“Er cervello co’ le ali” la poesiain romanesco di Aurora, 10 anni, commuove raccontando che cosa sia la dislessia
Aurora, 10 anni, frequenta la quinta elementare della scuola “Giacomo Leopardi” di Roma ed è la vincitrice del 25° concorso di poesia dialettale organizzato dall’istituto comprensivo “Parco della Vittoria”, rivolto a tutti gli alunni di quinta elementare e delle scuole medie romane e della provincia.
La poesia che l’ha portata a trionfare su ben 400 opere in concorso si chiama Er cervello cò le ali e racconta in dialetto romanesco la dislessia, una delle neurodiversità – non una malattia, badate bene – delle quali non si conosce ancora tutto. Lo fa con la semplicità di una bambina di 10 anni che convive da sempre con questa situazione un po’ particolare ancora non pienamente compresa, lo fa con un pizzico di orgoglio e, cme ha detto la sua mamma, con la speranza “che la leggano soprattutto i bambini che prendono in giro i compagni dislessici”.
Proprio mamma Giorgia, socia della sezione romana dell’Associazione Italiana Dislessia, ha reso virali in pochi giorni i versi della figlia, pubblicandoli sulla pagina Facebook della stessa Associazione.
“Nel corso della cerimonia in Campidoglio – racconta Giorgia – Aurora temeva si fossero dimenticati di lei. Quando le hanno assegnato il primo premio assoluto invece è esplosa la gioia. Per noi è il coronamento di un lavoro svolto in sintonia con la scuola dopo la diagnosi. Siamo state fortunate, in Italia non sempre ci sono scuole così sensibili al tema. E quel premio ha un valore doppio: Aurora ha vinto partecipando a una selezione aperta a tutti, perché spesso i bambini come lei sono portati a chiedersi se sono diversi”.
Poesia in romanesco racconta la dislessia
“Con i giurati, giornalisti e docenti universitari, abbiamo letto 400 poesie. Quella di Aurora ci ha emozionati ed è quello che la poesia deve fare. Per questo ha vinto. Del resto lo ha già scritto lei: è una bambina “cor cervello cò le ali”
A raccontare così il primissimo impatto con i versi di Aurora è Roberta Geremia, insegnante e referente del progetto, che ha subito capito come dietro quei versi semplici, quella parole sincere, si celasse un messaggio profondo e importante, la volontà di far capire al mondo che cosa sia realmente la dislessia e come essa si concretizzi poi essenzialmente in uno scoglio in più da superare giorno dopo giorno.
Non una diversità, dunque, ma solo un grado in più di difficoltà che rende bambini come Aurora semplicemente molto più forti e coraggiosi della media. Dei vincitori nati insomma, proprio come la nostra Aurora: congratulazioni!
Er mio nome è dislessia
ma nun so’ ‘na malattia
se tu vedi un regazzino
che nun legge er riassuntino
che se conta poi se sbaglia
e se parla un po’ tartaglia
non je devi ride in faccia
non je devi di che è scemo
lui sta a fa na faticaccia
tutti noi lo aiuteremo
lui fa tanti sacrifici
e ha bisogno dell’amici
mo’ ve svelo un gran segreto
so’ ragazzi un po’ speciali
cor cervello co’ le ali