Coronavirus | Paola Cortellesi, Lettera al Padreterno – VIDEO

Paola Cortellesi, in un video sempre più popolare sui social, recita Lettera al Padreterno, testo in dialetto romano in cui un uomo, stremato da Covid 19 chiede aiuto a Dio.

Paola Cortellesi instagram
Foto da Instagram @paolacortellesi_fans

Che cosa ci sta insegnando la pandemia del Covid-19?

Sono in molti a chiederselo, studiosi e gente comune, tutti pronti a domandarsi se questo difficile periodo saprà cambiarci e, soprattutto, come. Miglioreremo, saremo persone più umili, più ematiche? Oppure ci allontaneremo, diverremo diffidenti, più isolati?

Difficile dare una risposta a tal punto che c’è chi si limita a rifarsi al Gattopardo esibendosi in un: “affinché tutto rimanga com’è occorre che tutto cambi”.

Se questi difficili mesi avranno o meno un significato più alto sembra dunque il canonico quesito senza una vera risposta: cambieremo? In meglio o in peggio? Chi può dirlo.

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Quel che è certo è che, al momento, un po’ di paura l’abbiamo. E si sa, quando l’uomo ha paura si rivolge a una forza superiore.

No, non stiamo parlando di mascherine e piogge di ammoniaca (strano vero?) bensì della vera forza superiore: Dio.

Già, perché se è vero che più passano gli anni più la fede vacilla è altrettanto vero che mai vi fu sprone più efficace della paura per riaccendere l’anima cattolica degli italiani.

Schiacciati, spaventati, smarriti e con le idee sempre più confuse, ci rivolgiamo allora a lui, all’altissimo e, aggrappandoci a quella fede rinnovata, facciamo ciò che sappiamo fare meglio: invochiamo il suo aiuto.

Certo, ognuno lo fa a proprio modo. Ci siamo riscoperti convinti fautori delle chiese aperte h24, sostenitori delle cerimonie che prima ritenevamo così noiose ma c’è poi anche chi, unendo l’arguzia dei poeti a una fede rinnovata, ha saputo spargere una nube di fascino su tutta questa storia.

Lettera al Padreterno Letta da Paola Cortellesi

Paola Cortellesi foto
Foto da Instagram @paolacortellesi_fans 

Gira infatti sui social un video con protagonista Paola Cortellesi.

L’attrice è intenta a dar voce a una lettera, una missiva in cui corrono in dialetto romano le parole di un uomo pronto a invocare l’aiuto di Dio per porre fine a questa pandemia.

Le parole sono state scritte a quanto pare da un’amica di Paola Cortellesi e incarnano un vero e proprio mea culpa.

Chi scrive vuole far capire a Dio che il messaggio è giunto forte e chiaro: certo, ci è voluta una pandemia come da tempo non se ne vedevano, ma ora abbiamo capito. Abbiamo capito che siamo stati arroganti, distratti, superbi e capaci di dimenticare persino ciò che più ci rende umani, l’amore.

Probabilmente l’uomo non è la miglior creazione di Dio e ora l’ha finalmente capito. Ma basterà questo per ricevere l’aiuto sperato?

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Proprio come le formiche

Famo ponti, muri e dighe

C’affanniamo come pazzi

a fa le guerre, arma’ li razzi

bombardamo co li droni

li cattivi contro i boni.

S’adunamo poi a milioni

pe fa le rivoluzioni.

Controllamo da remoto

i satelliti e le foto de tempeste, de uragani, de cicloni e tsunami

lo capisci padrete’

che co ste opere imponenti

ste invenzioni divertenti

c’era parso de sape’

molte cose più de te.

Proprio come fa’ er pavone

co le piume tutte aperte

co quell’aria da sbruffone

l’homo sapiens se diverte a sfida’ madre natura

e senza n’ombra di paura

senza manco n’incertezza

che le spiagge le ha coperte de liquami

de monnezza.

Ha inquinato mari e fiumi

‘ndo li pesci so digiuni

tra la plastica e le cicche

tra tubetti di pasticche.

So’ bollenti le marmitte sull’asfalto che se squaglia

e pia foco come paja

che sto caldo eccezionale

fa fiori’ er pesco a Natale.

Poi co bombe e baleniere

ha purgato specie intere.

Le onde nostre nun so mare

so dei sonar

per stanare le creature degli abissi

che ce fanno i stoccafissi.

I piromani i conosci?

Ah, quelli incendiano li boschi

provocando le alluvioni, nubifragi e li monsoni.

Pure l’orsi so’ stremati,

che li ghiacci se so sciorti

e li lupi ormai affamati

stanno a valle

mezzi morti.

Padre mio, scusa li toni

ma lo so che me perdoni

si te dico francamente

st’omo tuo non vale niente.

Semo meno de no schizzo,

dello spruzzo su quel muro

e sapemo pe sicuro che ce basta no starnuto,

na risata con no sputo

che la vita è buio e vetro,

tutto in meno de un minuto.

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Boccheggiamo a testa indietro

ce trovamo da San Pietro

manco er tempo de un saluto.

Senza un bacio semo morti

n’animi più ottusi e storti

arroganti e presuntuosi

tra movida e pub chiassosi

noncuranti del dolore

della gente che soffriva

troppo aridi d’amore

su un pianeta che spariva

tra li scopi der motore de na moto che partiva.

Ce tenevo che sapessi

che sta manica de fessi

senza un filo d’umiltà,

che tu chiami umanità,

ha capito la lezione

sotto i colpi der bastone.

I bastardi del creato, noi

sta razza maledetta

quarche cosa l’ha imparato

e je toccato fallo ‘nfredda.

Nun ha senso proprio niente

Si nun poi sta co la gente.

Basta Dio, so’ disperato

damme fiato

damme ‘nprato

damme er vento sulla pelle

dammi l’occhi suoi, du stelle

l’aria fresca de collina

o der mare, che è salina

damme l’erba sotto i piedi

e un pallone con du reti

ortre a ‘n campo ben rasato

l’orizzonte sconfinato nel tramonto della sera

e la calma, quella vera.

Tu da solo tutto puoi

tu, che non sei come noi

fa fini’ st’epidemia

che scompaia, vada via.

Ce lo sai, semo imperfetti

ma lo vedi tra li letti

c’è l’amore mo’,

nun manca

grande come la speranza

oltre i vetri, in quella stanza

della gente in tuta bianca

che combatte senza sosta

sto nemico che li sfianca

che je sta rompendo l’ossa.

Se ci aiuti,

vinceremo sta battaglia eccezionale

contro un virus, che è letale.

M’emoziono adesso

e tremo

che quest’essere mortale

a cui il male ha messo un freno

po’ fa cose straordinarie,

si capisce che è terreno

Leggendo questa lettera viene il dubbio che forse il vero cambiamento da auspicare sia proprio questo: l’uomo probabilmente non diventerà più ematico e nemmeno più caritatevole ma ci accontenteremmo di vederlo più umile, più attento al mondo che lo circonda e al suo prossimo, più incline a porsi dei limiti.

Che il Coronavirus possa riuscire in questa impresa? Dovremmo chiedere a Dio.

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