Tacchi alti: la storia delle calzature più sexy di sempre

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Scomodi, spesso dolorosi ma, ammettiamolo, sempre bellissimi. I tacchi alti sono per molte donne una vera e propria mania, per altre una necessità, per altre ancora una tortura ma per tutto incarnano la seduzione, la femminilità e il fascino di una vita in rosa.

I tacchi alti parlano di noi donne e, nell’immaginario collettivo, sono legate a doppio filo all’universo femminile. Ma è sempre stato così? La storia di queste calzature è in realtà assai più complessa. Oggi la ripercorriamo insieme.

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La storia dei tacchi alti

La prima tappa di questa lunghissima storia è in Egitto, nell’antico Egitto, dove le scarpe dal fondo più alto venivano indossate per i rituali religiosi. Queste lontane antenate dei tacchi erano in realtà scarpe piatte con la suola rialzata: la loro funzione ad oggi non è molto chiara ma si pensa servissero per avvicinare i fedeli agli dei.

Nell’antica Grecia invece i tacchi alti erano noti come Coturni, calzature simili a stivaletti, realizzate con strisce di cuoio intrecciate e rialzate con una sorta di zeppa in legno o sughero. Simili scarpe venivano utilizzate dagli attori nei teatri, così che il pubblico potesse individuare più facilmente il personaggio: più alte erano le scarpe più elevato era il grado sociale del personaggio che le indossava.

La correlazione dei tacchi con l’universo femminile arriva però solo nel XV secolo quando fanno la loro comparsa le Chopine. Si tratta di calzature estremamente alte e scomode nate però non come vere e proprie scarpe ma come protezione di quelle che erano le calzature principali. Spesso queste ultime erano infatti realizzate in materiali tanto pregiati quanto delicati, come la seta, che certo non potevano venire a contatto con il fango e lo sporco delle strade. Il loro successo però, soprattutto in Europa, fu scarso: la Francia addirittura rese le Chopine illegali, viste come calzature distintive delle prostitute.

Nel XVI seoclo furono i Persiani a render celebri le scarpe con il tacco, viste però come calzature strettamente maschili e rilegate a contesti battaglieri. Simili modelli erano infatti usate dai cavalieri per avere maggior presa sulle staffe durante una battagia.

Fu poi Caterina de’ Medici a aprire simili scarpe all’universo femminile. Sposa a soli 14 anni, utilizzò i tacchi per apparire più alta, e dunque più grande, il giorno delle sue nozze.

Nel XVII seclo fu però ancora una volta un uomo a render famosi i tacchi. Il Re Sole, Luigi XIV, ne era un gran fan, a tal punto da pretendere che la sua corte li tingesse di rosso così come usava fare lui, tramutandoli in segno distintivo della nobiltà. Proprio per questo nel secolo successivo la rivoluzione francese li bandì, bollandoli come emblema di un passato aristocratico da cancellare.

La Rivoluzione industriale fece poi risorgere i tacchi durante l’età vittoriana e nel XIX secolo hanno iniziato ad esser considerati simbolo di femminilità e seduzione. La nascente fotografia erotica proponeva infatti modelle con tacchi alti, così come accadde poi durante il secondo conflitto mondiale con le celebri pin up.

Un vero anno svolta fu però il 1954 quando Roger Vivier inventò, per la maison Dior lo stiletto. Il nome deriva proprio dall’omonimo pugnale di cui riprende la forma e la storia della moda non se ne sarebbe più liberata.

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Oggi i tacchi sono parte della nostra quotidianità, perfetti per ogni occasione e perdutamente legati all’universo femminile ma, come avete visto, la loro storia è ben più complessa.

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