Paola Taverna, M5S: vaccini? “Da piccola processione dal cugino malato”

Paola tavernaPaola Taverna spiega la sua posizione sulla questione vaccini illustrando le controversie abitudini legate alla sua infanzia.

Sta facendo il giro del web un filmato risalente allo scorso febbraio. Le immagini sono state girate a Santarcangelo di Romagna, nella provincia di Rimini, dove la Vicepresidente del Senato, Paola Taverna, si era recata per illustrare le sue posizioni sulla controversa questione dei vaccini obbligatori nelle scuole.
Il filmato risale oramai a circa sei mesi or sono ma il web sembra aver recentemente riscoperto un certo interesse verso queste immagini. Sarà forse per il loro contenuto vagamente sopra le righe? La scena di per sé è in realtà assai semplice: Paola Taverna che parla dinnanzi ha un pubblico assai partecipe e pronto a sostenere ogni singolo vocabolo dell’oratrice. A esser “sopra le righe” sono però proprio le parole di quest’ultima: decisamente non favorevole all’obbligatorietà dei vaccini nell’ambito scolastico, Paola Taverna esprime la propria posizione in modo alquanto “colorito”, portando come esempio alcune particolari “sane abitudini” (o almeno lei sembra ritenerle tali) della sua famiglia, quelle secondo le quali è stata cresciuta.

Paola Taverna: no ai vaccini, sì alle processioni dal cugino malato

Paola taverna

“Nessun bambino non vaccinato è un bambino malato. Un bambino non vaccinato è un bambino sano”
Così la Vicepresidente del Senato esprime le sue personali considerazioni sulla questione vaccini, tra il plauso generale della platea di Santarcangelo di Romagna.
I consensi raccolti però non dovevano evidentemente sembrare ancora sufficienti e così Paola Taverna ha deciso di condividere con la platea la propria esperienza personale, una storia legata alla sua infanzia che potesse far ben capire come a suo parere i vaccini non sono affatto uno step indispensabile nella crescita di un bambino.
“Io quando ero piccola, che poco poco c’avevo un cugino con una malattia esantematica, facevamo la processione a casa sua. Così tutti e sette i nipoti avevano la patologia. E se l’erano lavata dalle palle. Funzionava così all’epoca mia. Io sono cresciuta e ora ho 50 anni e sono vecchia. Mentre oggi pare che uno deve essere immune da tutto. Ok, ma lo posso almeno decidere io se e come immunizzarmi?”.
Metodologia un po’ particolare per l’immunizzazione dei più piccoli ma che, dato il commento di un’astante a suon di “tutti facevamo così”, a quanto pare era più diffusa di quanto si possa credere. E’ giusto però riproporla al giorno d’oggi, nel XXI secolo? A voi la risposta.

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