Le nostre vite dopo il virus | Ricostruire la società

Questa pandemia ci costringe a pensare, a fare delle valutazioni su come sarà la nostra vita privata e sociale dopo il virus. Per forza di cose cambierà il nostro modo di stare insieme, ci preoccupiamo al momento solo di difenderci dal contagio, dal virus, e questa forma di prevenzione probabilmente non cesserà nemmeno quando tutto sarà finito.

Società e Coronavirus
Le nostre vite dopo il virus | Ricostruire la società (Unsplash photo)

Il 21 febbraio, il giorno in cui l’epidemia si è manifestata abbiamo sviluppato una nuova coscienza collettiva. Ci siamo resi conto di quanto sia fondamentale il lavoro di tutte quelle persone che si prendono cura dei più fragili, nel caso in cui non ci fossero stati, la vita di tutti sarebbe più complicata e altamente a rischio. Le nostre vite dopo il virus. Ricostruire la società.

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La pandemia

La "vita di prima", la "normalità"
La “vita di prima”, la “normalità” | Le nostre vite dopo il virus (Unsplash photo)

La crisi Covid-19 ci sta perseguitando dal 21 febbraio scorso, molte persone stanno vivendo in isolamento da diverso tempo. Il periodo che stiamo attraversando tocca sicuramente moltissimi aspetti tra cui quello sanitario, politico, amministrativo, economico, culturale, ma più di tutti quello che concerne il legame sociale. La situazione pandemica è riuscita a raggiungere le nostre radici emotive, i nostri valori, i nostri ideali chiamando all’ordine il nostro senso civico, l’intervento della società civile.

Involti anche le città, le scuole, quindi tutti gli spazi di aggregazione come cinema musei teatri. Come ora la società si fa protagonista, quella società che nel rischio deve necessariamente riscoprire tutto ciò che concerne l’informazione, la cultura, l’educazione e l’economia civile. Bisogna riconoscere la realtà e quindi il rischio che andremo ad affrontare in seguito, anche quando tutto sarà finito. Tutti avremmo la responsabilità, a fine emergenza, di riconnettere tutto ciò che in questo lungo periodo è andato disgregandosi.

La “vita di prima”, la “normalità” | Le nostre vite dopo il virus

Fatto è che un altro punto cruciale sarà il controllo del panico. In una situazione di panico infatti le persone dimenticano il rispetto, si calpestano gli uni con gli altri e perdono ogni tipo di razionalità e soprattutto la capacità di contestualizzare gli avvenimenti. Sarà necessario quindi ragionare partendo da i numeri, pensare ogni sintomo di pessimismo e guardare, nella drammaticità alle cose positive.

In questi giorni non facciamo altro che sentire “voglio tornare alla vita di prima” alla “quotidianità solita”, in realtà, la vita precedente non era altro che ingiustizia, povertà, violenza, razzismo. E poi, se ci fermiamo a riflettere anche per un solo istante, ci rendiamo conto di quanti interrogativi possiamo porci in questo momento di esistenza: perché lavoriamo incessantemente fino allo sfinimento? Perché abbiamo perso per strada il valore dello stare in famiglia? Che spesso risultiamo insofferenti alle regole civili imposte?

Quello che entra in gioco è effettivamente la qualità della vita che viviamo. Abbiamo rivalutato lo stare in casa con i nostri familiari, sangue del nostro sangue ma a volte sconosciuti. Inoltre, siamo stati costretti a fare i conti con noi stessi non possiamo fuggire dalla distrazione, stiamo mettendo a dura prova il nostro sistema nervoso, cerchiamo di trovare in maniera quasi spasmodica più stimoli possibili.

La società in vista di cambiamenti

Stiamo toccando con mano, e in modo nettamente differente, la fragilità della salute, e soprattutto il dolore che può provocare la lontananza come anche, in secondo piano, la libertà di muoverci, di uscire. Sono giorni realmente difficile che si ripercuoteranno inevitabilmente sulle nostre paure.

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Questa pandemia però ci sta insegnando anche quanto sia giunto il momento di mettere in discussione la “vita di prima”.  Capiamo di avere sempre più bisogno di una sanità pubblica e gratuita di una scuola capace di infondere dei modelli educativi diversi dai precedenti, abbiamo necessità di stabilire un’ecologia integrale per salvaguardare il pianeta in cui viviamo. Dovremmo costruire post pandemia dovrebbe essere una società più cooperativa, solidale, responsabile.

Perdere l’opportunità di cambiamenti positivi sarebbe un gran peccato. Esigere una vita nuova è quel che conta realmente. Una vita fatta di amore, unione e compassione. Abbiamo attualmente in una situazione nella quale una qualunque familiare, amico, collega potrebbe essere la primaria fonte di rischio ma al tempo stesso è l’unica soluzione al problema poiché questa pandemia ha evidenziato in modo radicale la responsabilità di ogni singolo individuo. Uno di noi è obbligato, proprio per senso di responsabilità, a cooperare per porre un limite al contagio. Qui, cooperare è la più grande risorsa del paese.

La famiglia

Queste settimane resteranno nella memoria delle nostre famiglie, le racconteremo ai nostri figli, ai nostri nipoti. Un momento così particolare ci sta facendo rivivere l’intimità familiare dello stare insieme. Non ci è dato ancora sapere se ciò che si sta smuovendo nella sfera famiglia riguardi solo la retorica o se invece queste circostanze cambieranno realmente la consapevolezza del valore famiglia.

Cerchiamo di ricostruire gli spazi relazionali con i nostri familiari di godere della bellezza dei legami, in un certo qual modo di ritrovarli e riscoprirli. Molti genitori hanno toccato con mano ciò che significa stare insieme ai propri figli accumulando non poche lezioni da imparare per il futuro.

I nostri valori dopo il Coronavirus
I nostri valori dopo il Coronavirus | Vita, società, famiglia (Unsplash photo)

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Fatto è che riscoprire l’unione e l’armonia nel nucleo familiare ci porterà senz’altro a non tralasciare tale valore nell’avvenire. Molti di noi hanno trovato molti aspetti trascurati da prima e forse sconosciuti. Confidiamo in un domani all’insegna della solidarietà e della cooperazione.

 

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