Coronavirus | Ecco come ci stiamo avvelenando per combattere il COVID-19

Più il coronavirus si diffonde più aumentano le chiamate ai centri antiveleni, Come mai? Abuso e uso improprio di prodotti disinfettanti.

igienizzare casa
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Igienizzare, disinfetta, abbattere i germi, debellare ogni possibile nemico.

Questo il mantra che ha contagiato quasi tutti durante l’attuale pandemia del Coronavirus: ci hanno detto di lavarci le mani spesso e da lì la fobia e un pizzico di ipocondria hanno fatto il resto.

Lo spauracchio del Covid-19 che può sopravvivere sulle superfici (il tempo massimo è poi questione ancora dibattuta ma, a quanto pare, marginale) ci ha spinto a una costante e continua opera di “disinfestazione”.

Inondiamo la casa di candeggina, spruzziamo alcol un po’ ovunque e siamo diventate cintura nera di disinfettanti (spesso confondendo la pelle con il bancone della cucina ma poco conta anche questo). Tutto pur di vivere in un ambiente igienizzato al 100%.

Ma la cosa non ci avrà un po’ preso la mano?

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Negli Stati Uniti, a quanto pare, si è registrato un curioso procedere in parallelo del dilagare del Coronavirus con la crescita esponenziale delle chiamate ai centri antiveleni.

Non è che per combattere il Covid-19 stiamo finendo per avvelenarci?

Combattere il Coronavirus ci sta avvelenando

pulizie casa
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Da gennaio a marzo 2020, 55 di questi centri avrebbero ricevuto 45.550 chiamate per problemi di salute legati all’esposizione a disinfettanti e detergenti, circa il 20% in più rispetto allo stesso periodo del 2019.

Asserire che vi sia una scuro rapporto di causa effetto sarebbe forzare un po’ la mano, ma appare innegabile come l’aumento di queste chiamate sia conciso con periodi di massima copertura mediatica del Coronavirus.

Altrettanto innegabile appare come buona parte di queste chiamate sia conseguente all’uso di candeggina, disinfettanti e salviette detergenti.

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Come esempi lampanti vengono citate due segnalazioni alquanto particolari.

La prima riguarda una donna che avrebbe sentito come sia importante disinfettare i prodotti acquistati nei supermercati. Tornata a casa ha così pensato di preparare nel proprio lavello una miscela potente per immergervi frutta e verdura: un mix di candeggina, aceto e acqua calda. Peccato che il mix abbia iniziato ad emanare fumi tossici di cloro che hanno portato al ricovero della signora per fornirle ossigeno e broncodialtatori.

La seconda segnalazione ha invece come protagonista una bambina in età prescolare la quale, trovato un flacone di detergente per le mani lasciato incautamente dai genitori sul tavolo della cucina, ne ha ingerito il contenuto. Nonostante la piccola abbia vomitato prima dell’arrivo in ospedale, i medici hanno riscontrato nel suo sangue una concentrazione di alcol oltre tre volte più alta di quella massima consentita per guidare in molti Stati americani. 48 ore in terapia intensiva pediatrica sono state la conseguenza di questo incauto gesto.

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A raccontare questi e altri casi è un rapporto dei CDC (i centri USA per il controllo e la prevenzione delle malattie) che mette in luce come, negli Stati Uniti, la maggior parte degli esperti non ritiene in realtà necessario pulire ogni articolo acquistato quando si rientra a casa: non ci sono infatti prove di un possibile contagio attraverso il cibo o il suo packaging.

Che cosa occorre invece assolutamente fare? Lavarsi le mani dopo aver fatto la spesa e dopo aver svuotato i sacchetti, tenere i cibi crudi separati da quelli cotti, cuocere alle corrette temperature. Norme per giunta valide anche non in epoca di Coronavirus.

mocio pavimenti
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La paura si rivela dunque, ancora una volta, cattiva consigliera e l’invito rimane sempre lo stesso: le norme da seguire per la propria ed altrui sicurezza sono poche ma importanti, osserviamole con cura senza però inventarne altre, stravolgerle o portarle all’esasperazione.

Mai come in questo caso la quantità non fa la qualità, anzi, rischia di far nascere nuove e pericolose minacce.

Fonte: focus.it

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