Coronavirus | Bambini dimenticati dal governo Conte

Nell’ultimo discorso del premier Giuseppe Conte alla Nazione in cui si anticipava la fase 2 si è parlato di tanti argomenti ma tra questi i grandi assenti sono stati i bambini completamente dimenticati dal governo.

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Completamente dimenticati anche nell’ultimo discorso a reti unificate tenuto dal premier Giuseppe Conte per anticipare la fase 2 che partirà dal 4 maggio, i bambini sembrano i grandi esclusi di queste manovre.

Perché ci si chiede? Quali sono i motivi che spingono il governo a non toccare quasi mai l’argomento, se non esplicitamente chiamato in causa? Se non fosse stato per una giornalista che a precisa domanda sulla scuola, argomento di cui non era stata proferita parola sino a quel momento, non avremmo nemmeno saputo che riaprirà a settembre.

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Eppure è stato proprio chiesto a loro, ai nostri bambini, di fare il più grande sforzo. Di rinunciare alla scuola, se non accontentandosi di un surrogato a distanza, allo sport, agli interessi fuori casa e agli amici. Insomma un atto di fiducia che i più piccoli hanno fatto a cui nessuno ha più dato risposte.

Bambini dimenticati nell’emergenza Coronavirus

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E mentre riaprono a mano a mano le aziende di pari passo non ci si pone il problema di dove lasceremo i nostri figli. Le scuole sono chiuse, i nonni fuorigioco perché rischiano di ammalarsi di Coronavirus più di tutti e quindi vanno preservati, e i genitori devono tornare al lavoro. Ma come?

Una situazione paradossale a cui finora non si è dedicata troppa attenzione. Ma che prima o poi dovrà essere messa in agenda e discussa, specie se questa emergenza si protrarrà fino a settembre. Al momento i centri estivi non riapriranno anche se il ministro Elena Bonetti spera che entro giugno si possa intervenire in tal proposito.

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Per ora le uniche due forme previste per aiutare le famiglie con i figli sono state il congedo parentale e il bonus baby sitter che a quanto detto da Conte verranno prorogate. Il congedo parentale è un congedo temporaneo di 15 giorni fruibile in maniera alternativa da un solo genitore. È riconosciuta un’indennità al 50 per cento della retribuzione e la contribuzione figurativa. È valido per i figli fino a 12 anni di età. Per chi ha figli dai 12 ai 16 anni invece è concesso assentarsi per 15 giorni ma senza retribuzione e contributi. Mentre il bonus baby sitter invece è un contributo di 600 euro che i genitori potranno riprendere come rimborso spese per un’eventuale baby sitter.

E intanto i bambini proseguono con la didattica a distanza, navigando a vista, senza un minimo piano per il futuro. Quello che infatti tutti si auspicavano era un discorso in cui si stabiliva il rientro a scuola a settembre, ma magari avendo un piano per quella che sarà la didattica del futuro.

Se il Covid-19 ci impone un distanziamento sociale come si provvederà a sistemare le aule? Ci si alternerà nelle lezioni? Le classi saranno ridotte? Si integreranno didattica in presenza e online? Insomma sono tanti i quesiti che affollano la mente dei genitori e dei bambini stessi. Tante le domande a cui i nostri 8 milioni di studenti non troveranno nell’immediato risposta.

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Bisognerebbe adeguare gli edifici, ristrutturandoli e mettendoli a norma. Bisognerebbe procedere con un piano di assunzioni degli insegnanti visto che abbiamo i docenti con l’età più alta al mondo. Ci sarebbe da fare un gran lavoro sui nidi per garantirlo a tutti. Così come sulle scuole per l’infanzia. Bisognerebbe sostenere le strutture che accolgono i bambini l’estate come i centri estivi utili a quei genitori che lavorano. E molto altro ancora.

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E intanto i piccoli aspettano alla finestra che qualcuno li liberi e li faccia tornare a giocare spensierati come qualche mese fa, prima che arrivasse questo mostro dei tempi moderni chiamato Coronavirus.

di Cristina Biondi

 

 

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