“Sai tenere un segreto?”: le conseguenze psicologiche del pettegolezzo

“Sai tenere un segreto?“: le conseguenze psichiche del pettegolezzo. Cosa succede alla nostra mente quando sveliamo un segreto non nostro e cosa succede quando riusciamo a tenerlo tutto per noi

bugie che ci diciamo Sai tenere un segreto? (Istock Photos)

Quante volte vi sarà capitato di sentire da una persona amica la frase “Sai tenere un segreto?”. Scommetto che, dai vostri primi ricordi legati all’infanzia sino ad oggi, nell’età adulta, sarà capitato almeno un migliaio di volte! E voi, come reagite a questa domanda? Sai tenere davvero un segreto, una confessione oppure, sei tra quelle persone che svelano tutto alla prima persona che passa per caso da lì? Anche se tutte, e dico tutte, pensiamo che “no, io non svelerei mai una segreto di una mia amica”, be in realtà coloro che non lo fanno sono davvero pochissime. Cosa spinge le persone a “spettegolare”? Molti penseranno che coloro che non riescono a mantenere un segreto sono quelle persone che non hanno proprio nulla da fare, persone annoiate che, pur di dare un senso alla propria giornata, di aggiungere quel pizzico di novità, svelano anche la minima sciocchezza svelatavi da un’amica 5 minuti prima (che poi amica non è per voi). Ma, noia e repressione a parte, non tenere un segreto per se svela ben altre cose in cui la psicologia e la scienza danno ampio spazio. Si prova un sottile piacere nel rivelare un segreto a qualcuno. Un senso di misterioso potere che abbiamo solo noi nelle mani e che quindi possiamo controllare a nostro piacimento. Anche se sembra morbosamente strano è così, a livello inconscio la nostra mente reagisce così. Ma non solo questo. Il pettegolezzo si trasforma spesso in un meccanismo di controllo sociale, che conferisce un certo potere a chi lo pratica. Si colloca al centro dell’attenzione delle persone sensibili ad ogni tipo di informazione distorta, la quale permette loro di uscire per un attimo dalla routine e di avere un nuovo stimolo con cui distrarsi. Spieghiamo davvero le conseguenze e le cause che spingono una persona a non saper tenere un segreto tutto per lei. Valutiamo anche gli effetti positivi su mente e corpo che, invece, hanno quelle (poche) persone che al contrario riescono a mantenere un segreto per loro. Esistono e magari siete proprio voi. Scopriamolo

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“Sai tenere un segreto?”: gli effetti del pettegolezzo sulla mente

sai tenere un segreto? L’effetto del pettegolezzo (Istock)

Alcuni affermano che tenere nascosto un segreto non sia una buona cosa, anzi. Tuttavia, molto più di frequente capita di ferire o essere feriti proprio quando si rivela una confidenza. Perché ci sono cuori traditori che ci fanno sentire degli ingenui quando offriamo loro le chiavi della nostra anima. Non possiamo negarlo. Tutti abbiamo il nostro oceano privato e in profondità vi nascondiamo i nostri più intimi segreti, protetti da tante catene e lucchetti. Di tanto in tanto, torniamo a quegli angoli segreti, con molta attenzione, per ricordare qualcosa. Un dettaglio. Un’immagine. Un piacere nascosto o anche un momento traumatico del passato. Spettegolare, fare chiacchiera, parlare alle spalle sono tutti modi per indicare quell’attività tanto cara al genere umano che prevede il parlare e vociferare dei fatti degli altri, come un morbo da una bocca all’altra si attacca sempre più e pare non abbia mai una sua fine. Inutile dire che il pettegolezzo esiste da sempre e che stare ad osservare come si comportano gli altri, dove sbagliano (sbagliano per chi?), come avrebbero potuto fare meglio, può essere per alcuni un piacevole passatempo. C’è da dire che, se gli impegni e i ritmi frenetici hanno un po’ ridotto il tempo da poter dedicare al pettegolezzo, dall’altro lato la sempre maggiore frequenza con cui si utilizzano i social network dà al pettegolezzo un sapore nuovo con strumenti nuovi. Non più forse lo spiare dalla finestra, controllare la macchina o chiedere in giro, ma vere e proprie attività di indagine e di ricerca su profili Facebook e Instagram, chiacchierate con amici di amici di amici (ma che amici??) su Whatsapp. Tutto per sapere, per capire, per chiacchierare e per avere di che parlare anche forse. Ma perché tutto questo impegno solo per spettegolare? Quale è il bisogno che si cela dietro?

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Spesso mantenere un segreto provoca, inevitabilmente, l’assunzione di un atteggiamento ingannevole. Lo fa chi, ad esempio, ha una dipendenza e in questo modo fa del male a se stesso e agli altri. Lo fa anche chi non ama più, chi non prova più affetto verso le persona con cui vive, ma sceglie di stare zitto e di andare avanti per paura, per indecisione, per abitudine o per una combinazione di tutti questi fattori. Non stupisce che siano proprio le persone più “strette”, ma non per questo più amiche, a parlare di più e ad avere più elementi per poter disquisire e fare trattati su cosa e come sarebbe stato meglio fare.

