LIBRI: Intervista esclusiva a Simona Redana, autrice di “Keep calm e diventa mamma”

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Keep calm e diventa mamma è il libro che racconta la maternità in modo divertente e inedito ed è scritto da una mamma molto conosciuta in rete.

 

Stiamo parlando di Simona Redana, la famosa mamma blogger di Una mamma in più.

 

Per saperne di più, l’abbiamo intervistata ed ecco cosa ci ha rivelato…

 

Come è nata l’idea del libro Keep calm e diventa mamma?

 

Come tutte le buone idee è saltata fuori per caso, durante una conversazione con quella che sarebbe diventata la mia editrice. Si tratta di una trasposizione letteraria del mio blog che, racchiuso in un ebook, risulta decisamente più comodo da leggere nei momenti liberi o quando internet non è disponibile. L’idea, inoltre, era di dare la possibilità di leggere la mia storia anche a chi non mi avesse seguito fin dagli esordi.

 

Per le future mamme: qual è la bellezza della gravidanza e gli aspetti più negativi?

 

Nel mio blog e nel mio libro sono molto sincera al riguardo: per me, l’unico aspetto positivo della mia gravidanza è stato il fatto che mi abbia reso mamma di Emma. Ma sinceramente il passaggio della gravidanza me lo sarei volentieri risparmiato. Ci sono donne che sognano il pancione fin da piccole, che quando sono incinte camminano tre metri sopra il cielo e si sentono più belle e realizzate. E poi ci sono quelle come me, che semplicemente… non sono fatte per la gravidanza. Il che non significa che non saranno poi delle ottime madri, sia chiaro. Il fatto che avessi il coraggio di ammettere che a me la gravidanza facesse schifo mi ha fatto guadagnare tante lettrici che non si sentivano rappresentate dall’immagine aulica e color pastello della madre che accarezza dolcemente il suo pancione in un prato fiorito. Io e le mie lettrici ci siamo fatte del bene a vicenda: non sentirsi sole, soprattutto in un momento delicato come la gestazione, è fondamentale.

 

Il testo è corredato dalle simpatiche illustrazioni di Silvia Lonardo che fanno da sfondo all’esilarante racconto sulla maternità. Andando a memoria, quale sono state le esperienze più romantiche e quelle più difficili che ti sono capitate durante la gravidanza?

 

Romantiche? Lo chiedi a me? A me?! Devo proprio scavare nei meandri della mia memoria per trovarne qualcuna. Le ecografie, sicuramente. Non avevo le pupille a cuoricino e non trovavo delizioso il suo nasino (anche perché sinceramente il nasino non l’ho mai visto, ho sempre finto di capire cosa vedessi in quelle macchie bianche e nere) ma erano i pochi momenti in cui mi rendevo conto che dentro di me stava crescendo una persona e non una specie di alieno malefico che passava le giornate a saltellare sulla mia vescica. Non si può dire che le visite dalla ginecologa fossero momenti romantici ma erano sicuramente importanti. Anche perché, avendo continuato a lavorare fino a due ore prima della nascita di Emma, non avevo molti momenti da dedicare a lei. Mai stata in un prato fiorito a carezzare il pancione e a immaginarmi il suo faccino. I momenti difficili? Se hai un paio di giorni a disposizione ne possiamo parlare. Scherzi a parte, soffrendo fin da piccola di tocofobia (paura del parto), il primo momento difficile è stato accettare quelle due lineette sul test di gravidanza. Emma è stata voluta e cercata, ma quando ho realizzato che sarebbe davvero arrivata (e soprattutto COME sarebbe arrivata) sono andata nel panico. Poi ci sono stati i 4 mesi di nausee, che per una che ha sempre detestato vomitare non sono state facili. E poi la sciatica, i dolori continui, le coliche renali, la minaccia di un parto pretermine, il mio corpo che cambiava forma e in cui non mi riconoscevo più. E poi, beh, il parto.

 

Dal blog al libro… tuo marito e tua figlia sono inevitabilmente al centro delle tue rocambolesche avventure… lo sanno? Che ne pensano? E la piccola Emma sa di essere diventata una blog star?

