Brexit: le conseguenze per il Regno Unito dopo l’addio alla Ue

Brexit: il Regno Unito ha votato per l’uscita dall’Unione Europea nel referendum del 23 giugno. I particolari da CheDonna.it

(LEON NEAL/AFP/Getty Images)
(LEON NEAL/AFP/Getty Images)

Il popolo ha deciso: Regno Unito fuori dall’Unione Europea dopo 43 anni e dopo un referendum che nel 1975 aveva invece confermato la volontà di restare in quella che all’epoca si chiamava ancora Comunità economica europea. Il giorno dopo il voto l’Europa si è risvegliata in stato di shock. I sondaggi degli ultimi giorni e anche le previsioni degli exit poll uscite alla chiusura dei seggi davano in vantaggio il “remain”, il voto a favore per la permanenza nella Ue. Lo scrutinio, però, ha dato un responso diverso: i favorevoli all’uscita dalla Ue, i Brexit, hanno vinto con il 52% dei voti, mentre i contrari si sono fermati al 48%. Ne è risultato comunque un Paese spaccato a metà. Con un voto frammentato anche geograficamente. Se Inghilterra e Galles, soprattutto nelle zone rurali, hanno votato per lasciare, Londra e la sua area metropolitana, ma anche Scozia e Irlanda del Nord hanno scelto di rimanere. L’altra spaccatura riguarda il voto generazionale. A favore del “leave” hanno votato soprattutto gli anziani, mentre i giovani hanno espresso la loro preferenza per rimanere nella Ue. La Brexit inciderà soprattutto sul futuro dei giovani e delle generazioni che verranno dopo.

Il giorno dopo il voto, sui mercati è stato uno shock: le borse sono crollate e la sterlina ha toccato il minimo storico in 30 anni. Un vero e proprio tracollo finanziario che non si vedeva dal 2008 all’epoca della crisi bancaria partita dagli Usa con il fallimento di Lehman Brothers. Per diversi giorni continuerà l’instabilità sui mercati. Per evitare incertezze e ulteriori instabilità, i leader dell’Unione Europea, il presidente della Commissione Juncker e quello dell’Europarlamento Schulz hanno sottolineato che il negoziato per il distacco del Regno Unito dall’Unione Europea dovrà partire subito, anche se per completare il processo ci vorranno almeno due anni. Secondo i tecnici della Ue un negoziato troppo lungo con la Gran Bretagna spingerebbe paralizzerebbe l’economia del continente.

“Ci aspettiamo che il governo del Regno Unito dia effetto alla decisione del popolo britannico al più presto possibile, per quanto doloroso potrà essere il processo”.

Hanno affermato in una dichiarazione congiunta i vertici della Ue: il presidente della Commissione europea, Jean-claude Jucnker, quello del Parlamento europeo Martin Schulz, quello del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier olandese Mark Rutte, presidente di turno dell’Unione europea. Lunedì prossimo a Berlino si incontreranno Angela Merkel, Francois Hollande e Matteo Renzi, per discutere le prossime mosse e le misure da prendere

Brexit le conseguenze per il Regno Unito

Le conseguenze dell’uscita dall’Unione europea saranno molto pesanti per il Regno Unito. Quelle immediate sono sul piano finanziario: crollo della borsa e svalutazione della sterlina. Intanto l’agenzia di rating Moody’s ha tagliato il rating del Regno Unito da “stabile” a “negativo”, il che significa che le prospettive per il futuro del Paese sono incerte. Una instabilità che allontanerà i finanziamenti esteri dal Regno Unito. Mentre diverse grandi aziende e banche potrebbero trasferire le loro sedi altrove. Morgan Stanley ha già annunciato di essere pronta a trasferire 2mila dipendenti in Irlanda. Questo causerà una forte perdita di posti di lavoro nel Regno Unito.

Tracollo finanziario, svalutazione della sterlina, perdita di finanziamenti dall’estero, perdita di posti di lavoro e alla fine calo del Pil. Un impoverimento generale, insomma. Riuscirà la Gran Bretagna isolata a ricostruire una sua economia fuori dall’Unione europea?

Con l’uscita dal mercato comune europeo, dovuta all’uscita dalla Ue, le aziende britanniche e i consumatori saranno penalizzati dalla reintroduzione dei dazi doganali. Per le aziende britanniche importare i loro beni e servizi nella Ue sarà più costoso, ma anche per le aziende europee, pensiamo a quelle italiane della moda e dell’agroalimentare.

Gli studenti britannici non potranno più beneficiare del programma di scambi Erasmus. O forse potranno farlo come accade per alcuni Paesi che non fanno parte della Ue, ma sono ammessi al programma Erasmus, come Turchia, Norvegia o Lichtenstein eccc. Ma è chiaro che non sarà più come avvenuto finora. Ci saranno molte meno borse di studio e con più limitazioni.

Insomma se per l’Europa è uno shock, le conseguenze per i britannici saranno molto più dure soprattutto per i più giovani che vogliano studiare, viaggiare e lavorare negli altri Paesi europei. Da questo momento, infatti, saranno degli extracomunitari.

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