Serie tv | “The New Pope”, il sequel di Sorrentino divide la critica

“The New Pope” arriva su Sky dal 10 gennaio. Il sequel di “The Young Pope” divide la critica ad un mese dall’uscita. Sorrentino torna a raccontare le contraddizioni del Clero.

John Malkovich in "The New Pope"
John Malkovich in “The New Pope” (Screenshot Sky)

Paolo Sorrentino torna su Sky con l’anno nuovo, dal 10 gennaio infatti rivedremo Jude Law nei panni di Lenny Belardo. Il Papa giovane. La serie “The Young Pope” sorprese tutti proprio per quel suo occhio indiscreto nel concepire la dicotomia fra sacro e profano in un concetto d’avanguardia regista che Sorrentino, con tutti i rischi del caso, ha sempre espresso.

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L’ha fatto parlando di Andreotti, di Berlusconi e adesso, attraverso la macchina da presa, indaga sulle nemesi di un altro Capo di Stato: quando c’è di mezzo il Vaticano, però, i riflettori sono sempre puntati maggiormente. Non poche critiche, infatti, sono state riservate al regista premio Oscar: “Non è un attacco alla cristianità, ma un viaggio nelle contraddizioni del potere cattolico”, spiega, affrettandosi anche a specificare una volta di più quanto l’intera architettura scenica sia “frutto della fantasia degli autori”.

Sorrentino torna su Sky: cosa aspettarsi da “The New Pope”

Il cast di "The New Pope"
Il cast di “The New Pope” (Getty Images)

Senza stare a scervellarsi se ogni riferimento a persone o fatti sia, davvero, puramente casuale, quella serie fece una fortuna inaspettata in fatto di ascolti: divise l’opinione pubblica, al punto che nel 2020 vedremo il sequel. “The New Pope”, dunque, si presenta come sviluppo e approfondimento di quel primo capitolo che ha lasciato quasi tutti tanto stupefatti quanto interdetti.

“The New Pope” non è altro che lo sviluppo e la fenomenologia della nemesi del potere. Sorrentino ci porta dentro quei giochi di palazzo, al pari di un moderno Dan Brown, con l’occhio irriverente della macchina da presa che indugia su ferite ancora aperte per piegarle all’esigenza degli scandali. Il regista campano, infatti, parte dall’assunto che la smania e il ricatto coercitivo che implica la leadership – a qualsiasi livello – porti poi alla dissoluzione di ogni equilibrio sociale e culturale.

Tale teorema viene, in qualche modo, dimostrato strizzando velatamente l’occhio alla cronaca strettamente attuale: anche in tale contesto troveremo due papi, il giovane Jude Law contro l’anziano John Malkovich che si contenderanno oneri e onori del papato. Avanguardia versus classicismo, nel mezzo l’incoerenza più becera che scava nel torbido di ogni carattere fino a stanare le debolezze più invereconde. Non solo, dunque, un ritratto scabroso sui piaceri della carne abbinato alla sacralità di determinati luoghi, ma anche l’inquinamento delle anime che fanno del peccato – prima a livello caratteriale e poi sul piano cattolico – il proprio vessillo nei retroscena per poi cercare alla ribalta un riscatto fittizio.

Nel cast corale tanti nomi internazionali, oltre ai due protagonisti troviamo Silvio Orlando, Maurizio Lombardi, Cecile De France, Sharon Stone e Marilyn Manson. Proprio la presenza di quest’ultimo, data la sua biografia e la carriera artistica intrapresa, ha destato scalpore. Sorrentino ha alzato il tiro ancora una volta per dar vita ad un turbinio di suggestioni dal quale sarà difficile liberarsi.

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