Veterinaria iraniana bloccata in Costa Rica dall’ordine esecutivo di Donald Trump

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Hamaseh Tayari è nata in Iran, cresciuta in Italia e si è poi trasferita a Glasgow per completare gli studi e diventare veterinaria. I suoi documenti parlano chiaro: passaporto della Repubblica Islamica dell’Iran e permesso di soggiorno permanente europeo, la classica figlia della diaspora iraniana post-rivoluzione khomeinista, con radici nel vecchio mondo arabo e cultura  occidentale. Un’intera vita trascorsa in Europa non è però bastata a Hamaseh per non essere considerata un pericolo, per evitare l’offesa di venir additata come possibile terrorista e sentirsi dire “il tuo ragazzo può salire sull’aereo, tu no”.

Oggi vi raccontiamo la storia di Hamaseh Tayari, la veterinaria iraniana la cui vita si è maluguratamente intrecciata con quella del neopresidente americano Donald Trump.

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Hamaseh Tayari bloccata in Costa Rica dal Bando di Donald Trump

Quando Hamaseh e il suo fidanzato hanno deciso di concedersi una vacanza in Costa Rica non è certo stato un problema reperire i documenti necessari per la partenza: i visti di transito per gli Usa, necessari per fare scalo all’aeroporto di New York prima di ripartire per la meta finale, erano arrivati sneza problemi, peccato però che durante la permanenza dei Ragazzi in Costa Rica qualcosa sia cambiato. E arrivata la firma di Donald Trump sull’ordine esecutivo circa l’arrivo di cittadini musulmani negli Stati Uniti.

Il documento sospende per 120 giorni il programma di accoglienza rifugiati e vieta l’arrivo negli USA di cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana, Iraq, Iran, Siria, Libia, Yemen, Somalia e Sudan. A nulla sono valse finora le numerose proteste dei cittadini americani e anche di molti governatori che giudicano il provvedimento anticostituzionale: il bando è andato avanti con conseguenti disagi pernumerose persone e famigli. Tra costoro c’era anche Hamaseh Tayari.

La ragazza, arrivata all’aeroporto di San José il 28 gennaio, si è sentita dire che per lei era impossibile salire sul volo di ritorno per la Scozia, causa scalo in quel di New York, città tabù per lei che viaggia con passaporto iraniano.

Mi sono sentita fallita come essere umano – dice – Poi ho percepito la forte discriminazione. Ho pensato ‘beh, io e gli altri cittadini delle Nazioni ‘nemiche’ siamo in balia delle decisioni di un pazzo’

Nulla però hanno potuto le lacrime della giovane veterinaria e i tentavi del fidanzato, inclusa una inutile telefonata all’ambasciata italiana: quel volo era off limits, oltre che non rimborsabile. I due hanno così dovuto spendere altre 2.600 sterline, circa 3 mila euro, per salire su un volo con scalo a Madrid e tornare finalmente a Glasgow, lontano da quell’America oramai inaccessibile.

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 Una storia spaicevole, certo, ma in fin dei conti a lieto fine quella di Hamaseh, ma sarà così per tutti? Quanti altri dovranno sentirsi discriminati e magari si dovranno sentri respinti da un Paese che considerano casa?

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