L’importanza del Food Sharing contro gli sprechi alimentari

L’importanza del Food Sharing contro gli sprechi alimentari domestici: cos’è e come si fa. Tutte le informazioni per non sprecare il cibo e le ricette da ri-utilizzare

Il food sharing (Istock)

Una gran parte dei rifiuti prodotti ogni anno a livello planetario è composta da cibo. Sembra un paradosso, ma proprio una delle principali emergenze e delle carenze del pianeta, rappresenta lo spreco maggiore dell’uomo. Ogni 365 giorni finiscono nelle discariche circa due miliardi di tonnellate di cibo commestibile. Secondo alcune indagini, diverse aree del pianeta come gli Stati Uniti d’America e l’Unione Europea, i consumatori gettano fino alla metà del cibo che hanno precedentemente acquistato. Uno spreco bello e buono, considerando che la metà della popolazione mondiale, al contrario, muore di fame. Se al mondo ci sono ogni giorno tante persone che non sanno come svuotare il frigorifero e tante altre che non sanno come procurasi da mangiare, perché non condividere il cibo? In Germania il Food Sharing è già una realtà grazie ad un sito online in grado di far incrociare la domanda con l’offerta, in diverse città del Paese. Mentre in tutto il mondo aumentano le iniziative per sensibilizzare consumatori e produttori sullo spreco alimentare, in Germania hanno deciso di passare ai fatti. E’ partito quindi il Food Sharing, una piattaforma web che in pochi mesi ha coinvolto 48.000 persone e promosso la condivisione di poco meno di 700 kg di cibo. Ma che cos’è e come funziona questa pratica di condivisione degli alimenti?

Il Food Sharing: cos’è?

food sharing (Istock)

Le conseguenze di un eccesso di spesa si traducono in un aumento degli sprechi alimentari, eppure le soluzioni per ridurli esistono. Come? Mettendo in pratica il Food Sharing. Nata dall’iniziativa di Valentin Thurn e Stefan Kreutzberger, in poco tempo l’iniziativa è diventata un social network dove, quotidianamente, centinaia di cittadini di Monaco, Amburgo, Berlino e di altre città si scambiano localmente cestini di cibo destinato al macero.
L’idea è tanto semplice quanto geniale. Troppo cibo nel frigo? Si parte per le vacanze e bisogna staccare il congelatore? Sono rimasti alimenti o bevande dopo una festa? Il latte ha pochi giorni di scadenza? Basta rivolgersi a questa piattaforma, dove ognuno può mettere in “vetrina” prodotti che finirebbero buttati via, con la data di scadenza. Vale ovviamente un principio: “Non dare agli altri, quello che non mangeresti tu”. L’iniziativa è aperta a privati, ma anche a produttori e commercianti di alimentari, categorie che hanno a che fare con quantità notevoli di prodotti, destinati al macero. La filosofia di fondo del Food Sharing è: in Germania un panino su cinque finisce nell’immondizia, come una patata su due, come 500 mila tonnellate di cibo all’anno (In Italia ogni cittadino butta circa 146 kg di cibo all’anno).
E intanto un miliardo di persone soffre la fame e ogni 15 secondi un bambino malnutrito muore nel nostro pianeta. E allora ecco le offerte. Dalla pasta alla birra, dalla verdura agli omogeneizzati, fino alla marmellata di fragole. A Weimar qualcuno mette a disposizione «tanta tanta cioccolata!»: 500 grammi, di vario tipo, con scadenza il 30 dicembre. Ad Osnabrueck qualcuno vuole disfarsi del brodo istantaneo, ancora buono fino al prossimo 23 giugno; a Graifswald 30 confezioni di yogurt, commestibili per i prossimi cinque giorni. In più la data in cui è possibile “ritirare” il prodotto per gli interessati.
L’idea fondante è che il cibo si condivide senza tanti sprechi!

