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Bernie Sanders (George Frey/Getty Images)
Bernie Sanders (George Frey/Getty Images)

Bernie Sanders guasta ancora una volta la festa a Hillary Clinton e le fa rinviare la nomination alle elezioni presidenziali Usa di novembre. Alle primarie del partito democratico che si sono tenute ieri in Oregon e Kentucky, il candidato indipendente di orientamento socialista ha battuto, anche se di misura, la Clinton nel primo Stato mentre le ha tenuto testa nel secondo. Alla fine, nell’assegnazione dei delegati, ovvero dei voti per la nomination alla convention democratica che eleggerà il candidato che correrà per la Casa Bianca, non ci sono grosse differenze tra i due: Sanders ha ottenuto 28 delegati in Oregon contro i 24 della Clinton, mentre in Kentucky ne hanno presi entrambi 27. Il che non sposta il grande vantaggio che la Clinton ha su Sanders (2.291 delegati contro 1.528), ma di sicuro le fa soffrire la nomination. A Hillary mancano solo 92 delegati per ottenere la maggioranza necessaria per la nomination. Ci sono poi i cosiddetti “superdelegati”, ovvero quei delegati che votano alla convention senza essere stati eletti alle primarie e che possono scegliere in maniera indipendente per chi votare. Tra di loro ci sono Presidenti e Vicepresidenti, in carica e passati, come Barack Obama e Bill Clinton, ma anche senatori e deputati. In tutto sono 712 superdelegati, che possono annunciare il loro sostegno a uno dei candidati in un qualsiasi momento della corsa e possono essere decisivi nelle convention molto combattute. Non sembra però essere questo il caso, con l’establishment democratico tutto dalla parte della Clinton, che può già contare su 524 delegati schierati al suo fianco, contro i 40 di Sanders. I numeri dunque sono tutti a favore di Hillary.

Diversa invece è la situazione nel Partito Repubblicano, dove la candidatura indipendente di Donald Trump, che si è pagato la campagna elettorale con i suoi soldi, è fortemente osteggiata dall’establishment e la convention del partito potrebbe essere molto contrastata e riservare colpi di scena. Ieri i repubblicani hanno votato per le primarie in Oregon e anche in questo caso il dominio di Trump è stato assoluto, anche perché gli altri sfidanti si sono ritirati dalle primarie. Trump ha ora 1.161 delegati e per la nomination gliene mancano solo 76.

IL 24 maggio i repubblicani votano per le primarie nello Stato di Washington, mentre il 7 giugno prossimo è in programma l’ultimo Super Martedì, sia per repubblicani che per democratici, in cui andranno al voto gli Stati di California, Montana, New Jersey, New Mexico, North Dakota e South Dakota. Infine i democratici voteranno nella capitale Washington DC il 14 giugno e le primarie saranno terminate.

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