In Bangladesh una studentessa è stata bruciata viva dopo aver denunciato le molestie subite dal preside della scuola. Sedici uomini sono stati condannati a morte.
Le proteste per la studentessa bruciata viva in Bangladesh – Fonte: La Repubblica
Le proteste per la studentessa bruciata viva in Bangladesh
La studentessa diciannovenne Nusrat Jahan Rafi, è morta dopo essere stata bruciata viva a scuola.
La causa dell’omicidio sarebbe che la ragazza avrebbe denunciato il preside della sua scuola per molestie sessuali.
Il 6 aprile scorso, dopo che la giovane si era rifiutata di ritirare la denuncia contro il dirigente scolastico di una scuola islamica di Feni, la vittima fu cosparsa di benzina e data alle fiamme.
Studentessa bruciata viva in Bangladesh: le dinamiche della tragedia
La giovane studentessa aveva denunciato alla polizia di essere stata palpeggiata dal dirigente scolastico della sua scuola, Siraj Ud Doulae.
Non avendo voluto ritirare la denuncia come le era stato chiesto, il 6 aprile di quest’anno, la vittima, dopo essere stata attirata sul tetto della sua scuola, è rimasta gravemente ferita dopo che cinque persone che indossavano il burqa le hanno dato fuoco, con lo scopo di farlo sembrare un suicidio.
Fortunatamente la ragazza non morì sul colpo. Essa stessa, infatti, riuscì a registrare un video sul proprio cellulare e a mandarlo al fratello, dicendo: “il professore mi ha toccato, ma io combatterò questo crimine fino al mio ultimo respiro”, per poi concludere il video facendo i nomi dei suoi cinque assassini.
Il 10 aprile Nusrat è morta a causa delle ferite troppo gravi riportate.
Dopo la morte della giovane, l’intero Bangladesh era sotto shock. La tragedia, infatti, ha subito scatenando numerose proteste.
La conclusione del processo: 16 persone sono state condannate a morte
Il processo in questione è stato uno dei più veloci della storia del paese per tutto ciò concerne le molestie sessuali.
Le indagini hanno confermato la cospirazione per far tacere la ragazza. Tra gli accusati troviamo tre professori – tra cui il preside che ha ordinato l’uccisione – e altri due esponenti della «Lega Popolare Bengalese».
Inoltre, i giudici hanno accertato che anche alcuni dei poliziotti locali erano coinvolti nel crimine. Sembrerebbe infatti che i poliziotti in questione avevano diffuso informazioni false per far credere all’intero paese che la ragazza si fosse suicidata.
“Nessuno dei colpevoli sarà risparmiato dall’azione legale”, afferma il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina.
Le molestie sessuali in Bangladesh sono all’ordine del giorno
Secondo quanto riportato dal giornale La Stampa, l’80% delle donne che lavorano nel settore dell’abbigliamento, in Bangladesh, hanno subito almeno una molestia sessuale. Le percentuali sono il risultato di un rapporto del 2018 di ActionAid.
Solitamente, le donne che denunciano le molestie vengono subito emarginate e diventano anche soggetto di ulteriori violenze o umiliazioni.
Il caso di Nusrat Jahan Rafi è stato diverso perché la ragazza andò a denunciare direttamente alla polizia, a cui forní il filmato successivamente diffuso dal media locali.
Lucia Schettino
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