Walter Ricciardi, membro esecutivo dell’OMS, nominato consigliere del ministro della Salute, in un’ intervista, ha comunicato i tempi necessari per lo sviluppo di un vaccino per il Coronavirus
La preoccupazione per la diffusione del Coronavirus è tangibile e soprattutto comprensibile, dal momento che il numero dei contagi è in aumento e i focolai individuati si trovano in due zone di Italia abbastanza estese. Tuttavia, ad amplificare l’ansia e il panico per quest’epidemia sembrerebbe essere proprio la scarsa circolazione di informazioni relative all’evoluzione del virus stesso, alle modalità di trasmissione, ma soprattutto alle tecniche di guarigione.
Nello specifico, i vaccini tradizionali per l’influenza non risultano essere efficaci per il Coronavirus e questo , sebbene costituisca una verità sconfortante, era prevedibile. È necessario, come ha spiegato Walter Ricciardi, membro dell’Oms, in un’intervista, studiare specificatamente un vaccino per questo tipo di virus. Operazione che potrebbe richiedere parecchio tempo, almeno due anni.
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Vaccino per il Coronavirus: i tempi di sviluppo si aggirano intorno ai due anni
I vaccini tradizionali per l’influenza non sono efficaci contro il Coronavirus. La notizia, per quanto prevedibile, getta comunque nello sconforto. Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, come riporta il sito “Adnkronos”, in un’intervista ha spiegato che per debellare l’epidemia, è necessario studiare un vaccino che sia specifico per questo tipo di virus.
I tempi di sviluppo si aggirerebbero intorno ai due anni, ma questo non deve gettare nel panico gli italiani che in ogni caso, nell’eventualità del contagio, saranno assistiti dalle autorità competenti nel migliore dei modi.
Ricciardi, nel cercare di rispondere agli interrogativi che dilagano nel Paese, a proposito della diffusione del virus, ha anche specificato che il contagio è avvenuto in maniera massiccia in Italia, soprattutto in Lombardia e in Veneto, dove sono stati individuati i due focolai, perché nelle settimane precedenti è stato concesso l’ingresso nel Paese a persone provenienti da zone ad alto rischio, che non sono state intercettate nell’immediato e che quindi hanno diffuso l’infezione nei luoghi in cui vivevano.
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Gina D’Antonio