Massimo Bossetti e la sconcertante lettera

Massimo Bossetti ha scritto una lettera alla madre a alla sorella che sta facendo grande scalpore. Tutti i particolari da CheDonna.it.

Massimo Bossetti
Massimo Bossetti

In attesa che il Pubblico Ministero Letizia Ruggeri chieda la condanna nei suoi confronti, a conclusione della lunga lettura della requisitoria al processo per l’uccisione di Yara Gambirasio, iniziata nell’udienza di venerdì scorso e che riprenderà domani, mercoledì 18 maggio, con la formalizzazione ufficiale della pena richiesta – molto probabilmente l’ergastolo – Massimo Bossetti, il muratore di Mapello (Bergamo) si prepara al peggio e alla madre Ester e alla sorella gemella Laura ha scritto una lettera che i giornali stanno pubblicando in queste ore.

“Mamma e Laura – scrive Massimo Bossetti -, io so che la farò finita qui dentro, perché non posso accettare tutto quello che ho combinato a Marita e me lo merito davvero per quello che ho fatto“.

Il riferimento del muratore non è all’omicidio di Yara, per il quale si è sempre dichiarato innocente, ma alle lettere a luci rosse che Bossetti ha inviato nel carcere ad una detenuta

“Sto continuando nel combattere per i figli – continua Bossetti – ma non so fino a quanto ci riuscirò. Per quello che ho combinato a Marita non riesco più a darmi pace. La mia situazione familiare l’ho compromessa, ho combinato tutto un casino per una detenuta che neppure conosco e mai vista, quando Marita fino a oggi è sempre stata vicina. Capite come questo inferno ti può rovinare su tutto”.

Bossetti è dunque pentito della sua condotta in carcere e addolorato per la moglie che dal giorno del suo arresto, nel giugno del 2014, gli è sempre stata a fianco.

“Mi auguro solo che un giorno mi possa svegliare accanto a papà (Giovanni Bossetti, deceduto nei mesi scorsi ndr) e non dover più soffrire per niente”.

Conclude Massimo Bossetti. Domani il Pm formalizzera la richiesta di condanna nei suoi confronti dopo averlo accusato durante la requisitoria di aver seviziato Yara e averla lasciata morire di una lenta agonia.

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