Gli effetti terapeutici del THC, in che modo la Marijuana diventa una risorsa

Quando si parla di Marijuana, spesso, si accende il dibattito sociale e politico ma quanto ne sappiamo? Abbiamo raccolto il parere di alcuni esperti, ecco quello che bisogna sapere.

Le potenzialità curative della Cannabis sono innumerevoli (Getty Images)

Secondo gli ultimi dati ISTAT, i consumatori di Marijuana nel nostro Paese sono circa sei milioni. La statistica è emersa dall’ultima relazione annuale al Parlamento del Dipartimento delle politiche antidroga, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. La Cannabis, quindi, è uno dei maggiori beni di consumo nella nostra Penisola. Anche se è, tuttora, vietata. Possiamo constatare, infatti, come, in Italia, non sia consentito l’utilizzo di droghe leggere (in base alla legge Jervolino-Vassalli del 1990, art. 75) senza essere, però, un reato.

Chi fa uso di Marijuana commette un illecito, la differenza è sostanziale, soprattutto in merito alle sanzioni: il consumo di droghe leggere, nello Stivale, viene punito con delle sanzioni amministrative (che vanno dalla sospensione della patente al ritiro dell’eventuale licenza di porto d’armi) anziché con delle pene. Questo comporta dei rischi che, però, corrono in molti perché la sostanza fa gola ed alimenta, purtroppo, lo spaccio. Il vero motivo per cui questa pianta viene bollata ancora con infamità.

Essendoci un divieto, spesso, viene reperita attraverso canali non convenzionali che alimentano il movimento e la prosperità delle organizzazioni criminali. Visto che la domanda – non solo a livello di mercato – è crescente. Mentre l’opinione pubblica e politica si divide su una possibile legalizzazione, in toto, della Cannabis (divenuta – in più di un’occasione – oggetto di propaganda), ci siamo chiesti: la Marijuana fa davvero così male?

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Salute: i benefici della Cannabis terapeutica alle persone con disabilità

In Italia il consumo di Cannabis è in aumento (Getty Images)

La verità sta nel mezzo, dipende dalle dosi e dall’utilizzo che se ne fa: vale sia a livello legislativo, tant’è che una determinata quantità giornaliera – stabilita dalle tabelle ministeriali – viene accolta diversamente dalla Giurisprudenza e relegata sotto la voce “consumo personale”, sia a livello salutare. Tiriamo in ballo la salute, perché la Cannabis, attraverso il THC che è il suo principio attivo maggiore, può essere addirittura terapeutica. La cura è peggio della malattia si potrebbe pensare, ma questo concetto viene smentito quotidianamente dalle persone con disabilità che, per convivere serenamente (nei limiti del possibile) con determinate patologie, ne fanno uso.

Nel cancro, ad esempio, i cannabinoidi inducono la morte delle cellule tumorali, impediscono la rigenerazione di vasi sanguigni – che potrebbero inviare nutrienti fra le cellule cancerose – e diminuiscono la capacità delle cellule tumorali di muoversi e invadere altri tessuti. Per quanto concerne l’Alzheimer, invece, la Cannabis protegge i neuroni durante le neuroinfiammazioni grazie alle elevate proprietà antinfiammatorie. Il tetraidrocannabinolo, inoltre, svolge un ruolo immunomodulatore (cioè riduce gli attacchi dell’organismo e la morte neuronale) nei malati di Sclerosi Multipla. Una testimonianza autorevole arriva dal Professor Diego Centonze, neurologo dell’Università di Tor Vergata: “In Italia sono prescrivibili due differenti preparazioni a base di cannabinoidi: il Sativex e il Bedrocan. Il Sativex, laddove esiste l’indicazione corretta, può essere prescritto dai medici che si occupano di Sclerosi. I pazienti ricevono il trattamento in modo gratuito, completamente rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale. Così non è per preparazioni diverse che devono essere invece, il più delle volte, importate. Attualmente c’è l’idea di iniziare una produzione nazionale, ma per il momento l’Italia importa preparazioni dall’Olanda, che hanno una validità terapeutica, spesso non sovrapponibili al Saltivex. Coloro che usano, sotto il controllo medico, la Cannabis ne riscontrano l’effettiva utilità. Il problema, forse, sta nella commistione e nel passaggio veloce dall’uso terapeutico all’uso ricreativo”.

Cannabis light e Cannabis terapeutica: qual è la differenza?

Insomma, la Cannabis può essere una risorsa e non esclusivamente una piaga sociale, quindi, negli ultimi tempi sono stati fatti dei passi per rendere questa sostanza più appetibile. A cominciare dalla messa in circolazione di Cannabis light (oggetto di discussione e polemiche nel corso della precedente legislatura), una sorta di Marijuana accettabile che governa il tasso di THC, gestendo l’eventuale effetto psicotropo, con percentuali che vanno dallo 0,2 allo 0,6%. La materia prima è disponibile in tutta Italia, presso rivenditori autorizzati che, però, ultimamente stanno avendo qualche problema con le Fiamme Gialle. I controlli, infatti, sono serratissimi, poiché ci sono determinati valori da rispettare per consentire la vendita. Son proprio quelli a determinare se la Cannabis può essere usata a scopo farmacologico, oppure no.

Quindi, Cannabis light e Cannabis terapeutica non sono la stessa cosa. A livello ospedaliero, la Marijuana viene prescritta dal medico di base, a sua discrezione o sotto sua responsabilità, per alleviare alcuni sintomi solo nel caso in cui i trattamenti classici non siano stati sufficienti o non vengano tollerati dal paziente. Può essere, poi, assunta soltanto tramite tisana o per inalazione.

Oltretutto, le cose cambiano sensibilmente anche dal punto di vista della produzione: al momento, l’unico luogo autorizzato a produrla – nel nostro Paese – è lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Lì si produce “Cannabis FM-2”, nata da un progetto pilota promosso dal Ministero della Salute in collaborazione con il Ministero della Difesa. Il prodotto che vien fuori dalle terre toscane, sinora, è considerato il più attendibile. Anche rispetto alla medesima sostanza importata dall’Olanda. Ci sarebbero maggiori controlli, con buona pace degli scettici che storcono il naso a fronte dei costi piuttosto elevati (100mg equivalgono a 75 euro di spesa). Per questo, recentemente, si sta pensando di allargare il giro di produttività.

La proposta arriva dal Comune di Saracinesco, in provincia di Rieti, dove il sindaco Marco Orsola lancia la sfida: “La scienza ci sta convincendo, giorno per giorno, che il principio attivo contenuto nella Cannabis ha delle proprietà curative straordinarie. Dunque, credo che valga la pena percorrere, in maniera intelligente e scientificamente fondata, questa strada. Abbiamo lanciato già un messaggio alle autorità perché pongano un’attenzione vera al mondo della Cannabis, sfrondando quell’insieme di pregiudizi che lo circonda anche per non alimentare il mercato clandestino. Noi puntiamo alla costruzione di un bioparco fitoterapico dove si possano praticare cure alternative: disponiamo di quindici ettari di terreno, delimitati dal fiume Aniene. Lo scenario che ipotizziamo è quello di poter coltivare, insieme agli enti di ricerca che sono partner di questo progetto (Università di Tor Vergata e Università della Tuscia), Cannabis terapeutica da poter somministrare ai futuri pazienti del nostro Villaggio della Salute”.

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