Gli sprechi alimentari sono una delle cause del deterioramento ambientale che riguarda da vicino ognuno di noi, soprattutto in periodi dell’anno come quello natalizio, in cui l’abbondanza dei cibi in tavola spesso rispecchia cassonetti pieni di immondizia evitabile ed non necessaria. I dati relativi a questo tipo di sprechi possono darci un’idea dell’importanza delle nostre scelte e delle nostre azioni: nel primo rapporto della FAO sugli sprechi e sulle perdite alimentari si denuncia uno spreco alimentare a livello mondiale pari a 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, equivalente ad un terzo del cibo prodotto per il consumo umano.

Sempre la FAO pubblicò un altro rapporto che costituisce il primo studio sull’impatto ambientale degli sprechi alimentari, aprendo così uno scenario più dettagliato sul tema. Secondo questo studio, per produrre il cibo che poi viene sprecato si utilizzano 250 km³ di acqua dolce proveniente da sorgenti superficiali o sotterranee (blue water), 1,4 miliardi di ettari di terreno agricolo (circa il 30% della superficie di terreno agricolo mondiale) e si producono 3,3 miliardi di tonnellate di gas a effetto serra. Si tratta di cifre davvero impressionanti. Ma quali sono le nostre responsabilità e cosa possiamo fare per ridurre sensibilmente la portata di questi sprechi?

Come fare food sharing: il recupero del cibo senza sprechi

food sharing come si fa (Istock Photos)

Sono sempre di più le start up e le associazioni che si occupano di food sharing e lotta allo spreco alimentare, sensibilizzando le persone sul tema della donazione e condivisione di cibo. In Europa, oltre la Germania che, come abbiamo visto si è già mobilitata da un po’ di tempo, le associazioni e, in questo caso le applicazioni e siti che si occupano di food sharing sono numerose, anche se purtroppo, ancora poco conosciute e usate.  In Italia, per esempio sono da segnalare le esperienze di BringFood, app geolocalizzata che mette in contatto chi ha cibo in eccedenza (privati, enti caritativi, supermercati, ristoranti o mense) con organizzazioni del terzo settore che si occupano della distribuzione alimentare ai più bisognosi: dal 2014 ha aiutato oltre 19mila persone, recuperando oltre 1 milione di kg di cibo.

Last Minute Sotto Casa (LMSC) è, invece, un’iniziativa di social market: la start up torinese mette in contatto negozianti e consumatori, nell’ottica di non far sprecare il cibo invenduto, altrimenti destinato al macero, e far risparmiare gli utenti attraverso una spesa più sostenibile. Equoevento, ad esempio, è una onlus nata nel 2013 a Roma che recupera le eccedenze alimentari degli eventi (catering, matrimoni, ecc.): l’organizzazione ha sfamato oltre 50mila persone, recuperando circa 150.000 porzioni di cibo.  Oltre alle start up del food sharing, nel nostro piccolo possiamo fare molto. La FAO, a questo proposito, ha realizzato delle linee guida per riutilizzare e non sprecare il ciboToolkit – Reducing the Food Wastage Footprint. 

Spreco alimentare: perché intervenire è importante?

food sharing (Istock)

In tema dello spreco alimentare ci riguarda tutti, nessuno escluso! Quando si spreca del cibo non è solo la cosa in se’ che finisce nella spazzatura ma anche tutte le risorse necessarie per produrlo, dall’acqua alla terra, incluso il lavoro di chi lo ha realizzato. Se sprecato, il cibo ha un effetto dannoso sull’ambiente – è responsabile dell’8% delle emissioni globali di gas serra. Con il tempo, i soldi e l’energia necessari per produrre e preparare il cibo, non ha senso sprecare tutto ciò che è ancora perfettamente commestibile. Eppure, in Italia ognuno di noi spreca 65 kg di cibo pro-capite l’anno, principalmente per comportamenti sbagliati nel consumo -in casa e al ristorante. Gli stili di vita ci portano a consumare sempre più pasti fuori casa (sono ben 13 milioni gli Italiani che consumano dai quattro ai cinque pasti a settimana al bar o al ristorante), e gli sprechi alimentari fuori casa rappresentano il 21% del totale. E nel mondo gli sprechi alimentari nel 2030 potrebbero aumentare del 61% rispetto alle quantità attuali. La domanda ora è: Come si può cambiare tutto ciò? La risposta è molto semplice, anzitutto migliorando il comportamento individuale in casa, secondo, ridurre i consumi e riciclare il più possibile.

