Viaggi | L’importanza di un anno all’estero dopo il diploma, cos’è il Gap Year

Sempre più spesso giovani italiani, dopo il diploma, scelgono di fare un anno all’estero con associazioni di volontariato o organizzazioni internazionali: perché conviene farlo.

Studenti sempre più spesso in viaggio dopo il diploma
Studenti sempre più spesso in viaggio dopo il diploma (Istock)

Trovare il proprio posto nella società e nel mondo, è questo che si chiede agli studenti dopo l’esame di Maturità, avendo ancora l’illusione che un pezzo di carta possa fornire tutte le risposte necessarie alle domande dell’età adulta che incombe. Sempre più spesso dopo il liceo gli studenti si sentono smarriti, intrappolati in una routine per anni che, di colpo, perdono e questa mancanza di certezze li destabilizza.

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Gettati come sardine – ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale – nella tempesta societaria e nel caos della quotidianità senza una metà precisa: capita, quindi, frequentemente che il 12% dei ragazzi (questo è quello che riporta l’ultima statistica del Miur) abbandoni un corso universitario appena qualche mese dopo averlo scelto o, peggio ancora, metta da parte definitivamente l’idea di proseguire gli studi.

Viaggi, prendersi il proprio tempo dopo il diploma: perchè è importante

Anno sabbatico dopo il diploma, la scelta di molti studenti
Anno sabbatico dopo il diploma, la scelta di molti studenti (Istock)

Questo accade, secondo gli esperti di psicologia e sociologia, perchè sempre più giovani non sanno cosa vogliono: convinti di proseguire, come fossimo all’interno di un ingranaggio, verso una rotta ben definita. Non è mai così, gli imprevisti della vita sono innumerevoli: specialmente se ci si affida a scelte non ponderate, moltissimi virgulti, infatti, non sapendo cosa fare si lasciano guidare dai genitori.

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I consigli di un adulto possono essere risolutivi, per alcuni, per altri invece sono solamente ulteriore fonte di incertezza: la verità, l’unica plausibile, è che cosa fare da grandi possiamo saperlo soltanto noi. Non può arrivare qualcuno e dirci cosa sia meglio o peggio per il nostro futuro, in troppi sono abituati ad offrire soluzioni a buon mercato. La serenità, però, non è un bene di consumo.

Per questo molti ragazzi, per cercare di capire da dove e in che modo ricominciare, dopo il diploma si sono presi il cosiddetto anno sabbatico: non è un modo per non far nulla come molti ritengono. Infatti in questi 365 giorni un giovane può mettersi alla prova, magari andando all’estero con l’ausilio di qualche associazione e organizzazione giovanile per mettere in pratica ciò che ha imparato negli anni scolastici – senza avere la fretta e le scadenze di un esame – per capire se ama davvero quello che sta diventando oppure no.

“Un Gap Year aiuta a mettersi alla prova in contesti complessi. I ragazzi che lo fanno, tornano più arricchiti, con maggiore autostima. Qualsiasi cosa che si trovano ad affrontare dopo, che sia un nuovo corso di studi o un lavoro, si fa con molta più grinta e sicurezza. Dopo questa esperienza c’è sicuramente un cambio di direzione. Spesso aiuta a capire o confermare che cosa si vuole fare davvero. A condizione che non ci si prenda semplicemente una pausa senza uno scopo preciso, ma ci si assicuri di sapere che cosa si intenda ricavare dal proprio tempo. Magari sviluppare competenze non curriculari che consentono di focalizzarsi sulle proprie vere attitudini”, a dirlo è Alice Riva, presidentessa di Year Out (organizzazione che dal 2006 garantisce esperienze di volontariato all’estero in organizzazioni internazionali per periodi che vanno dalle due settimane ai 6 mesi (i prossimi infoday sono il 28 settembre e il 26 ottobre a Milano alla Fabbrica del Vapore).

Sempre più giovani ricorrono a questo espediente: non è altro che un reset con la consuetudine per reinventarsi altrove. Riva, inoltre, fornisce qualche indicazione in più sui risultati statistici che questa opportunità offre ogni anno: “Un centinaio di giovani dai 18 ai 27 anni parte con Year Out per Nepal, Tanzania, Ghana, Uganda, Camerun o Sud America. Un colloquio conoscitivo permette di abbinarli a un’associazione, per la quale, prima di partire elabora un progetto, personale o di gruppo, di intervento sul campo. Spesso i ragazzi desiderano fare delle attività legate a quello che hanno studiato, che riguardano le loro competenze. Per mettersi alla prova e capire se piace. Sopratutto nell’ambito della cooperazione internazionale”, ha concluso.

Tutto il mondo è Paese, si dice, il più delle volte però non sappiamo quello che ci circonda: viviamo per sentito dire, Year Out, invece, permette di toccare con mano altre realtà per dimostrare una volta di più che esiste – sempre e comunque – un’alternativa. Basta saperla cercare.

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