Quando l’amore diventa unilaterale: dal rifiuto all’adorazione

rifiuto e amore unilaterale
Quando l’amore diventa unilaterale: dal rifiuto all’adorazione (Istock Photos)

Quando l’amore diventa unilaterale in una relazione: dal rifiuto all’adorazione, gli step che ci fanno capire se un amore può durare o è solo frutto della nostra fantasia

L’amore consumato dalla vita quotidiana, dalle incomprensioni, dai conflitti, scompare veramente, lasciando dietro di sé solo irritazione e rancore. Quando succede che l’amore diventa unilaterale? Come prima cosa, quando veniamo rifiutati. Le spiegazioni sono poche, si passa da un principio di innamoramento che, però, non si evolve allo stesso modo da ambedue le parti. In sostanza, uno dei due – di solito l’altro – si ferma molto prima, facendo rimanere l’altra persona in uno stato di attesa o mancanza di accettazione per un amore affievolito sul nascere. Il rifiuto è duro ad essere accettato, specie se si è, a lungo, sperato che quella persona fosse quella giusta per noi, la nostra dolce metà.

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L’amore che, però, si è spento senza odio, senza conflitti malvagi, senza strascichi rancorosi, può di certo, continuare come puro affetto. Mentre, l’amore che non è stato consumato, che è stato brutalmente stroncato perché uno dei due ha detto No mentre l’altro continuava ad amare, è un altro caso diverso. Infatti, questo tipo di amore ha una straordinaria tendenza a continuare, a prescindere dall’altro.  Perché? Le risposte sono davvero semplici e fanno riferimento a quella felicità intravista nella nostra mente. Ma spieghiamolo meglio.

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L’amore unilaterale: il rifiuto

il rifiuto di un amore
Quando l’amore diventa unilaterale: il rifiuto (Istock Photos)

In pratica, quando inizia lo stato nascente dell’innamoramento, quando si aprono le frontiere del possibile e intravediamo una vita luminosa e una felicità assoluta, perdere la persona amata, essere rifiutati è irreparabile ed intollerabile. Perché non è una persona concreta quella che perdi, ma la potenza creativa della vita, il suo soffio divino. Da innamorati, il nostro animo si è acceso di speranza, il mondo attorno si è illuminato e ci ha mostrato di avere pronta per noi una possibilità inimmaginabile di gioia e di felicità perpetua. Ci ha mostrato il volto profondo dell’essere dove tutto è perfezione, pienezza, divina semplicità. Allora, in tal caso, il rifiuto, l’abbandono, produce in noi una catastrofe emotiva e mentale. Come scrive Roland Barthes, “la catastrofe amorosa, si avvicina forse a ciò che, nel campo psicotico, è stata definita una situazione estrema, la quale è una situazione che il soggetto vive conscio del fatto che essa finirà per distruggerlo irrimediabilmente”.

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 Il mondo, dunque, la vita, l’esistenza stessa delle cose, perde il senso. Quel rifiuto ci appare incomprensibile ed impossibile. Questo anche se, all’inizio, quando stavamo per innamorarci, eravamo continuamente in forse o in dubbio, sfogliavamo la margherita e ci domandavamo in continuazione: “m’ama, non m’ama?”. Lo stato nascente dell’innamoramento non segue la logica del principio di non contraddizione. Noi siamo allo stesso tempo incerti e certi. Ci domandiamo con ansia crescente se mi amerà, eppure, nello stesso momento siamo interiormente convinti che “siamo fatti l’uno per l’altro”, che l’altro è la nostra metà mancante sin dall’origine dei tempi, l’altra metà della mela, come si suol dire.

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Questa misteriosa sicurezza, unita alla più totale incertezza, non deriva dal fatto che abbiamo qualche particolare qualità che ci rende desiderabili. No, ma dalla esperienza metafisica dello stato nascente. In pratica, la persona innamorata sente di avere un’affinità metafisica con l’amato, che il loro amore rientra nel piano dell’essere con estrema armonia.

Il rifiuto, perciò, appare una mostruosità, qualcosa in contrasto con le leggi della logica, della natura e della giustizia stessa. Allora, quando si presenta, appare assurdo. L’innamorato respinto ha l’impressione che la vita, l’universo, siano governati da forze folli o immorali, da una divinità impazzita. L’innamorato non vuol crederci, cerca l’amato, lo implora, lo scongiura. In alcuni casi, si rifiuta di ammettere la realtà e impazzisce.

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La maggior parte delle persone, invece, prende atto dell’inevitabile, anche se non può capirlo. Moltissimi pensano al suicidio. Altri, quando esiste un rivale, fantasticano di uccidere lui o la persona amata. Sono comunque frequenti i casi di omicidio-suicidio.

