Verso il nuovo governo: settimana calda, chi sarà il premier?

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(TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

Sembra ancora lunga e in salita la strada verso il nuovo governo: settimana calda, ma Mattarella potrebbe anche conferire il mandato esplorativo, nonostante le divisioni nei partiti, chi sarà il premier?

Non si ferma l’iter per la nascita del nuovo esecutivo, dopo l’elezione dei presidenti delle due Camere. Sembra sempre più chiaro che – di fronte alle mancate scelte risolute dei partiti – spetterà al presidente Sergio Mattarella, che nei giorni scorsi ha avuto nuove consultazioni, trovare la quadra. Venerdì, infatti, il Capo dello Stato ha dovuto ribadire che “non ci sono progressi” rispetto alla nascita di un nuovo governo. Diverse sono ora le ipotesi in campo.

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Le scelte di Mattarella: a chi conferirà l’incarico

Non è da sottovalutare la possibilità di un mandato esplorativo conferito a una donna, e in questo caso in testa per la formazione del nuovo governo ci potesse essere la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. In alternativa, Mattarella potrebbe pensare al Presidente della Camera, Roberto Fico. Più difficile che la scelta ricada su un pre-incarico a uno tra Luigi Di Maio, poiché il Movimento 5 Stelle è risultato primo partito, e Matteo Salvini, leader della Lega, prima forza della coalizione di centrodestra, uscita vincente dal voto del 4 marzo. Le altre due ipotesi in campo sono il capogruppo della Lega, Gianluca Giorgetti, o una figura terza scelta direttamente da Mattarella che guidi un governo di scopo. La situazione è di stallo e lo ha ribadito anche il portavoce del Quirinale, Giovanni Grasso, nelle scorse ore, ma ha assicurato che la crisi siriana non determinerà alcun cambio di direzione: “Per quanto riguarda la crisi di governo non esiste nessuna accelerazione del presidente della Repubblica alla luce dei fatti siriani. Qui nessuno ha messo l’elmetto. Non voglio fare un comunicato di smentita soltanto perché è una notizia ridicola”.

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Chi è Roberto Fico, nuovo presidente della Camera

Le posizioni dei partiti: chi vogliono come presidente del Consiglio

Nel frattempo, all’interno dei singoli partiti, anche stamattina sembrano emergere poche novità. Approdato da poco nel Partito Democratico, il ministro uscente Carlo Calenda tiene a prendere posizione: “Il Pd non può restare immobile, deve farsi promotore di una proposta per uscire dallo stallo. Deve mettere sul banco l’idea di un governo di transizione sostenuto da tutte le forze politiche e parallelamente la formazione di una commissione bicamerale sulle riforme istituzionali”. Proposta, questa, che incontra le ritrosie della componente renziana all’interno del partito. Il senatore Dario Parrini osserva: “Non è il Pd a dover proporre la nascita di un governo appoggiato da tutti i partiti. In base ai risultati elettorali sono il primo partito e la prima coalizione ad avere il dovere di dire in tempi rapidi al Presidente della Repubblica e ai cittadini se sono o meno capaci di formare un esecutivo”.

Anche Matteo Salvini su un governo che coinvolga il Pd non vuole scendere ad alcun compromesso: “Io dialogo con tutti, ma l’unico punto fermo è che con il Pd non si può fare nulla. A Calenda dico, mamma mia! Un governo con chi ha approvato la Fornero o vuole gli immigrati che cosa potrebbe fare?”. Salvini ne ha anche per Luigi Di Maio: “Quello che Di Maio giudica un danno, il centrodestra unito, è quello che gli elettori hanno premiato col voto il 4 marzo: chiedo al MoVimento 5 stelle di avere rispetto per gli elettori”. Poi su una possibile alleanza larga tra centrodestra e Movimento 5 Stelle indica la via: “Come io dico che non esistono partiti pericolosi o elettori pericolosi chiedo che tutti gli altri facciano lo stesso”. In casa centrodestra, si fa sentire anche Roberto Maroni, che si augura che non ci sia rottura tra Salvini e Berlusconi: “Indebolirebbe il centrodestra in modi che sono imprevedibili e poi farebbe cadere le tante alleanze che Lega e Forza Italia hanno in tante regioni e comuni importanti. E quello sarebbe un altro terremoto per la politica italiana”. Poi lancia la sua di proposta: “Se fosse Di Maio a prendere l’iniziativa sulla base di tre punti programmatici da offrire al centrodestra: parlo di reddito di cittadinanza, flat tax e abolizione della legge Fornero. Penso che di fronte a questo il centrodestra non potrebbe tirarsi indietro”. Intanto, nel centrosinistra, Luigi Di Maio trova una sponda a sorpresa in Pierferdinando Casini, senatore ed ex presidente della Camera eletto nel collegio di Bologna lo scorso 4 marzo. Commentando la crisi siriana, Casini ha evidenziato: “Le dichiarazioni di Di Maio sulla Siria sono molto responsabili e fanno ben sperare”. Il dibattito, dunque, sembra ancora tutto aperto.

A cura di Gabriele Mastroleo

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