Notre-Dame de Paris, la terribile profezia di Victor Hugo

Victor Hugo, scrittore che ha giocato un ruolo chiave nella ristrutturazione della cattedrale nel 19 ° secolo, nel suo romanzo Notre Dame de Paris del 1831 parlò di una “grande fiamma arrabbiata”, una premonizione di quello che sarebbe realmente accaduto?

Incendio Notre-Dame di Parigi (Fonte: Getty)

Oggi guardando le immagini di quel che resta di Notre-Dame de Paris, le parole di Victor Hugo fanno riflettere e venire i brividi, una terribile premonizione?

Victor Hugo probabilmente non sospettava che il monumento che tanto amava,“un edificio maestoso e sublime”, come lo amava definire lui, sarebbe stato distrutto da un incendio, 188 anni più tardi, il 15 aprile 2019. Tuttavia, alcuni passaggi del suo capolavoro lasciano spazio a tristi paralleli:

“Tutti gli occhi si erano alzati verso il sommo della chiesa, ciò che vedevano era straordinario. In cima alla galleria più elevata, più in alto del rosone centrale, c’era una grande fiamma che montava tra i due campanili, con turbini di scintille, una grande fiamma disordinata e furiosa di cui il vento a tratti portava via un limbo nel fumo. Sotto quella fiamma, sotto la cupola balaustrata in tagliata a trifogli di brace, due grondaie fatti a fauci di mostri vomitavano senza posa quella pioggia ardente il cui argenteo scroscio risaltava nell’ombra della facciata inferiore”

Qui lo scrittore in realtà non parlava di un incendio ma racconta una diversione del suonatore di campane, il gobbo Quasimodo, escogitata per distrarre i “truands”.

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Un incendio nel 1830

Nel 1830, un anno prima della pubblicazione di Notre Dame de Paris, l’arcivescovo adiacente la cattedrale era stato bersaglio di varie scorribande. Un fuoco era stato persino appiccato sulla facciata sud, dove si trovava una delle tre rosette iconiche. Hugo poi confidò i suoi timori: “mutilazioni vengono a loro da tutti i lati, dall’interno e dall’esterno”, scrisse nella prefazione al suo romanzo. Prima di aggiungere: “La chiesa stessa svanirà presto dalla terra”, ” Il tempo è cieco e l’uomo è stolto” ed ancora “Se avessimo il piacere di esaminare una ad una le diverse tracce di distruzione impresse sull’antica chiesa, quelle dovute al tempo sarebbero la minima parte, le peggiori sarebbero dovute agli uomini”.

Criticando il degrado della chiesa lo scrittore sperava di far partire i necessari restauri. Un grido che venne ascoltato nel luglio 1845, quando fu approvata una legge per il restauro della cattedrale.

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