Raoul Bova dice la sua dopo la condanna

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Raoul Bova, dopo l’iniziale silenzio, ha deciso di dire la sua sulla condanna ad un anno e sei mesi in primo grado per reato fiscale. In un lungo post pubblicato sui suoi social, l’attore si è espresso con amarezza riguardo la decisione del Tribunale di Roma e il modo in cui i media lo hanno trattato.

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Raoul Bova, colpevole solo di non aver studiato economia

L’attore che, secondo l’accusa, è colpevole di aver ottenuto sgravi fiscali tramite il trasferimento di alcune cifre alla società che ne gestisce l’immagine, ha infatti tenuto a precisare che tale manovra gli era stata consigliata dal commercialista e che, successivamente, era stata considerata lecita da alcuni giudici Tributari di Roma. La sua unica colpa, quindi, sarebbe quella di non essersi laureato in Economia e Commercio e di non essere, pertanto, in grado di gestire da solo la propria contabilità. Una colpa che rischia di costargli circa un milione e mezzo di euro, per via degli interessi maturati negli anni. Un problema che l’attore spera venga risolto dai giudici dell’Appello. Speranza alla quale si aggiunge quella di tornare ad avere la credibilità di cui aveva goduto fino a prima di questo incidente. L’attore infatti ha accusato di aver visto calpestata la propria dignità anche e sopratutto dai media che non hanno perso tempo ad etichettarlo come un delinquente.

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A seguire il lungo post da lui scritto per commentare l’accaduto:

Il silenzio, in alcuni casi, suona come una condanna ed è per questo che voglio precisare alcuni fatti. È da anni che subisco continui controlli, sequestri preventivi, interrogatori e richieste di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, risultate e giudicate poi infondate. Preciso che ho sempre pagato il dovuto e non sono stato condannato per evasione fiscale (nè per altri reati), ma sono stato condannato in primo grado semplicemente a causa di un contratto che ho stipulato con la mia società di produzione che curava e gestiva, in assoluta trasparenza, la mia immagine: contratto lecito e utilizzato da moltissimi protagonisti del mondo dello spettacolo in Italia e all’estero. Il Tribunale penale di Roma ha ritenuto tale contratto, suggerito e gestito dal mio commercialista dell’epoca, illecito, mentre altri Giudici, quelli Tributari di Roma, lo hanno considerato a tutti gli effetti lecito e valido. Sono colpevole solo di non essermi laureato in Economia e Commercio e di non essere stato in grado di gestirmi da solo la contabilità. Mi sono affidato ad un professionista che ha operato, per quanto nelle mie conoscenze, in completa trasparenza. Vedremo quello che succederà nei prossimi gradi di giudizio. Spero che i giudici dell’Appello restituiranno spazio alla certezza del diritto. Così come spero che la mia dignità, ingiustamente trascurata e addirittura calpestata, ritorni ad avere il rispetto che merita anche da parte dei poteri mediatici, che mi hanno trattato come fossi un delinquente comune e un truffatore fiscale, coinvolgendo nel disonore la mia famiglia e provocando la rottura di miei importanti contratti pubblicitari. Malgrado tutto ho fiducia nella giustizia e attendo che i miei diritti e la mia immagine vengano ripristinati da una giusta sentenza nel rispetto dei tempi e delle regole.

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