Mentre, per ciò che riguarda i ristoratori la situazione è ancor più seria. Questo perché la maggior parte degli sprechi alimentari nella ristorazione avviene durante la fase di preparazione degli alimenti (45% del totale), o nei piatti dei clienti (34%), o per deterioramento dei cibi (21%). Di conseguenza, le responsabilità del tanto spreco sono da attribuire agli chef, a coloro che lavorano nelle cucine, ai clienti finali, ma anche ai gestori dei ristoranti che pianificano spesso degli acquisti sbagliati.non tutti i gestori di ristoranti ritengono che limitare gli sprechi porti a un risparmio economico. Non tutti sanno infatti che per ogni dollaro investito nella riduzione degli sprechi alimentari c’è un ritorno dell’investimento fino a 14 dollari e il settore ristorativo appare tra le attività imprenditoriali con i rientri maggiori. Per evitare lo spreco alimentare gestori e chef dovrebbero:

  • pianificare al meglio gli ordinativi di cibo
  • definire con attenzione i menu;
  • evitare il deterioramento dei cibi controllandone date di scadenza e conservazione,
  • riutilizzare il cibo avanzato per nuove e deliziose ricette;
  • permettere al cliente di scegliere la mezza porzione per evitare gli avanzi nei piatti.

Per quanto riguarda il cliente e cioè tutti noi, invece dovremmo essere in grado di capire il nostro livello di fame prima di ordinare i piatti, e in caso di avanzi, avere la possibilità di chiedere un contenitore per portarli a casa e consumarli in un secondo momento. Esiste la cosiddetta Doggy bag da utilizzare appositamente per evitare gli sprechi alimentari al ristorante. Il problema è che la doggy bag molto amata e richiesta dalle popolazioni anglosassoni, non è ancora così utilizzata nel nostro Paese per ragioni prettamente socio-culturali. Secondo uno studio recente, il 90% degli italiani ritiene che nei ristoranti si sprechi una grande quantità di cibo, ma ben il 41% si imbarazza a chiedere la doggy bag. Un vero e proprio paradosso, vero?

Le migliori piattaforme di Food Sharing no profit

Food sharing le piattaforme no profit (Istock)

Urge fare una piccola premessa prima di elencare le miglior piattaforme e App di Food Sharing. Come avevamo già accennato ad inizio articolo, il food sharing nasce in Polonia e la piattaforma (no profit) che si occupa di redistribuire il cibo avanzato è la Foodsharing.de. Ma non tutte le piattaforme sono “oneste” e mirano davvero all’unico obiettivo che dovrebbero, e cioè diminuire lo spreco alimentare. Molte di queste piattaforme hanno, invece, obiettivi diversi, diciamo più mirati al profitto e alla monetizzazione. E’dunque importante, sia per i ristoratori, sia per i privati, avere una conoscenza adeguata prima di scegliere di iniziare a fare veramente del Food Sharing. Dunque il Foodsharing.de è una tra le prime iniziative di foodsharing in Europa che grazie al coinvolgimento di tanti volontari ha costruito una rete paritaria P2P di foodsaver che condividono cibo in eccesso attraverso l’uso della piattaforma (modello sharing for the community) ovviamente no profit, così in Italia vi è la piattaforma BringtheFood, anch’essa no profit, che però mira a ridistribuire il cibo in eccesso di produttori e distributori alle organizzazioni non profit (modello sharing for charity). Un progetto che ha tra i suoi elementi di innovazione e forza la rete sul territorio.

