Dal controllo dell’altro al controllo di sè

Controllo e autocontrollo: quale la differenza? Come impara il bambino entrambe queste funzioni? Ce lo spiega la nostra psicologa di fiducia, Teresa Benedetti.

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Il passaggio dal controllo esterno all’autocontrollo rappresenta un punto fondamentale della vita del bambino, e dipende dallo sviluppo di determinati prerequisiti cognitivi e dal sostegno ed alla vicinanza dei genitori e adulti di riferimento. E’ solo attraverso un’iniziale dipendenza dagli altri che il piccolo può con il tempo sviluppar una propria autonomia.

Durante i primi anni di vita i bambini passato attraverso una serie di fasi in cui affrontano specifiche prove evolutive che devono essere superate per acquisire un certo tipo di controllo del proprio comportamento.

Durante i primi due mesi è compito del genitore salvaguardare il proprio bambino da tutti quegli stimoli eccessivamente forti che potrebbero comportare una eccessiva stimolazione sensoriale. Successivamente, nel periodo che va deai 3 ai 9 mesi, il bambino impara ad adattare il proprio comportamento alle circostanze esterne ad esempio raggiungere gli oggetti ed afferrarli. Questo comportamento prende il nome di modulazione perché non è né conscio né intenzionale. Il controllo volontario compare solo alla fine del primo anno di vita, ed è in questo momento che il bambino diventa capace di rispettare gli ordini. L’obbedienza però è ancora legata alla presenza dell’adulto: il piccolo non è ancora in grado di interiorizzare gli ordini. Questa capacità compare intorno ai 2 anni, quandodiventa capace di rispettare le istruzioni del caregiver in modo autonomo. Diventeranno stabili dai 3 anni in poi.

Teresa Benedetti

teresabenedetti@yahoo.it

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