Coronavirus | Falsi test sequestrati in Calabria: erano in vendita

I falsi test per il Coronavirus in vendita in Calabria avrebbero potuto raggiungere ogni angolo d’Italia. I truffatori vendevano la merce on line.

coronavirus guardia di finanza
(Foto: Instagram)

I falsi test per il Coronavirus erano stati prodotti a Gioia Tauro ed erano stati messi in vendita on line. 

Alcuni dei kit erano stati addirittura già acquistati on line da persone che speravano, in questo modo, l’impossibilità di sottoporsi a un tampone se non in presenza di sintomi molto gravi.

I controlli della Guardia di Finanza sono attivi su tutto il territorio nazionale e non è improbabile che truffe dello stesso tipo non vengano scoperte anche nel resto d’Italia.

900 falsi test per il Coronavirus in Calabria

febbre coronavirus
Foto da Pixabay

A produrre e mettere in commercio i falsi test per il Coronavirus era un centro di analisi di Gioia Tauro che è finito sotto esame da parte dei finanzieri a causa dei controlli a tappeto che le Fiamme Gialle stanno portando avanti su tutto il territorio nazionale per evitare truffe ai danni dei cittadini, il rialzo immotivato dei prezzi di prodotti e dispositivi medici (come Amuchina e mascherine) e per controllare che tutte le aziende stiano rispettando le misure di contenimento del virus. 

Il laboratorio aveva prodotto e messo in commercio dei test per Coronavirus che non avevano ricevuto alcuna approvazione da parte delle autorità competenti, quindi l’azienda non poteva garantire ufficialmente la loro efficacia.

Come se non bastasse questa violazione delle norme, il mettere in vendita on line questi prodotti ha peggiorato la situazione dell’azienda, che ha violato anche altre misure di legge che regolano la commercializzazione di questo tipo di prodotti.

Fortunatamente il sequestro di 900 kit per l’esecuzione del test sono stati sequestrati prima che venissero spediti i primi ordini, pertanto attualmente i falsi test non sono usciti da Gioia Tauro.

Tra le altre cose, i truffatori di Gioia Tauro avrebbero potuto emettere delle “patenti di negatività” cioè una sorta di certificato che avrebbe potuto indurre i cittadini sicuri di essere sani a comportamenti pericolosi che avrebbero potuto propagare ulteriormente il virus.

Le “patenti di negatività” infatti sarebbero state rilasciate a seguito di un test inefficace, quindi potenzialmente anche un cittadino positivo avrebbe potuto essere certo di non essere infetto e avrebbe potuto “allentare” le misure contenitive come il mantenimento della distanza di sicurezza e la limitazione degli spostamenti.

Coronavirus Italia
(Foto: Instagram)

Il titolare del laboratorio dovrà pagare una sanzione amministrativa (cioè una multa) che oscillerà da un minimo di 21.400 Euro a un massimo di 128.400 Euro, a seconda di quanto deciderà il giudice.

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