Perfezionismo Patologico | Vuoi sempre dare il massimo? Pessima idea

Il perfezionismo patologico colpisce le donne più degli uomini ed è una fonte inesauribile di stress. Perché si sviluppa? Come si riconosce e, soprattutto, come si evita?

perfezionismo patologico
(Fonte: Pixabay)

Un perfezionista è un individuo (maschio o femmina che sia) che si impegna sempre a raggiungere il miglior risultato possibile in una qualsiasi attività.

Ci sono perfezionisti che si concentrano maggiormente nell’ambito lavorativo, altri che curano l’aspetto estetico in maniera maniacale, altri ancora che non tollerano imperfezioni nelle relazioni personali.

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In linea generale le persone perfezioniste convivono con una profonda insicurezza. Questo, nel corso della loro vita, le ha convinte che non possono essere amate per quello che sono, ma che riceveranno amore e ammirazione soltanto se raggiungeranno degli obiettivi.

Come si può intuire questi meccanismi si instaurano in ambito familiare e derivano dal tipo di educazione ricevuta quando si è bambini.

Crescendo, si può scegliere se elevare il perfezionismo a modo di vivere oppure se essere perfezionisti quanto basta. Come si sceglie in maniera consapevole? E perché il perfezionismo tossico colpisce più le donne che gli uomini?

Perfezionismo tossico come rischio di genere

donna perfetta
(Fonte: Pixabay)

Essere sempre perfetti è letteralmente impossibile, per il semplice fatto che gli esseri umani non sono robot e non sempre tutto quello che accade nella nostra vita è sotto il nostro controllo.

Nonostante questo, però, alcune persone si impegnano a essere come Mary Poppins: “Praticamente Perfetta Sotto Ogni Aspetto”.

Perché sono le donne a cadere in questa trappola più spesso degli uomini? La risposta è più semplice di quanto possa sembrare.

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Fin da bambini maschi venivano allenati a coltivare la fiducia in se stessi, a essere addirittura “spacconi” in determinati ambiti, perché si considera ancora la “spacconeria” un elemento costitutivo del maschio alpha.

Al contrario, le bambine venivano abituate a essere carine, composte, compiacere le persone per ottenere i propri obiettivi.

“Essere brava e bella” da un certo punto in poi, però, non è più stato sufficiente: da un certo punto in poi, a seguito di un profondo cambiamento culturale, le donne hanno cominciato a lavorare e ad essere indipendenti.

Il dictat a quel punto è diventato: “essere brava, bella, avere un lavoro di successo ed essere una brava madre nel frattempo” essere, quindi, “praticamente perfetta sotto ogni aspetto”.

Le donne di oggi, che non sono state educate alla fiducia in se stesse come accade alle bambine di oggi, hanno vissuto con l’idea di dover meritare l’amore attraverso la perfezione e, a volte, sono diventate schiave della perfezione.

Come si riconosce il perfezionismo tossico?

rabbia e frustrazione
(Fonte: Pixabay)

Cercare di dare il massimo non significa essere preda del perfezionismo patologico o tossico. Significa semplicemente prendere sul serio i propri impegni e cercare di migliorarsi costantemente.

Si tratta di un’ottima spinta al miglioramento e alla crescita personale di un individuo: non c’è alcun motivo per demonizzarlo.

Il problema si pone quando il perfezionismo rovina la vita di una persona piuttosto che migliorarla.

Le persone che rimangono imprigionate nel loro perfezionismo sviluppano dei comportamenti tipici che possono servire come “allarme” per riconoscere il perfezionismo tossico.

1 – Ansia, stress, ipercriticismo

Essere costantemente sotto stress per motivazioni autoimposte è un tipico segno che il perfezionismo sta sfuggendo di mano. Le persone troppo perfezioniste si mettono sotto pressione da sole nel tentativo di raggiungere sempre nuovi obiettivi e, nel farlo, diventano troppo critiche sia nei confronti di se stesse sia nei confronti degli altri.

2 – Sensi di colpa, procrastinare

Chi si pone obiettivi troppo alti nella maggior parte dei casi non li raggiungerà si sentirà in colpa per questo.

Per tentare di raggiungere un ennesimo, difficilissimo obiettivo, ci si impegnerà per moltissimo tempo, spesso rimandando e rimandando una prova per la paura del fallimento. Un esempio tipico di questo “corto circuito” sono gli esami all’università, ma anche sfide lavorative di qualsiasi tipo.

3 – Non fare niente (e lamentarsi)

Le persone troppo perfezioniste spesso sono anche moto immature: sostengono che bisogna fare le cose bene oppure non farle affatto. 

Dal momento però che per fare le cose a modo loro ci vuole un’enorme quantità di energia, molto spesso finiscono per non provarci nemmeno, perché non hanno tempo o voglia di cominciare un processo lunghissimo che comunque le lascerà insoddisfatte.

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Il risultato del voler fare le cose per bene a qualsiasi costo è quindi il non fare nulla e sentirsi comunque migliori degli altri perché si aspira alla perfezione mentre gli altri “si accontentano” di risultati mediocri.

4 – Insoddisfazione generalizzata

L’accumulo di stress senza conseguire risultati oppure conseguendo soltanto risultati parziali o insoddisfacenti, rende la vita delle persone troppo perfezioniste un vero e proprio incubo.

Se all’insoddisfazione si aggiunge anche un crescente senso di colpa perché non si riesce a conseguire gli obiettivi che ci si è prefissati, il quadro peggiora ulteriormente.

Come si sopravvive alla sindrome di Mary Poppins?

mary poppins
(Fonte: Instagram)

La tentazione più forte, una volta compreso che troppo perfezionismo fa male, è quella di lasciarsi andare del tutto e porsi obiettivi minimi, abbassando il più possibile il proprio livello di stress.

Anche questo estremo totalmente opposto è assolutamente sconsigliabile, perché non permetterebbe una crescita personale degna di questo nome nell’arco della propria vita.

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Inoltre, una persona che è sempre stata estremamente perfezionista, non riuscirebbe mai a lasciarsi andare del tutto e rinunciare al proprio stile di vita dall’oggi al domani.

La soluzione più ragionevole, allora, è quella di essere gentili verso se stessi e comprendere che cercare di dare il massimo sul lavoro o in qualsiasi altro ambito va bene, ma bisogna anche comprendere che non sempre è possibile e non sempre siamo al massimo della forma. 

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(Fonte: Pixabay)

Inoltre fare qualcosa per raggiungere obiettivi piccoli e ragionevoli, magari non eccessivamente ambiziosi, regala sferzate di gioia, di energia e di fiducia in se stessi che vanno sicuramente a migliorare l’umore e la qualità della vita.

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