Vittorio Sgarbi: la lettera di scuse alla D’Urso (citando Boccaccio)

Vittorio Sgarbi scrive una lettera alla D’Urso per scusarsi del comportamento tenuto negli studi di Canale 5, ma tirare in ballo Petrarca e Boccaccio non sembra la strategia giusta. Barbara lo riammetterà alla sua corte?

Roberto Sgarbi
Vittorio Sgarbi, a sinistra (Foto: Instagram)

Roberto Sgarbi si è probabilmente reso conto (troppo tardi) che il suo comportamento negli studi televisivi di Barbara D’Urso è stato completamente inqualificabile ma, soprattutto, è stato un enorme autogol.

Secondo le indiscrezioni, infatti, da quando Sgarbi è stato “bandito” da Mediaset ha già perso due ospitate. Oltre al grosso danno d’immagine, quindi, Sgarbi starebbe facendo i conti anche con un importante danno economico che di certo non lo mette in una situazione piacevole.

Proprio per mettere un freno al disastro e tentare di placare l’ira di Barbarella, Vittorio Sgarbi ha deciso di scrivere una lettera aperta, scusandosi e soprattutto spiegando il motivo dell’equivoco.

La lettera di Vittorio Sgarbi per Barbara D’Urso

Vittorio Sgarbi insulta Barbara d'Urso
Sgarbi, d’Urso, Cipriani

Non voleva essere né dissacratorio né provocatorio, Vittorio Sgarbi, nel suo intervento televisivo. Lo afferma nella lettera pubblica che dovrebbe convincere Barbara D’Urso della sua buona fede.

Sgarbi ha deciso di tentare la strada della linea difensiva letteraria, citando a sostegno della sua innocenza addirittura Dante, Petrarca e Boccaccio.

Sgarbi si è infatti spinto ad affermare che, quando ha affermato che Berlusconi o Cairo lo avevano chiamato al telefono per raccomandargli una ragazza, non intendeva utilizzare la parola raccomandare in senso dispregiativo.

Al contrario, sempre secondo la tesi di Sgarbi, in quel contesto (quello televisivo pomeridiano di Canale 5) la sua espressione andava intesa in senso letterario, nello stesso senso, cioè, con cui l’avrebbero utilizzata Petrarca e Boccaccio: “prendersi cura”.

Secondo la versione dei fatti di Sgarbi, quindi, Berlusconi (o Cairo) lo avrebbero chiamato per invitarlo a “prendersi cura” di una giovane ragazza in procinto di partecipare a La Pupa e Il Secchione.

Inutile dire che Barbara D’Urso ha provveduto a cacciare Vittorio Sgarbi dagli studi senza pensare affatto a Dante o Boccaccio, ma soltanto a quanto fosse maleducato e inappropriata l’affermazione di Sgarbi.

Continuando nella sua difesa, Sgarbi scrive: “l’interpretazione malevola di ‘raccomandare’ presuppone un potere superiore o diretto, che io non ho. […] non avrebbe avuto senso raccomandassero a me una ragazza, non essendo io né conduttore né autore, né produttore né direttore”

Per quanto riguarda inoltre l’offesa diretta alla padrona di casa, Vittorio Sgarbi ha spiegato che si trattava di una “evidente insensatezza”, pronunciata in un momento in cui le cose gli stavano rapidamente scappando di mano. Questo è assolutamente vero, dal momento che Sgarbi è arrivato a mandare poco elegantemente a quel paese la presentatrice del quale era ospite, nello sconcerto generale.

 

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Un post condiviso da Chivo Loco 🐐 (@ilchivoloco) in data:

“Posso dunque scusarmi di aver sottovalutato l’uso improprio e univoco del termine ‘raccomandazione’ e l’accezione decisa, nonostante l’impossibilità degli effetti, da Barbara D’Urso. Spero di essere stato chiaro.”

Il problema è che, come appare palese dal tipo di linguaggio scelto da Vittorio Sgarbi, l’intento del critico d’arte non è affatto quello di essere chiaro nelle sue scuse. 

Anche se il lettore medio non dovesse comprendere ciò che Sgarbi ha voluto dire, però, non importa: l’importante è che lo capisca la signora D’Urso e che, con un gesto di grande magnanimità, decida di riammettere Vittorio Sgarbi alla corte Mediaset.

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