Allattamento prolungato al seno sì o no | Una scelta che divide

L’allattamento prolungato oltre l’anno o due di vita del nostro bambino è un argomento molto dibattuto. Tra benefici e pregiudizi scopriamo perché è una scelta che divide.

allattamento prolungato
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Allattare al seno fino all’anno e oltre è una scelta che divide molte mamme. L’allattamento prolungato, infatti, pur avendo innumerevoli benefici viene visto ancora con pregiudizio dalla società.

L’Oms raccomanda di protrarlo in modo esclusivo per i primi sei mesi di vita e di continuare ad allattare al seno, con l’introduzione di idonei alimenti complementari, fino a due anni ed oltre.

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Ma poi ci si scontra con una realtà piuttosto arretrata su questo tema che vorrebbe ancora le madri relegate ad allattare in un angolo nascosto e che stigmatizza quelle che proseguono con l’allattamento oltre l’anno di vita del proprio bambino.

Allattamento prolungato quali sono i benefici

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Allattare al seno il proprio figlio oltre l’anno di età, dove il latte è un cibo complementare a tutto il resto, non è assolutamente sbagliato dunque dal punto di vista salutistico. Anzi, sono numerosi i benefici che offre sia alla mamma che al bambino.

Dal punto di vista nutrizionale il bambino a 2 anni è ormai svezzato e può quindi nutrirsi di tutti gli alimenti soddisfacendo il proprio bisogno calorico. Il latte materno quindi rappresenterà solo una piccola parte del suo apporto nutrizionale anche se continua ad essere comunque nutriente.

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Ma il latte materno può tornare utile in caso di malattie, quando ad esempio il bambino non riesce a nutrirsi per via di una gastroenterite o di una semplice stomatite. In questo caso il latte sarà un’ancora di salvezza per evitare la disidratazione che può essere pericolosa nei bambini piccoli.

Inoltre l’allattamento prolungato aiuta il sistema immunitario del bambino e lo protegge da alcune patologie riducendone il rischio come celiachia, diabete e la sclerosi multipla.

Non solo dal punto di vista fisico ma anche affettivo, il latte materno e la suzione offrono infatti un ruolo consolatorio. Ad esempio quando il bambino è stanco o malato si attaccherà volentieri alla mamma per sentire la sua vicinanza in un momento di sconforto.

I benefici però non sono solo per i piccoli ma anche per le mamme. L’allattamento prolungato, infatti, riduce il rischio di alcune patologie nella donna come l’osteoporosi e il tumore al seno e all’ovaio.

Finora abbiamo parlato dei benefici che l’allattamento prolungato offre a mamme e bambino. Ora però analizziamo perché non è visto da tutti di buon occhio.

Se un bambino viene lasciato libero di accedere al seno materno in genere lo cercherà fino ai tre anni di età ma la cosa potrebbe protrarsi anche oltre. Non c’è una regola che stabilisca quando bisogna smettere di allattare. Saranno la mamma e il bambino a decidere quando è il momento.

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Allattare, infatti, oltre l’anno del bambino dovrà essere un piacere per entrambi. Se per la mamma diventerà troppo faticoso e stressante e si sentirà di interrompere non andrà giudicata. Al contrario se vorrà continuare finché il bimbo lo desidera non dovrà sentirsi sbagliata.

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Ed è qui che entrano i gioco i pregiudizi. Molte mamme che decidono di proseguire si sentono giudicate e accusate di essere morbose e incapaci di staccarsi dal proprio figlio. I detrattori dell’allattamento prolungato sostengono che un bambino allattato al seno oltre l’anno di vita cresca insicuro e privo di autonomia.

Una tesi completamente opposta è quella che invece sostengono i sostenitori dell’allattamento prolungato secondo i quali i bambini allattati al seno in maniera prolungata saranno più sicuri di sé stessi da grandi.

In conclusione l’allattamento prolungato al seno è una scelta che dovrebbe fare la coppia madre-figlio senza interferenze da parte della società e degli altri familiari.

di Cristina Biondi

 

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