Liliana Segre, il figlio al Corriere della Sera: “Non vi meritate una come lei in politica”

Alberto Belli Paci, in una lettera al Corriere della Sera, torna a parlare del trattamento e dell’ignavia che alcuni politici nei giorni scorsi hanno riservato a sua madre, Liliana Segre, in aula.

Parlamento Italiano (Getty Images)

“A voi che non vi alzate in piedi davanti a una donna di 89 anni, che non è venuta lì per ottenere privilegi o per farsi vedere più brava, ma è venuta da sola (lei sì) per proporre un concetto libero dalla politica, un concetto morale, un invito che chiunque avrebbe dovuto accogliere in un mondo normale, senza sospettosamente invece cercare contenuti sovversivi che potevano avvantaggiare gli avversari politici. A voi dico: io credo che non vi meritiate Liliana Segre!, Alberto Belli Paci, primogenito della senatrice Liliana Segre, commenta così il trattamento riservato alla donna il 30 ottobre di quest’anno, quando al momento della mozione del voto per una commissione proposta dalla donna contro l’odio, l’antisemitismo e il razzismo, alcuni membri del Parlamento hanno deciso di astenersi. Evitando, fra le altre cose, di alzarsi in piedi per rendere omaggio all’anziana protagonista di un pezzo di storia (buia) del nostro Paese.

Il primogenito, in un’accorata lettera al Corriere della Sera, poi continua: Sono allibito da quello che leggo in questi giorni, dalle dichiarazioni dei politici, da questo travisare intenzionalmente concetti come censura, libertà di opinione, difesa della famiglia, antisemitismo, in bocca a chi vorrebbe chiuderci dentro in una Italia sempre più isolata, lontana dai valori liberali nei quali siamo cresciuti e nei quali mi riconosco profondamente. Dove gli uni scrutano con sospetto gli altri, dove ognuno si tiene stretto il proprio tornaconto, la bandiera di partito, la propaganda, le dichiarazioni roboanti”, ha precisato.

Liliana Segre, parla il figlio: “Mia madre ha trovato indifferenza al suo desiderio di giustizia”

Liliana Segre riceve l’Ambrogino d’Oro nel 2010 (Getty Images)

In conclusione, ha risposto provocatoriamente a chi additava la madre di aver promosso certe iniziative esclusivamente a fini strategici e propagandistici: “Guardatevi dentro alla vostra coscienza. Ma voi credete davvero che mia madre sia una che si fa strumentalizzare? Con quel numero sul braccio, 75190, impresso nella carne di una bambina? Credete davvero che lei si lasci usare da qualcuno per vantaggi politici di una parte politica in particolare? Siete fuori strada. Tutti. Talmente abituati a spaccare il capello in quattro da non essere nemmeno più capaci di guardarvi dentro. Lei si aspettava accoglienza solidarietà, umanità, etica, un concetto ecumenico senza steccati, invece ha trovato indifferenza al suo desiderio di giustizia”.

Parole forti e indelebili che, forse, cancellano l’atteggiamento pressappochista di qualche elemento politico che ha preferito guardare altrove piuttosto che incrociare lo sguardo di una donna che, dall’alto dei suoi 89 anni, ancora porta avanti delle battaglie morali, civili e sociali che dovrebbero essere il pane quotidiano di una comunità sempre più lontana dall’essere unita nelle azioni e negli intenti, contro qualsiasi ipotesi di nostalgia e ghettizzazione.

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