Altri, invece, perdono la fede, diventando atei. Altri ancora si incattiviscono e cercano di affermarsi con l’astuzia, la violenza. Altri ancora, si convincono che l’amore è impossibile, una illusione, una malattia mentale e si gettano sfrenatamente nella conquista sessuale, per dominare l’altro, oppure nella lotta per il potere.

C’è anche, chi dice a se stesso che l’innamoramento è una follia e perciò bisogna cercare solo un affetto solido fondato sul rispetto, sulla comprensione e l’aiuto reciproco, i figli. Un altro cambia freneticamente partner, fa la corte e va a letto con tutti quelli che riesce a sedurre, si scatena nel sesso. Ma, in questo ultimo caso, nel profondo dell’animo, gli resta il desiderio lancinante della persona perduta, l’unica che conti veramente. E questo desiderio dura e non si spegne. Può continuare a lungo, anche per anni o, a volte, per una vita intera. Solo in un caso si può spegnere: quando ci innamoriamo di un’altra persona e sorge, in noi, un altro stato nascente di innamoramento, così, il vecchio mondo scompare per lasciare posto ad uno nuovo.

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La perdita della persona di cui siamo totalmente innamorati non può essere paragonata alla perdita di una persona cara. Noi ricordiamo le persone care che abbiamo perso, cerchiamo di rivederle come quando erano con noi e, nel farlo, pur soffrendo, attenuiamo la nostra sofferenza. Alcuni le sentono persino vicino a sé. Altri parlano mentalmente con loro. Invece, chi è stato rifiutato non può ricordare senza soffrire in modo atroce. Il ricordo riattiva immediatamente il dolore, lo strazio del rifiuto. L’innamorato abbandonato, perciò, fa di tutto per tenere sepolto nell’oblio ciò che gli provocherebbe solo un’immensa sofferenza. Ma la sua mente ritorna inesorabilmente nel passato, ricorda, nonostante tutte le difese, che l’amore sarebbe stato possibile, anzi avrebbe dovuto essere possibile.

Il ricordo dell’amore deluso è sempre istantaneamente ricordo di qualcosa che avrebbe dovuto essere e non è stato. E quindi, è un urlo che emerge dall’abisso, un rifiuto, un no. e, contemporaneamente, una speranza, una attesa, una domanda. E se, allora, la persona amata dovesse ritornare, si fa viva, dimostra, se non amore appassionato, almeno tenerezza, confidenza, dolcezza, e amicizia? Allora, in quel caso, quell’amore strozzato può risvegliarsi, ritrovare, sia pur timidamente, la parola e un po’ di pace. Ma solo se è passato molto tempo, se non rischia di esplodere nuovamente andando incontro ad una nuova disfatta.

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Quando l’amore diventa adorazione

Esistono donne che restano innamorate a lungo di un personaggio importante, famoso, una star anche per anni, anche quando non sono ricambiate, anche se l’altro non è innamorato di loro. È la conseguenza della spinta che porta la donna a desiderare, amare, l’uomo che eccelle, il campione, la star, il capo. È il residuo ancestrale del desiderio di impossessarsi del seme pregiato di quella determinata persona. E se lui risponde al loro amore, se si incontrano sessualmente, se hanno una storia, anche breve esse, pur desiderando un amore esclusivo, non lo pretendono e fanno di tutto per non stancare con le proprie richieste, chi non vogliono perdere. Talvolta non sono neppure gelose. Per esempio, ci sono segretarie che restano innamorate del proprio capo a lungo, anche per anni, sapendo che lui è sposato e magari ha figli, che quando sono insieme – loro due – lui, parla della moglie, di altre amanti, magari, ma che con voi, condividono tensioni e lotte quotidiane. E che amano di un amore profondo che non diventa erotico solo se l’altro non lo fa diventare tale.

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Vi sono anche donne che restano innamorate, anche per tutta la vita, di un uomo sposato, talvolta perfino del marito della propria migliore amica a  cui vogliono bene, o della sorella. C’è chi fa solo fantasie erotiche, chi riesce a stabilire un legame sessuale che, ovviamente, tiene bene nascosto. Tutto questo sapendo benissimo che l’uomo continua ad amare l’altra, che non la lascerà mai. Lei si accontenta di essere l’amante che approfitta della opportunità che la vita gli offre di restare in intimità con chi, altrimenti non avrebbe mai. È felice di ciò che può raccogliere e vive i momenti di estasi che le sono concessi come un dono. Non si accontenta, intendiamoci bene, di una pura sessualità, vuol anche sentire che l’altro la desidera, le vuole bene, che ci sia, se non amore, tenerezza, apprezzamento e amicizia. Ma non chiede la reciprocità, l’esclusività. Il suo è un innamoramento unilaterale non ricambiato, che però dura, anche per tutta la vita.

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