Selfie | Ecco quando sono patologici

Selfie mania? Ecco quando si può parlare di vera e propria patologia.

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Donna che si fa un selfie – Fonte: iStock photos

Chi non si è mai scattato un selfie? Un tempo, si chiamavano autoscatti ed erano decisamente rari o realizzati per un motivo preciso. Oggi, invece, scattare delle foto di se è diventata praticamente una moda. Basta girare tra i social per vedere come le foto personali superino infatti di gran lunga quelle di paesaggi o di foti con amici e parenti.

Ma perché farsi i così detti selfie è diventato così importante? E quando possono rappresentare un problema? Oggi noi di chedonna proveremo a capirne di più, cercando di analizzare il fenomeno e di capire, quando a detta della scienza può rappresentare un problema.

Selfie: quando si tratta di un problema

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Ragazza che si fa un seflie – Fonte: iStock photo

Molti la chiamano selfite e secondo gli esperti è un problema sociale del nostri tempi che se troppo presente può rappresentar un problema. Uno studio apposito ha addirittura stabilito tre stadi per questo problema che vanno dal meno grave al più pericoloso per chi ne soffre.

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Si tratta di uno studio indiano condotto dalle università della Nottingham Trent University e della Thiagarajar School of Management che hanno analizzato circa 400 partecipanti indiani. La scelta dell’India per lo studio non è stata casuale. L’India è infatti il paese che conta più utenti registrati a Facebook e più casi di morti in seguito al tentativo di scattare dei selfie in luoghi pericolosi.

Ciò che è emerso secondo gli studiosi è che ci sono ben tre livelli di selfite che si possono considerare pericolosi:

  • Borderline: Quando si scattano foto di se almeno tre volte al giorno ma senza pubblicarle sui social
  • Acuto: Quando si fanno almeno tre selfie al giorno e si postano tutti sui social
  • Cronico: Quando si fanno seflie per tutto il giorno e si pubblicano più di sei foto di sé sui social

Com’è facile intuire, il cronico è stato individuato come livello più pericoloso.
Ma cosa ci spinge esattamente a fare dei selfie? Gli studiosi hanno identificato sei motivi princopali che sono:

  • Il tentativo di accrescere la propria autostima
  • La speranza di migliora l’umore
  • La voglia di sentirsi connessi con gli altri
  • La ricerca di attenzioni
  • Il bisogno di crearsi dei ricordi
  • La competitività che spinge a dimostrare di essere migliori
  • Più motivazioni ci sono alla base è più può considerarsi grave la selfite.
Donna che si fa un selfie – Fonte: iStock photo

Quanto è grave “soffrirne”? Al momento il mondo scientifico è diviso tra chi reputa la selfite come un disturbo psicologico e chi lo fa rientrare più semplicemente tra i bisogni.

Spesso, però, il confine tra le due cose è davvero sottile e probabilmente, non mancherà molto prima che nuovi studi diano un verdetto più unanime.
Intanto quel che è chiaro è che il bisogno di mostrarsi di continuo nei propri scatti nasconde un narcisismo di base al quale però si vanno ad unire tanti disagi figli dei social. Tra questi ci sono il bisogno di mostrare al mondo di avere una vita perfetta, il bisogno di ricevere complimenti grazie ad un selfie perfetto e quello di far sapere a tutti cosa si sta facendo in ogni singolo istante.

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Donna che si fa un selfie
Donna che si fa un seflie – Fonte: iStock photo

Il grado di gravità di questi bisogni è strettamente legato al tempo che i selfie occupano durante la giornata e al grado di ansia che si prova quando non se ne fanno per diverso tempo.
Ciò che è bene tenere a mente è che farsi troppi scatti può essere considerato un problema nonché l’anticamera di alcuni disturbi psicologici, anche di diverso tipo.

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