Perché si spettegola? I fattori psicologici dei pettegoli

Sai tenere un segreto? (Istock)

Quando si pensa allo “spettegolare” si pensa inevitabilmente alle donne ma, sorpresa sorpresa, il pettegolezzo è nato dall’uomo (maschio). Ebbene sì, nell’antichità spettegolare aveva una funzione adattiva: durante i giorni di caccia, infatti, permetteva di distinguere le persone di cui potersi fidare dai nemici e consentiva la creazione di rapporti utili alla sopravvivenza. I pettegolezzi servono a diversi gruppi di persone per essere più coesi e per posizionarsi di fronte a qualcuno. Questi comportamenti risultano piacevoli per le persone, liberano endorfine e aiutano a superare lo stress. La lingua non ha ossa, eppure è abbastanza forte per provocare dolore attraverso pettegolezzi e voci di corridoio. Si tratta di un virus letale che si placa solo quando giunge alle orecchie delle persone intelligenti Ecco quindi cosa si nasconde dietro la necessità di parlare dei fatti degli altri: 

  • modalità di fare gruppo e costruire relazioni: spettegolare può essere visto come una modalità di costruire relazione e di fare gruppo, seppur ai danni di qualcun altro, il malcapitato, quasi sempre assente, di cui si parla.
  • un modo per emarginare un’altra persona:Può essere un’arma per emarginare qualcuno o renderlo inviso agli altri, parlandone sicuramente in maniera poco lusinghiera
  • rafforzare legami: spettegolare potrebbe anche essere un modo per rafforzare legami sulla base di antipatie comuni, quindi con un valore psicologico e sociale. Condividere un problema o semplicemente un’antipatia dà alle persone un naturale terreno comune, indubbiamente un vantaggio a livello psicologico, perché dà sicurezza. Potrebbe persino passare in secondo piano la realtà dei fatti, talmente ci si avventura nella costruzione e nello scambio di idee e pensieri.
  • Moneta di scambio: Alcuni utilizzano il segreto come “moneta di scambio” per ottenere considerazione, favori, appartenenza. Offrono lo “scoop” in cambio di accettazione.
  • La famiglia: questi tipi di pettegoli sono coloro che vivono con amici o familiari e pensano ai componenti familiari come a dei vasi comunicanti per cui ciò che sa uno lo devono sapere tutti.

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Perché non riusciamo a tenere un segreto? E’ tutta colpa di alcuni bisogni profondi

Ecco la ragione sorprendente per cui le persone amano spettegolare Sai tenere un segreto ?Fonte: Istock

Spettegolare dà modo di soddisfare alcuni bisogni profondi, indubbiamente ha quindi dei vantaggi sociali, di cui si servono alcuni tipi di persone, che probabilmente sono manchevoli di altri tipi di risorse per intrattenere rapporti e affermare sé stessi. Ma quali sono i bisogni che si nascondono dietro al pettegolezzo?

  1. Bisogno di essere il più forte. Se sono io a parlare male degli altri, gli altri mi rispetteranno per non essere poi sparlati. Una sorta di contratto inconsapevole.
  2. Bisogno di far parte del gruppo. A volte capita di parlar male di qualcuno che neanche effettivamente si conosce, ma, per amore di essere inclusi, ci si adegua all’argomento comune, iniziando ad interessarsi alle sorti e ai fatti del malcapitato.
  3. Bisogno di ridurre la tensione. Innanzitutto, consente di sentirsi al sicuro. Se si può parlare male di qualcuno, si può stare tranquilli di essere nel “giusto”.
  4. Bisogno di rafforzare i legami. Parlare male di qualcuno, non ben visto da entrambi, crea una forte alleanza contro il “nemico” comune. Può essere il caso dei gruppetti che si creano sul posto di lavoro.
  5. Bisogno di autostima. Può sembrare assurdo il fatto che una persona che parli male di altri e che sembri pertanto sicura di sé, seppur per spettegolare, sia poi in realtà una persona con delle falle nell’autostima. Ma da un’analisi più accurata risulta evidente quanto sminuire gli altri sia un modo per far risaltare la propria persona.
  6. Bisogno di mantenere i contatti. Chiedetevi quante relazioni non hanno alcuna base, se non quella di parlare male di qualcuno? In questi casi il pettegolezzo diventa uno strumento per mantenere alcuni tipi di rapporti.

Ci sarà sempre qualcuno pronto a criticarci, ma a noi sta la scelta di arrabbiarci, prendercela, evitare di fare alcune cose, modificarci o affrontarle, quando e se è il caso, o altamente fregarcene, lasciando che la maldicenza lì dove è nata muoia e continuare a vivere come riteniamo. Nella maggior parte dei casi, comunque, chi parla male ha bisogno solo di essere un po’ al centro dell’attenzione o attenuare la propria invidia, ad ogni modo la carta vincente è sempre meglio l’indifferenza.

