Coronavirus | Quarantena, a che cosa serve veramente?

Scuole chiuse, circolazione limitata per alcuni cittadini, il Coronavirus ci fa riscoprire la quarantena ma sappiamo che cosa sia veramente e qual è la sua funzione?

coronavirus quarantena
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Vediamo le cifre e ci spaventiamo. Assistiamo alla messa in atto di provvedimenti mai visti e, non capendo, ci paralizziamo. Questo periodo in cui si parla solo di Coronavirus, spesso senza i dovuti approfondimenti e le indispensabili spiegazioni, è caratterizzato da un diffuso senso di paura, figlio il più delle volte di una scarsa comprensione dei fatti.

Il recente assalto ai supermercati ne è un perfetto esempio. Sentiamo parlare di quarantena, non sappiamo bene di che cosa si tratti ma percepiamo il pericolo di rimanere bloccati, privi di sostentamento, impreparati e così corriamo ai ripari.

Quanto cambierebbe la situazione se invece riuscissimo a comprendere il perché di ciò che accade? Conoscere il significato di termini come “quarantena” potrebbe fare la differenza. Oggi proviamo a farlo insieme.

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Coronavirus e quarantena: proviamo a capire

coronavirus supermercati
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“QUARANTENA.
A cosa serve chiudere le scuole e, in generale, ridurre al minimo la circolazione dei cittadini? Questo è un aspetto che, mi pare, non sia stato spiegato tanto bene dalle autorità pubbliche, e come conseguenza ha portato anche a confusione con le relative scene di “razzie” in alcuni supermercati. Ho fatto delle brevi storie per spiegare con un esempio semplice perché queste misure possono servire.”

A scrivere è Dario Bressanini, chimico, divulgatore scientifico e saggista italiano, di cui vi avevamo già proposto il post riguardante l’amuchina fatta in casa o, per meglio dire, l’igienizzante mani fai da te secondo la ricetta approvata dall’OMS.

Il dottore torna ora a fare chiarezza, cercando di farci capire che cosa sia veramente una quarantena e perché si decide di attuarla. L’idea è che conoscere il significato di quanto accade, comprenderne realmente i motivi sottesi ci aiuti a non paventarci e a non lasciarci travolgere dall’isteria.

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“Lo scopo per esempio di chiudere le scuole o di evitare incontri ravvicinati tra tante persone non è tanto quello di proteggere le persone, i singoli, che comunque hanno un rischio tutt’ora molto, molto basso di prendere questo virus. Il motivo per cui si fanno queste cose è di bloccare il virus”

Per spiegare meglio tutto ciò Dario Bressanini propone un esempio numerico semplice ed efficace:

“Supponiamo che io abbia contratto il viso da qualche parte e in questo momento diventi contagioso. Non esco, rimango bloccato in casa, sto in casa tutto il tempo che serve per far passare il virus e tra due settimane o tutto quello che serve il mio apporto al contagio globale è zero perché l’ho eliminato. Quindi se tutti in questo momento ci chiudessimo in casa per tre settimane il virus scomparirebbe. Ovviamente è del tutto una cosa totalmente irrealistica, non possiamo congelare la vita sociale di nessuno, neanche di un piccolo Paese. tuttavia questo non è del tutto necessario. […] C’è un numero quando si studiano queste epidemie che si chiama R0 che quantifica, dato un paziente infetto e contagioso, quante altre persone riesce a infettare mediamente. Questo numero (le stime non sono ancora precise) si pensa che per il virus sia poco superiore a due. Supponiamo che ci siano a Milano, in una grande città, venti persone che hanno il virus e non sono ancora state isolate quindi ne contagiano altre quaranta. […] Queste venti le togliamo, non sono più infettive ma ce ne sono altre quaranta che ne infettano ottanta. […] Questa è l’epidemia, la fase in cui sta continuamente crescendo il numero. Se però noi rendiamo molto più difficili i contatti con le persone, gli assembramenti in pubblico con tantissime persone, i contatti frequentino me succede appunto per esempio nelle scuole, questo numero si riduce, non è più due perché fisicamente non c’è più l’occasione per i contagio. Questo numero però non è necessario che vada a zero [] Supponiamo che , con el varie restrizione ai movimenti e alle riunioni, si riesca a portarlo a 0,8: allora noi abbiamo sempre le nostre 20 persone ma queste ne contagiano venti per 0,8 che fa sedici. [] Queste 16 a loro volta ne contagiano 13, queste tredici ne contageranno 10 e quindi oramai avete capito: pian piano il contagio scompare. E questo è il motivo principale di tutte queste restrizione: non è la protezione del singolo, che per carità è importante, il fine ultimo, è , come molte misure di sanità pubblica, il controllo dell’infezione”

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“Se non si spiega questo non mi stupisce poi di vedere delle persone che sono genuinamente terrorizzate e impaurite e che fanno razzia al supermercato”

Ancora una volta dunque una comunicazione poco attenta, con scarso senso di responsabilità e poca propensione all’approfondimento ha causato una generale paura, un dilagare del sospetto figlio dell’ignoranza, intesa qui come “ignorare la verità dietro i fatti”.

Ciò che non capiamo, non consociamo, con comprendiamo ci spaventa. Il Coronavirus può allora trasformarsi in un’occasione di crescita: impariamo ad approfondire, indagare, comprendere e conoscere così da non avere più paura.

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