 

Mio marito sa a mala pena che ho un blog. Faccio 5 o 6 lavori contemporaneamente per riuscire ad arrivare a fine mese e ormai lui ha perso il conto di tutte le mie attività. A volte lo perdo pure io, figuriamoci lui. Emma ha 4 anni e non sa del blog o del libro ma è decisamente egocentrica: ama scattarsi i selfie, esibirsi e mettere in scena i suoi spettacoli per amici e parenti. Quando scoprirà di essere la protagonista di un libro ne sarà sicuramente entusiasta.

 

L’autoironia in gravidanza aiuta? Se sì, come?

 

Quando ti ritrovi a camminare come una papera al nono mese di gravidanza, l’autoironia è l’unica arma a tua disposizione. La bellezza non è mai stata il mio forte, quindi io ero già campionessa nazionale di autoironia e non ho avuto molte difficoltà a descrivere in modo divertente quei nove mesi di vita. È l’aspetto più apprezzato del mio blog e del mio libro.

 

Un messaggio per le tue lettrici?

 

Come al solito, leggendo la prima parte delle mie interviste, dei miei post e del mio libro si ha sempre l’impressione che io sia solo una madredegenere. “Perché fare un figlio allora?”, vorrebbero chiedermi tutte. Beh, perché nonostante non fossi una grande fan della gravidanza, mamma lo sono diventata eccome. Quando è nata Emma ho scoperto che per 29 anni di vita avevo utilizzato e riutilizzato solo un pezzettino del mio cuore, e che ce n’era un’altra bella fetta abbondante inutilizzata, nuova di zecca, ancora incellophanata e con l’etichetta del prezzo. E quella fetta se l’è presa tutta Emma.
Pochi giorni dopo il parto, mentre la osservavo dormire, un pensiero mi ha sfiorato. Ancora mezza dolorante mi sono trascinata al computer e ho scritto sul mio blog una frase che in poche settimane ha fatto il giro del mondo. Una frase che per colpa di qualche distrattone che ha deciso di condividerla senza citarmi, oggi viene attribuita a un generico Anonimo:
“Il parto è l’unico appuntamento al buio in cui puoi essere certa di trovare l’amore della tua vita”.
È una frase che dedico alle mamme come me, a quelle che non hanno fatto salti di gioia osservando la seconda linea del test farsi sempre più evidente, a quelle che non hanno mai guardato alla gravidanza (tantomeno alla propria) con occhi sognanti, a quelle che non hanno amato il loro bambino da subito ma che anzi, mentre quest’ultimo le prendeva a calci dall’interno, sentivano quasi di odiarlo quell’essere estraneo che provocava loro solo dolore e stanchezza, che le faceva sentire diverse, deboli e sole. Quelle mamme, insomma, che non sono diventate mamme fino a quando non lo sono effettivamente diventate. Quelle che sono state travolte dall’amore come un fiume in piena, all’improvviso e inaspettatamente, quando ormai avevano perso le speranze e si erano auto-etichettate come pessime madri. Perché madri si diventa. E attenzione, a volte nemmeno subito. Un po’ come durante un primo appuntamento al buio, no? A volte un primo appuntamento può persino essere deludente. Ma che si tratti di un colpo di fulmine in stile film rosa o di un lungo e tortuoso innamoramento, alla fine lui, l’Amore, arriva.
E quindi sì, il parto è l’unico appuntamento al buio in cui puoi essere certa di trovare l’amore della tua vita, ma parlo appunto di “trovare”, di incontrare. Da qui a innamorarsi la strada può essere più o meno lunga. L’importante è affrontare questo incontro – e se possibile l’intera gravidanza – con la consapevolezza che alla fine del percorso ci attenderà in ogni caso il Primo Premio. Anche se la gara è durata più del previsto, anche se, come me, l’avete fatta zoppicando e imprecando e dubitando delle vostre potenzialità. Vi posso promettere una cosa: una volta arrivate al traguardo vi chiederete soltanto “Perché non l’ho fatto prima?”.

 

Silvia Casini

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