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I segreti ben custoditi: quando il segreto rimane tale, la bocca è intelligente

Sai tenere un segreto (Istock Photos)

Per fortuna in questo mondo sempre più bugiardo, dove i pettegolezzi sono all’ordine del giorno e la parola data ormai conta ben poco (purtroppo), esistono ancora, e per fortuna, coloro che invece sanno tenere un segreto. Custodi di una confessione piccante o meno, non rivelano a nessuno, neanche sotto tortura ciò che l’amico gli ha appena confessato. Come si suol dire “muto come un pesce”. Ci sono segreti che, bel lungi dal creare problemi a noi stessi o alle altre persone, sono come preziosi tesori avvolti nel velo del silenzio. Non sappiamo molto bene il perché, ma ci sono cose che se venissero rivelate ad alta voce e alle persone sbagliate, perderebbero la loro brillantezza. La loro essenza unica e trascendente per il nostro essere. E questo lo sanno bene i “non pettegoli”, le persone tutte d’un pezzo che danno valore al segreto, che sanno cosa voglia dire mantenere la parola data. Coloro che tengono la bocca chiusa, insomma. Bisogna ricordare che i pettegolezzi si dissolvono solo quando giungono alle orecchie delle persone intelligenti. L’epidemia delle voci di corridoio termina solo quando, finalmente, queste giungono alle orecchie delle persone intelligenti, a quei cuori vaccinati che non rispondono né danno retta a ciò che non ha senso. Bisogna perciò sviluppare una maggiore consapevolezza del valore del segreto, ma anche della necessità che una parte di ciò che viviamo resti celata, nascosta, celata dentro di noi proprio come fosse un segreto. Del resto, come dice il filosofo Eraclito, “la trama nascosta è più potente di quella manifesta”.

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Come affrontare i pettegolezzi? Con il “triplo filtro” di Socrate

personalità Sai tenere un segreto? (Istock Photos)

I pettegolezzi sono una realtà piuttosto comune nella nostra vita quotidiana e, spesso, passano inosservati, non tanto per il contenuto, ma per il fatto di essere semplici “voci di corridoio”. Per spiegarvi bene come poter affrontare un ipotetico pettegolezzo e come riconoscere se davvero quello che stanno per raccontarvi sia un pettegolezzo bello e buono o semplicemente la verità, prendo in esempio il triplo filtro di Socrate. Cos’è? Un modo ideato dal filosofo greco per smascherare i pettegoli e i pettegolezzi, mettendo fine al vociferare inutile e senza senso. Perché non prendere esempio dai grandi che hanno fatto la storia dell’umanità?

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Un tale si avvicinò a Socrate per raccontargli qualcosa che riguardava uno dei suoi amici. Prima di ascoltarlo, Socrate decise di sottoporlo ad un piccolo esame, quello del triplo filtro. Il filosofo, infatti, decise di filtrare ciò che il conoscente gli avrebbe raccontato attraverso tre filtri diversi: il filtro della verità, il filtro della bontà e il filtro dell’utilità. A questo punto Socrate fece delle domande al conoscente collegate ciascuno ad un filtro.

  1. Filtro della verità: “Sei assolutamente sicuro che quello che mi stai per raccontare è vero?”
  2. Filtro della bontà: “Mi racconterai una cosa buona sul mio amico?”
  3. Filtro dell’utilità: “Quello che mi racconterai sul mio amico mi sarà utile?”.

Dopo che il conoscente-pettegolo ammise di non essere sicuro che quello che gli avrebbe raccontato fosse la verità, che non era una cosa buona e nemmeno utile, Socrate concluse chiedendo: “Allora, perché raccontarmelo?”. In conclusione, questo triplo filtro è una strategia utile da applicare per affrontare un pettegolezzo o una critica. Perché non prendere esempio e usarlo anche nella vita quotidiana per smascherare quegli odiosi pettegoli? D’altronde Socrate aveva ben altre cose a cui pensare che dar retta ai pettegolezzi. I pettegoli non conoscono la felicità; sono troppo occupati a camuffare i propri complessi di inferiorità con attività vane e superflue che affermino inutilmente la loro autostima.

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Dobbiamo essere sempre integri e trasparenti e non alimentare questi atteggiamenti, evitando il virus delle maldicenze. È necessario sapere anche che non è affatto semplice smontare un pettegolezzo: non sempre bastano le parole, a volte sono necessari fatti evidenti per dimostrare la maldicenza celata in un pettegolezzo. Ricordiamoci che in ogni organizzazione, famiglia, parenti (serpenti) o gruppo di compagni e amici ci sarà un “pettegolo ufficiale”, un amante delle chiacchiere. Quando udiamo una chiacchiera poco lusinghiera verso un nostro amico o conoscente agiamo in un sol modo: poniamo dei limiti al pettegolo, dichiarando la nostra lealtà e sincerità verso la verità.

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