BringTheFood per la Ristorazione rende immediata la donazione delle eccedenze alimentari di mense aziendali e scolastiche, consentendo un recupero e una redistribuzione entro le 24 ore di prodotti freschi e cotti. I gestori delle mense sono in grado di misurare le proprie eccedenze attraverso statistiche sui piatti donati e sul gradimento da parte dei propri utenti. Gli enti caritativi organizzano il giro di raccolta sapendo sempre chi ha qualcosa da donare e cosa. Per i privati, BringTheFood permette a chiunque di usare lo smartphone per condividere le proprie eccedenze alimentari con altri utenti iscritti nella stessa zona. E recentemente ha rilasciato una app per monitorare in casa lo spreco alimentare che facciamo. Come? attraverso l’uso di una lista della spesa sul telefonino, statistiche, tracciamento dei prodotti in dispensa, persino ricette con gli avanzi.

Le migliori piattaforme di Food Sharing orientate al profitto

food sharing le piattaforme (Istock)

Con “orientamento al profitto” non si vogliono intendere piattaforme non oneste, assolutamente, ma semplicemente, in questo caso, si tratta di piattaforme di Food Sharing che mirano a bilanciare la volontà di risolvere il problema degli sprechi alimentari e allo stesso tempo garantire una sostenibilità economica della piattaforma (sharing for money). Stiamo parlando della piattaforma TooGoodTogo, una piattaforma nata in Danimarca ma che recentemente sta spopolando anche in altri Paesi come l’Italia. La piattaforma, opera nel mercato business to consumer (B2C), e raccoglie le offerte di cibo in ottimo stato (ma prossimo alla scadenza e che altrimenti verrebbe gettato) provenienti da panifici, supermercati e ristoranti e il consumatore finale può recarsi sul punto vendita e acquistare i prodotti ad un prezzo estremamente vantaggioso. Il cibo si può comprare direttamente dall’applicazione. Con una doppia opzione: cercare le attività che aderiscono all’iniziativa, oppure individuare un piatto specifico.

Un’altra start up orientata allo stesso genere di servizio ma per la grande distribuzione è la Myfoody. Piattaforma italiana che ha ideato delle “aree anti-spreco MyFoody” nei supermercati partner con la possibilità per gli utenti di visionare in tempo reale sulla app MyFoody le offerte geolocalizzate intorno a loro con uno sconto del 50% di prodotti prossimi alla scadenza che altrimenti verrebbero gettati. In pratica con l’applicazione scopri dove sono gli affari del cibo in scadenza negli scaffali del tuo supermercato di prossimità.

Come fare la spesa per non sprecare cibo (e non solo): la spesa ecologica

food sharing (Istock)

Come potremmo fare per diminuire lo spreco alimentare nel nostro piccolo? Come prima cosa dovremmo imparare a fare la spesa. Una buona spesa ecologica, che rispetti l’ambiente e non lasci spreco in abbondanza è il primo passo da fare. Vediamo di seguito alcuni suggerimenti da prendere in considerazione prima di andare a fare la spesa:

  • privilegiare le aziende che utilizzano packaging riciclabili e proporzionati rispetto al contenuto; in questo modo si riducono molto i rifiuti;
  • acquistare frutta e verdure di stagione;
  • preferire prodotti a chilometro zero o a filiera corta;
  • usare meno detersivi, preferibilmente alla spina;
  • organizzare una lista della spesa per acquistare solo quello che serve effettivamente, in modo da evitare di dover buttare il cibo nella spazzatura.
  • vietare il più possibile i prodotti monouso: bicchieri e piatti di plastica, tovaglie monouso, tovaglioli di carta eccetera eccetera.
  • Non buttare mai gli abiti dismessi, soprattutto quelli dei bambini, che vanno sostituiti in continuazione. Le soluzioni per riciclarli sono molte: scambiarli con parenti e amici, venderli al mercatino dell’usato o sui siti specializzati, donarli alle associazioni benefiche, portarli nei contenitori per la raccolta di abiti usati che ci sono ormai un po’ ovunque.
  • Non buttare gli oggetti che non usiamo più o i regali che non abbiamo gradito: quel portafiori che proprio non ci piace potrebbe stare bene a casa di un’amica, il cellulare che ci sembra ormai superato potrebbe fare la felicità di nostra suocera. Un’alternativa al regalare gli oggetti che non usiamo più o che non ci piacciono è portarli ai mercatini dell’usato che sono ormai ovunque o venderli tramite i siti web specializzati. Una terza possibilità è quella di trasformare: quel mobile non sta più bene nel nostro salotto? Possiamo trasformarlo o dargli un’altra destinazione. Il concetto resta lo stesso: non produrre rifiuti, dare nuova vita agli oggetti. Riusare, riciclare, trasformare, ma non buttare o, comunque, buttare meno possibile. Ovviamente, per imparare a buttare meno, bisogna prima di tutto abituarsi ad acquistare meno.

