Lavoro e disabilità: ancora troppe persone disoccupate, l’allarme dei sindacati

A qualche mese dalla Giornata Internazionale delle persone con disabilità facciamo il punto della situazione, per molte persone in questa condizione parlare di lavoro è ancora un problema.

800mila persone con disabilità sono ancora senza lavoro (Getty Images)

Tra qualche mese sarà la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, ormai scandiamo il tempo a suon di ricorrenze e giornate dedicate, ma il 3 Dicembre – nello specifico – è importante poiché ricorda come quel giorno di appena trentotto anni fa si sia compiuto un ulteriore passo verso l’integrazione. Parlare di passi, associato alla disabilità, diventa d’obbligo nel momento in cui si pongono degli obiettivi: l’obiettivo comune, da tempo, è garantire una qualità della vita migliore a chi vive una condizione psico-fisica differente.

Guardare le cose da un’altra prospettiva non è sempre una scelta, ma diventa un obbligo morale e civile davanti ad una fetta di popolazione sempre maggiore che intende far sentire la propria voce a livello culturale, politico e sociale. Proprio per questo, dal 2006, dopo un lavoro pluridecennale delle Nazioni Unite, è stata ratificata la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Da allora, determinate esigenze e attenzioni sono riscontrabili anche su carta. Come un monito per tutti gli stati membri. In sostanza è importante concentrarsi sulle qualità e caratteristiche della persona piuttosto che sulla sua – eventuale – disabilità. Infatti, anche a livello di glossario, è stato adottato il termine persone con disabilità (che dovrebbe sostituire il più comune “disabili”), proprio per evitare un’aggregazione asettica e informe.

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Disabilità e lavoro: “800mila persone iscritte al collocamento mirato non hanno ancora un impiego”, l’allarme dei sindacati

Lavoro e disabilità, nel nostro Paese c’è ancora molto da fare (Getty Images)

Il mondo della disabilità e molto vasto, presenta patologie più comuni e altre meno, perciò è fondamentale domandarsi, ogni volta, a che punto siamo come Paese e, in particolare, come società. Dopo quasi quarant’anni, in Italia, qualcosa si è mosso dal punto di vista dell’inclusione e dell’accessibilità, anche grazie all’apporto di associazioni e organizzazioni specializzate. Non c’è più imbarazzo a parlare di disabilità, tuttavia è rimasto un po’ di clamore: specialmente nell’apprendere quanta strada ancora c’è da fare per offrire una qualità di vita che sia all’altezza.

L’hanno ribadito le più alte cariche dello Stato, in particolare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e le varie sigle sindacali che coniugano spesso accessibilità e occupazione: “Sono più di 800 mila le persone con disabilità in cerca di lavoro iscritte al collocamento obbligatorio e la situazione, negli anni, tende a peggiorare, aumentano gli iscritti e gli avviamenti non sono affatto sufficienti”, un campanello d’allarme che risuona non solo dalle parole di Nina Daita – Responsabile delle politiche per la disabilità della Cgil.

Infatti, secondo gli ultimi dati ISTAT, soltanto il 13% delle persone con disabilità ha trovato un’occupazione tramite il collocamento mirato. Una percentuale di occupanti troppo bassa che denota, appunto, come sia presente un’offerta ma manchi l’adeguata domanda: vale a dire che le imprese, nonostante guardino come una possibile risorsa alle persone con disabilità, nella sostanza sono restie ad assumere. Colpa della congiuntura economica? Forse, ma non solo. Intanto, Fontana – Ministro della Famiglia e della Disabilità nella precedente legislatura – ha preferito tacere. Mentre Elena Bonetti, attualmente in carica, temporeggia sul tema. Un silenzio assordante che sottolinea ulteriormente il momento di smarrimento. Se il lavoro nobilita l’uomo, per non disperdere gli importanti obiettivi raggiunti dal punto di vista dell’integrazione, sarebbe meglio favorire l’integrità con prese di posizione capillari: ragionare sul concetto di collettività e bene comune, per trasformare numeri desolanti in occasioni da cui ripartire.

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