I social network fanno bene o male alla psiche? Sappiamo come usarli?

I social network influiscono sulla psiche di chi li utilizza, soprattutto di chi ne fa un uso costante e talvolta eccessivo, ma perché ci piacciono così tanto? Ecco quali sono i meccanismi tossici e quelli positivi che nascono tra i social e la nostra psiche.

psiche social network
(Foto: Pixabay)

I social network hanno modificato profondamente il rapporto con il sé e il rapporto con l’altro. Il loro utilizzo ha infatti creato uno spazio alternativo alla realtà in cui si posseggono moltissimi strumenti per creare la propria immagine pubblica ed esaminare quella degli altri.

Il rischio principale che si corre a livello psicologico quando si utilizzano i social network è di incappare in trappole di interpretazione del sé e dell’altro.

Capire quali sono i meccanismi che li innescano è fondamentale per capire come evitare queste trappole e soprattutto come utilizzare i social in maniera proficua per la nostra psiche.

Perché ci piacciono i social network?

uso positivo social
(Foto: Pixabay)

Il motivo per cui usiamo i social network è che attraverso le piattaforme social siamo in grado di entrare a far parte di un gruppo sociale evitando un enorme problema che normalmente è insito in questa partecipazione: il contatto concreto con le persone.

Uno dei vantaggi di un social network, quindi è quello di minimizzare le energie da dedicare ai rapporti sociali (scriversi in chat è più veloce e comodo rispetto all’organizzare un appuntamento) riuscendo allo stesso tempo a far parte di gruppi sociali non geograficamente localizzati. 

Ne deriva che sui social abbiamo la possibilità di entrare in contatto con diverse comunità (o community) di cui condividiamo gli ideali e gli interessi con un semplice click, mentre in alcuni casi ci sarebbe assolutamente impossibile frequentare, ad esempio, raduni periodici organizzati in una certa città italiana.

Il paradosso dei social network è quindi questo: una enorme vicinanza al prezzo di un grande isolamento fisico.

Proprio questa separazione mette in luce le due grandi problematiche generate dai social rispetto alla strutturazione dell’Io.

Io, immagine perfetta sui social

Il rapporto con il sé ai tempi dei social è assolutamente mediata dall’immagine di sé che attraverso i social si può costruire.

L’obiettivo che la maggior parte degli utenti social si sforza di raggiungere è la costruzione di un’immagine perfetta di sé attraverso la realizzazione di selfie o ritratti fotografici manipolati spesso attraverso una serie di filtri.

A volte la manipolazione dei ritratti fotografici è seriale: i profili social di alcune persone sono formati da un continuo susseguirsi di selfie in cui il soggetto appare sempre identico a se stesso, addirittura spesso nella stesa posa. I social in questo senso sono un vero e proprio Identity Workshop, un’officina in cui ci si costruisce la propria identità ideale.

In questo moto il proprietario del profilo cerca di rendersi degno dell’attenzione di coloro che guardano le sue fotografie, nel tentativo di uniformarsi ai canoni di bellezza comuni. Nel farlo, ovviamente, è disposto a rinunciare alle imperfezioni che lo rendono un individuo unico e differente da tutti gli altri, ma gli sembra un prezzo adeguato al successo sui social.

L’altro come supporto dell’Io

Offrendosi al pubblico sempre al proprio meglio, molti utenti social si riducono a utilizzare l’altro come pubblico. 

Non si è interessati a intrattenere relazioni e scambi di opinioni con le persone che guardano le fotografie sul profilo o che interagiscono con i post che vi compaiono: si è interessati unicamente a ottenere l’approvazione della community.

Quando questo non avviene, e si ha l’impressione di essere esclusi dalla community, allora la psiche di chi utilizza i social si rende vulnerabile al rischio depressione.

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Il rapporto con l’altro all’epoca dei social

uso positivo social
(Foto: Pixabay)

Nel momento in cui abbiamo costruito la nostra perfetta immagine sociale e abbiamo ottenuto l’approvazione della community, siamo a un passo da un’altra enorme trappola che i social network tendono alla psiche.

Il rapporto con l’altro risulta estremamente alterato dall’utilizzo dei social network proprio a causa della distanza che si viene a creare tra un attore e il suo pubblico.

L’altro come pubblico

Dal momento che la dimensione dell’alterità è relegata alla sola funzione di pubblico delle azioni e delle manifestazioni dell’Io, molto spesso si arriva a perdere di vista le responsabilità etiche nei confronti dell’altro.

Nello specifico, se una persona che non risponde ai canoni estetici comuni “osa” pubblicare una propria fotografia sui social, ci si sente legittimati usare violenza verbale contro quella persona.

Naturalmente molti di coloro che sono haters seriali sui social, nella vita reale non avrebbero mai reazioni così aggressive nei confronti di qualcuno.

Il problema è che sui social cadono i filtri imposti dall’eticità. I comportamenti etici si instaurano tra persone reali: all’interno di una relazione “attore – spettatore” non ci sentiamo obbligati a tenere un comportamento etico e rispettoso dell’altro.

L’altro come oggetto

Dal momento che sui social tutti sono attori e contemporaneamente tutti sono spettatori, ognuno è oggetto della visione degli altri.

Per questo motivo ognuno diventa, o aspira a diventare, oggetto di desiderio di possesso da parte degli “spettatori”.

Un esempio classico sono le giovani donne che riempiono il proprio profilo di foto provocanti e che lo fanno per generare negli altri il “desiderio di possesso” che sui social si esprime in una forma particolare, ovvero nel voyeurismo: la necessità di avere qualcosa dell’altro senza entrare in alcun modo in contatto con lui.

Guardare fotografie in maniera ossessiva, cercando di carpire dettagli della vita privata della persona ritratta, è voyeurismo che accoglie perfettamente la richiesta di attenzioni da parte di un io – Narciso, che si sente arricchito dallo sguardo e dal desiderio degli altri.

Un uso dei social network positivo per la psiche è possibile?

buoni rapporti social
(Foto: Pixabay)

I consigli per non cadere preda delle trappole che i social network tendono alla nostra psiche è di agire in maniera da evitare gli errori più comuni che si fanno sui social.

Costruire un’immagine aderente al vero

Nella costruzione dell’immagine dell’Io ci si dovrebbe concentrare sul raccontare chi si è davvero e non sul costruire un’immagine falsa, poco aderente alla verità (anche se perfetta e appetibile).

Bisognerebbe anche non fare confronti con gli altri profili e non prestare particolare attenzione al numero di like ricevuti dai propri post rispetto a quelli altrui. Proprio per evitare questo tipo di dipendenza, Instagram da qualche mese ha provveduto a nascondere il numero di like ricevuto da ogni singola fotografia.

Costruire rapporti proficui con l’altro

I social sono il mezzo di scambio per eccellenza. Per evitare l’odio e il cyberbullismo, così pericoloso per gli utenti più giovani e più fragili, bisogna assolutamente ricominciare a considerare gli utenti social come persone reali.

E’ anche assolutamente da evitare l’isolamento solipsistico, ovvero la tendenza a interpretare le parole altrui solo secondo i propri canoni e i propri valori. 

rapporti sociali sui social
(Foto: Pixabay)

Questo attaccamento alla propria prospettiva scatena ogni giorno, soprattutto su Facebook, che si concentra principalmente sulla scrittura di post e di commenti, interminabili scontri e flame che sono una delle più pericolose trappole per la psiche, poiché svuotano di ogni energia mentale e rovinano l’umore di chi vi viene coinvolto anche per giorni.

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