Cosa cucinare con gli avanzi, le ricette anti-spreco

food sharing cosa cucinare con gli avanzi (Istock Photos)

Un ottimo modo per non sprecare il cibo avanzato è quello di rinnovarlo in nuove e gustosissime ricette. Vi sono un’infinità di idee per non sprecare gli alimenti del giorno prima. Riutilizzare il cibo avanzato ricavandone delle squisite portate comporta numerosi vantaggi: anzitutto il risparmio economico che ne deriva. Secondo l’impatto ambientale che sarà notevolmente minore non sprecando il cibo avanzato. Conseguentemente meno spazzatura e più soldi in tasca! Vediamo alcuni consigli su come rielaborare il cibo avanzato in deliziosi piatti tutti da gustare!

1. Come usare i legumi avanzati: polpette di ceci e zucchine al forno

food sharing, ricetta polpette ceci e zucchine (Istock)

Oggi proponiamo i ceci come legumi avanzati ma, sia chiaro, le Polpette potete farle adoperando anche altri tipi di legumi come lenticchie, fagioli borlotti, fagioli corona, ecc. Magari, un’idea carina è quella di frullarli tutti insieme in un mix di legumi. Perfetti per un secondo piatto leggero e vegetariano. Invece, per la ricetta proposta con i ceci, vediamo di seguito gli ingredienti:

Ingredienti (per 4 persone)

  • 200 gr di ceci avanzati del giorno prima
  • 2 cucchiai di semi di sesamo
  • 150 gr di zucchine
  • 50 gr di grana
  • 3 uova
  • 150 gr di carote
  • pane grattugiato q.b.
  • sale q.b.
  • pepe nero macinato q.b.

Procedimento

Per preparare le polpette di legumi iniziate con:

  • Lavate e mondate le zucchine e le carote poi grattugiatele e passatele velocemente in padella con un filo d’olio e un pizzico di sale.
  • Unite le verdure ai ceci tritati
  • Proseguite unendo un uovo, il grana e il sale.
  • Impastate bene e con il composto ottenuto formate le polpette schiacciandole leggermente con le mani.
  • Sbattete le due uova rimaste e in un piatto mescolate il pane grattugiato con i semi di sesamo.
  • Passate le polpette nelle uova sbattute e poi nel pane grattugiato.
  • Trasferite le polpette su di una teglia foderata con carta da forno e infornate in forno già caldo a 220° per 10 minuti.
  • Sfornate e servite con un contorno di patate arrosto se preferite o un’insalata verde

2. Come usare le verdure avanzate: la ricetta della Frittata di verdure al forno

food sharing, frittata di verdure al forno (Istock)

Le verdure come avanzo è un alimento facile da usare. Con le verdure si possono fare una varietà infinita di piatti, dai Timballi, ai sughi, siano ai condimenti per le paste. Oggi vogliamo usare le verdure avanzate per creare una squisita Frittata al forno le verdure. Vediamo la ricetta:

Ingredienti (per 4 persone)

  • 5 uova
  • 4 cucchiai da tavola di parmigiano reggiano
  • sale q.b.
  • pepe nero q.b.
  • Olio extravergine d’oliva q.b.
  • timo 1 rametto
  • carote 1
  • mezza melanzana
  • sedano 1
  • zucchine 1
  • pomodori 1
  • cipolle
  • patate 1
  • peperoni rossi 1
  • burro q.b.

