Rifiuto del neonato, perché avviene?

Angosce e paure possono portare una neo-mamma al rifiuto del neonato. Una situazione che si verifica raramente, ma può succedere.

Il rifiuto del neonato, come avviene?

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Durante i nove mesi di gravidanza una mamma vede crescere il suo grembo e sa che all’interno di esso c’è una creaturina, che settimana dopo settimana cresce, si sviluppa. Ovviamente, parte l’immaginazione ed insieme ad essa fantasie su come sarà. Ci si crea un’immagine di una personcina perfetta, si fanno progetti sul futuro.

Poi, quando nasce, c’è un passaggio alla realtà che può non rispecchiare tutto ciò che per nove mesi è stato immaginato. Semplicemente, la realtà è ben diversa da tutto quello che si era pensato, anche il quadretto familiare che si era formato nella testa diverge da ciò che poi si presenta una volta tornati a casa dalla degenza in ospedale. Questo può succedere soprattutto quando il parto è stato traumatico, il travaglio è stato lungo o prematuro, un parto cesareo d’urgenza. Quando si presentano difficoltà nell’allattamento oppure se il nascituro ha qualche problema. Tutti aspetti negativi che possono influire sull’umore della neo-mamma che può iniziare a sviluppare sentimenti contrastanti fino al rifiuto del neonato.

Il fatto è che anche la mamma ha bisogno di tempo per adattarsi alla nuova situazione. La nascita di un bambino stravolge la vita e alcuni cambiamenti sono conseguenti a questo pur sempre lieto evento. La stanchezza fisica, lo stress, le notti in bianco, nuove abitudini, sono tutti fattori che possono influire a livello psico-fisico a tal punto che si innesca il meccanismo di rifiuto del neonato.

Ci vuole sostegno e appoggio, ma non soltanto morale, ma anche nel senso pratico. Aiutare la neo-mamma nelle cose pratiche, come prendersi cura del neonato, nei mestieri di casa, cosicché la donna possa pian piano entrare nei panni di una mamma per affrontare serenamente il suo nuovo stato e così farla sentire anche meno in colpa perché ha un rifiuto del neonato.

rifiuto3Quali sono i sintomi?

I sintomi che elenchiamo si presentano dopo 2/4 giorni dal parto e possono perdurare per qualche settimana:

  • scarso interesse nella cura del neonato
  • iper-sensibilità e iper-irritabilità
  • sensi di colpa per non voler accudire il piccolo
  • tristezza ingiustificata
  • scarso desiderio di comunicare
  • solitudine
  • pianto improvviso e immotivato

Si può prevenire il rifiuto del neonato?

La futura mamma ha bisogno di sapere fin da subito di non essere sola, ma che ha dei punti di riferimento e delle persone alle quale rivolgersi in caso di difficoltà. Questo è un aspetto molto importante. Già durante i nove mesi di gravidanza, va sostenuta, aiutata anche a prepararsi al ruolo di mamma, così da accettarlo più facilmente una volta nato il bambino. Vale anche e soprattutto per donne che presentano dei fattori di rischio, come l’età (inferiore ai 16 anni, superiore ai 35) oppure un avvenimento che potrebbe averle causato un trauma.

Se la situazione non si risolve dopo qualche settimana, allora bisogna prendere in seria considerazione che ci si ritrova di fronte ad una possibile depressione post-parto.

Ecco quali sono i sintomi:

  • stato negativo che si protrae dopo il primo mese dal parto
  • poca autostima
  • rifiuto totale del neonato
  • pianto continuo
  • pensieri negativi, neri
  • timore di far del male a se stessa o al neonato
  • insonnia
  • irritabilità permanente
  • solitudine
  • rifiuto di comunicare e parlare di cosa si sente

Nel caso in cui si verifichino uno o più sintomi di quelli elencati, allora è bene rivolgersi subito ad uno specialista per trovare nell’immediato un valido sostegno psicologico per poter vivere serenamente il ruolo di madre

Fonte: mammaoggi.it

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