarà possibile ottemperare. La realtà, almeno per ora, è che le mascherine le stanno producendo tutti: anche chi normalmente farebbe altro. Questione di mercato: se la domanda si modifica, l’offerta deve adeguarsi.

Guanti e mascherine, allarme WWF: “Serve un piano per lo smaltimento”

Guanti e mascherine, come gestire lo smaltimento (Getty Images)
Guanti e mascherine, come gestire lo smaltimento (Getty Images)

Non c’entra soltanto l’economia, dati alla mano, c’è il concreto rischio dell’effetto boomerang come sottolinea l’organizzazione internazionale non governativa del WWF: le mascherine dovrebbero salvaguardarci dal contagio e dall’ambiente, ma noi stessi – non smaltendole nel modo corretto – potremmo danneggiare la natura e i suoi derivati più di quanto già non lo sia. Infatti, i materiali in tessuto non tessuto, filtri, e sintetici non sono – al momento – biodegradabili e differenziabili adeguatamente: ciò vuol dire che, se venisse disperso in maniera errata anche soltanto l’1% del fabbisogno totale di mascherine e guanti, ci ritroveremmo con 10 milioni di mascherine a terra (e nei mari): nella fattispecie 40mila chilogrammi di plastica non biodegradabile o differenziabile nel modo abituale.

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Serve, quindi, uno smaltimento adeguato di questi rifiuti. Dal momento che, per esigenze sanitarie, le mascherine e i guanti non possono essere riutilizzabili: una volta usati vanno buttati, nella maniera più consona e secondo le norme di smaltimento diramate dall’Istituto Superiore della Sanità (valevoli sia per i soggetti in quarantena che per tutti gli altri), e sostituiti con un paio nuovo per prepararsi ad un ulteriore spostamento. La Fase 2, quindi, rimette al centro la circolazione: anche quella dei rifiuti, mai come ora deve avvenire in modo corretto, perchè oltre a prevenire il COVID-19 dobbiamo curare il nostro pianeta. Colpito al cuore per eccessiva trasandatezza e superficialità, qualche segnale ce lo sta mandando. Bisogna essere in grado di non ignorarlo come abbiamo fatto – consapevolmente o meno – nel recente passato.

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