PS: potete usare qualsiasi verdura avanzata, spinaci, bieta, scarola, ecc. I tempi di cottura sono di 10 minuti.

Procedimento

  • Per realizzare la ricetta della frittata al forno con le verdure per prima cosa bisogna incidere il pomodoro, sbollentarlo in acqua bollente circa 30 secondi, privarlo dei semi e dell’acqua di vegetazione. Tagliare tutte le verdure a listarelle sottili.
  • Cuocere le verdure al vapore per 5/6 minuti all’infuori del pomodoro. ( Se gli avanzi sono già cotti va bene lo stesso, passate questo procedimento)
  • Imburrare una pirofila di pirex del diametro di 20 cm, mettere all’interno le verdure cotte a vapore ed il pomodoro tenuto da parte, salare.
  • Aggiungere l’uovo sbattuto con parmigiano sale e pepe. Miscelare e distribuire le verdure in modo uniforme.
  • Passare in forno caldo a 180° statico per circa 20 minuti più 3 di grill massima potenza.

Puoi conservare questa frittata in un contenitore, messo in frigorifero, per 24 ore.

3. Come usare gli avanzi dei dolci: consigli sul cioccolato e la ricetta del Budino al cioccolato

food sharing ricetta del budino al cioccolato (Istock Photos)

Per quanto riguarda, infine, gli avanzi di dolci, per esempio dolci natalizi o pasquali, possono essere ovviamente usati per preparare altri dolci: panettone, pandoro, colomba,  per esempio, sono tutte ottime basi per torte senza cottura; i torroni possono essere utilizzati per realizzare gelati o semifreddi casalinghi; il cioccolato  oppure le uova di Pasqua possono essere fuse e versate sulla frutta secca per ottenere gustosi dolcetti mono porzione; caramelle e dolcetti di marzapane possono essere usati per decorare con allegria le torte dei bambini. Consigliamo di seguito come riciclare il cioccolato componendo un semplice e delizioso budino al cioccolato senza farina e burro!

Ingredienti per il Budino al cioccolato senza farina e burro  (dosi per 6 persone)

  • 1 l Latte fresco
  • 150 g Zucchero
  • 250 g Cioccolato fondente
  • 90 g Amido di mais (maizena)
  • 1 bustina Vanillina

Procedimento

  • In un pentolino mettere il latte, lo zucchero, la vanillina, e l’amido di mais mescolando bene per non far formare grumi.
  • Mettere il pentolino sul fuoco mescolando di tanto in tanto e portando a bollore il composto.
  • Una volta che sarà ben caldo unire il cioccolato fondente spezzettato in piccoli pezzi e mescolare tutto.
  • Cuocere ancora per 2 – 3 minuti e togliere dal fuoco.
  • Trasferire il composto in stampini da budino ( con queste quantità potrete realizzare circa 6 budini se utilizzerete degli stampini medi del diametro di 10 cm ).
  • Lasciate i budini al cioccolato intiepidire per 10 minuti poi trasferiteli in frigorifero per almeno 8 ore in modo tale che si rapprenderanno bene.
  • Una volta belli sodi, capovolgeteli su piatti da portata magari accompagnandoli con panna montata.
  • Se non avete gli stampini da budino potete far raffreddare il composto in una ciotola di vetro e poi dividete in coppette o bicchieri.

Potrete personalizzare il vostro budino al cioccolato anche con varie spezie aggiungendone per ogni porzione una punta di cucchiaino di Anice, buccia di arancia, Cannella o ciò che vi avanza in dispensa. Inoltre per personalizzare il vostro Budino potrete inserire all’ interno mandorle tritate, nocciole tritate, zuccherini colorati o gocce di cioccolato extra. I vostri figli o nipoti ne saranno ghiotti e voi non avrete sprecato nulla.

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